A darne notizia è l’AGI.
“La famiglia di Paolo Borsellino si scaglia contro l’ex pentito Vincenzo Calcara, autore di tre missive contro il pm Gabriele Paci, impegnato nella requisitoria al processo sul boss Matteo Messina Denaro. “Diffidiamo il signor Calcara dall’utilizzare strumentalmente qualunque riferimento alla vedova e ai figli del giudice Borsellino a sostegno di qualunque sua iniziativa e ribadiamo – dice l’avvocato Fabio Trizzino, legale dei familiari del giudice – la totale fiducia nei confronti della Procura di Caltanissetta e in particolare del dottor Gabriele Paci di cui in questi anni ha avuto modo di constatare una totale abnegazione e correttezza nella difficile ricostruzione e ricerca della verità sulla Strage che ha condotto alla morte del nostro congiunto, dottor Paolo Borsellino”. Nel carteggio, tra l’altro, l’ex pentito ricorda di aver iniziato la sua collaborazione con il magistrato Paolo Borsellino, affermando di essersi rifiutato di eseguire un attentato contro il giudice, ordinato da don Ciccio Messina Denaro, padre di Matteo. Paci aveva definito Calcara “uno di quelli che inquinavano i pozzi”.
Il 9 agosto l’ex pentito Calcara aveva postato sulla sua pagina Facebook un post contro il pm Gabriele Paci, dal quale ancora una volta – oltre alle ignobili accuse al magistrato – si evinceva il tentativo di un ennesimo depistaggio in difesa del latitante Matteo Messina Denaro. Un passaggio del post di Calcara, il quale non parlò mai di Matteo Messina Denaro, merita particolare attenzione, altro non fosse che per il fatto che dimostra come l’ex pentito fosse perfettamente consapevole del ruolo che l’attuale latitante avrebbe avuto nel compiere l’attentato al giudice Paolo Borsellino e che se il Calcara ne avesse parlato sarebbe certamente stato possibile impedire la strage, arrestare Matteo Messina Denaro (che all’epoca non era latitante) e gli stessi vertici regionali di “cosa nostra” che durante quel periodo lo incontravano a Castelvetrano per organizzare le stragi.
Successivamente, appena quattro giorni addietro, con un secondo post annunciava di aver denunciato al Consiglio Superiore della Magistratura il Proc. Aggiunto Dott. Gabriele Paci, chiedendo che venisse attivato un Procedimento Disciplinare nei suoi confronti riguardo le pesanti offese che il magistrato avrebbe rivolto alla sua persona nel corso della sua requisitoria durante il processo che si sta svolgendo a Caltanissetta, che vede imputato Matteo Messina Denaro come mandante per la strage di Via D’ Amelio.
Calcara ha inoltre inviato tre missive alla Corte d’Assise di Caltanissetta contro il pm Paci che ne ha preso visione e ha chiesto che venissero trasmesse al tribunale di Catania competente per i fatti che riguardano I magistrati in servizio nel distretto di Caltanissetta. La gravità delle accuse mosse da Calcara al magistrato (a differenza di tantissimi altri casi nei quali per molto meno si scatena la difesa ad oltranza, con relativa grancassa mediatica, da parte di colleghi, Csm, antimafiosi da baraccone e pennivendoli vari) non hanno suscitato la benchè minima reazione.
Ma v’è di più, ed è quel di più dinanzi al quale non si può tacere. Sulla totale inattendibilità dell’ex pentito è inutile dilungarsi, se ne è scritto tantissime volte. Quello che invece suscita non poche perplessità, quanto lo stesso scrive a proposito del processo che ha visto imputato Antonio Vaccarino, ex sindaco di Castelvetrano, che ha da sempre accusato per gravissimi fatti di mafia per i quale è sempre stato assolto.
