Il Tribunale del Riesame di Palermo ha disposto la cattura di Giuseppe De Rubeis, 29 anni, detto “u tubista”, empedoclino coinvolto pesantemente nel delitto di Giuseppe Adorno, giovane manovale scomparso il 24 agosto 2009 e rinvenuto cadavere il 3 settembre successivo nelle campagne circostanti di Agrigento. La nuova vicenda sviluppatasi nella massima discrezione annovera tra le sue carte la riapertura delle indagini sul delitto Adorno, una nuova misura cautelare in carcere richiesta dal procuratore aggiunto, Ignazio Fonzo e dal sostituto procuratore, Giacomo Forte, il rigetto del provvedimento di cattura ad opera del Gip del Tribunale di Agrigento, Alberto Davico datato 12 dicembre 2011, l’appello della Procura e l’accoglimento del ricorso da parte del Tribunale del Riesame. In quattro parole è stata racchiusa una vicenda che ancora oggi sembra destinata a riservare sorprese su sorprese. Con l’accoglimento della richiesta dei Pubblici ministeri, il Tribunale del riesame ha scritto una nuova pagina giudiziaria sull’efferato delitto di Porto Empedocle. Oggi, dopo diverse e discordanti risultanze investigative, per l’omicidio Adorno c’è un sospettato su tutti: Giuseppe De Rubeis le cui condotte, nell’immediatezze dei fatti sono state connotate da gravi anomalie avendo il giovane ripetutamente mentito all’autorità giudiziaria, tentato di depistare le indagini, accusato ingiustamente Gerlando Distefano, Giuseppe Distefano, Giovanni Distefano, nonché Giuseppe Filippazzo, e tentato ripetutamente di crearsi un falso alibi. Il movente del delitto, alla luce delle nuove investigazioni sarebbe da ricercare in sue fattispecie specifiche: i contrasti di natura economica tra De Rubeis e Adorno; la gelosia viscerale dell’indagato nei confronti della moglie. A pagina tre vi spieghiamo nel dettaglio ciò che è avvenuto in questi mesi.
Sempre a pagina tre sviluppiamo, con taglio tutto agrigentino, gli esiti dell’inchiesta “Grande vallone” che l’altro giorno ha prodotto un supplemento di novità con l’arresto di Ambrogio Vario, Antonio Calogero Grizzanti e Salvatore Pirrello, tutti ritenuti boss di Campofranco e Sutera, in stretto collegamento con la mafia agrigentina, almeno quella capeggiata dal boss oggi in carcere Giuseppe Falsone. Decisivo per i nuovi sviluppi la collaborazione con la giustizia di Maurizio Carruba, assurto per un periodo di tempo a capo della consorteria mafiosa di Campofranco i cui rapporti strettissimi con Falsone, appena delineati, stanno aprendo scenari investigativi e di conoscenza davvero sorprendenti. E sullo sfondo si staglia una evidente discrasia tra cosche mafiose di più province che stava per creare una guerra di mafia che avrebbe potuto vedere tra i protagonisti la famiglia Emanuello di Gela, i nisseni e gli agrigentini. Con Bernardo Provenzano attento e interessato osservatore. La politica con le nuove anticipazioni sui prossimi candidati a sindaco, l’intervistona di Diego Romeo al direttore di Casa della speranza, Pace, la Sagra del mandorlo in fiore ed altro ancora completano il giornale.