Vaccarino, ad oggi imputato per una vicenda ancora tutta da verificare e che portò anche all’arresto di due carabinieri con la fantasiosa accusa (giornalistica) di essere tutti e tre le talpe di Matteo Messina Denaro, si trova attualmente detenuto nonostante l’età (74 anni) e le gravi condizioni di salute in cui versa e delle quali torneremo a occuparci. Tra i testi sentiti al processo nel quale era imputato Vaccarino, anche lo stesso pm Gabriele Paci, del quale Calcara scrive “Nientemeno, non va sottaciuto che il Dott. Gabriele Paci, soltanto il giorno prima della sua requisitoria si trovava a testimoniare presso il Tribunale di Marsala, in favore dell’ ex sindaco di Castelvetrano Antonio Vaccarino, definendolo a piu’ riprese una brava persona”.
Una colpa grave quella del magistrato, agli occhi di Calcara, che da sempre accusa Vaccarino di fatti rivelatisi infondati, tanto da indurre la Procura Generale di Catania a ipotizzare un depistaggio operato da Calcara in danno dell’ex sindaco.
Nel corso dell’udienza di oggi, mercoledì 16 settembre 2020, tenutasi a Caltanissetta per il processo a Matteo Messina Denaro, accusato per le stragi del ’92, l’avvocato Fabio Trizzino, difensore dei familiari di Borsellino, nel corso del suo intervento ha stigmatizzato la figura dell’ex pentito in merito alla lettera dallo stesso inviata alla Corte d’Assise di Caltanissetta, facendo mettere a verbale che lui personalmente e le persone che rappresenta prendono le distanze da qualunque riferimento che il Calcara fa a membri della famiglia Borsellino, cogliendo l’occasione per diffidarlo dal continuare su questa strada perché la famiglia Borsellino in questi anni ha potuto soltanto constatare personalmente la serietà e lo sforzo immane di pubblici ministeri e procuratori che si sono avvicendati in questi anni, ribadendo la totale fiducia in particolare proprio al Dottore Paci e nell’operato della Procura della Repubblica di Caltanissetta, precisando che solo grazie a loro si è arrivati a questo punto di conoscenza della verità.
L’avvocato Trizzino – il quale ha parlato a nome dei famigliari del giudice Paolo Borsellino, Lucia, Fiammetta e Manfredi, ma anche della defunta Signora Agnese – ha evidenziato come la Procura di Caltanissetta stia faticosamente cercando dimettere insieme i pezzi di una verità che è stata fondamentalmente allontanata dall’operato dell’altra Procura della Repubblica. Questi attacchi strumentali alla Procura di Caltanissetta e soprattutto al dottor Gabriele Paci – ha affermato in udienza l’avvocato dei Borsellino – sembrano veramente un modo ulteriore per sovvertire ancora una volta la realtà di questa tragedia immane, una lunga tragedia che non si è ancora conclusa dopo 28 anni perché qualcuno non ha fatto il proprio dovere.
Tranciante il giudizio di totale inattendibilità espresso sul falso pentito Vincenzo Calcara, il quale anche nei suoi ultimi post afferma di collaborare con la Procura di Palermo, facendo riferimento pure alla documentazione prodotta dai pm della DDA, Dott.Padova e Dott.ssa Dessì, da lui fornita sul vissuto storico di Antonio Vaccarino, e acquisita agli atti. Orbene, nel ricordare a chi legge come da tali accuse Vaccarino venne a suo tempo assolto, oggi dovremmo chiederci – anche alla luce della totale inattendibilità del Calcara, sancita in diverse sentenze – a cosa possa tornare utile la documentazione prodotta (sempre che potesse essere acquisita anche a voler far salvo il ne bis in idem) e la collaborazione che il Calcara afferma di fornire alla Procura di Palermo. A quale titolo? A chi? Calcara, ogni qualvolta fa riferimento alla sua collaborazione, oltre che di Padova e della Dessì, fa i nomi del procuratore Francesco Lo Voi e dell’ex magistrato Natoli.
Illazioni, quelle del Calcara, che certamente danneggiano l’immagine della magistratura e rispetto le quali anche i magistrati tirati in ballo forse dovrebbero intervenire per chiarire come nessuna procura dipenda da un pentito, vero o falso che sia…
Gian J. Morici
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