Agrigento – Sbarchi fantasma
Che la provincia di Agrigento sia la porta naturale per quanti dalle coste africane volessero raggiungere l’Europa, è un dato di fatto innegabile.
Nonostante le tante rassicurazioni da parte di fonti istituzionali che nei mesi scorsi avevano tranquillizzato la cittadinanza sostenendo che non c’era il pericolo che con i cosiddetti “sbarchi fantasma”, insieme a centinaia di disperati in fuga dai propri paesi si potessero nascondere foreign fighters di ritorno dalla Siria o dall’Iraq, un articolo del Guardian, all’inizio dell’anno, riportava le dichiarazioni di un funzionario europeo dell’anti-terrorismo che affermava come alcuni sospetti fossero approdati sulle nostre coste, rendendosi immediatamente irreperibili.
Un’affermazione che ha suscitato tiepide reazioni e la pronta smentita da parte del Dipartimento della Pubblica Sicurezza che ha precisato come non si sia trovato alcun riscontro al fatto che 50 presunti jihadisti siano sbarcati da noi e che soltanto un esiguo numero di persone segnalate dalle autorità di Tunisi siano state individuate e prontamente rimpatriate.
Il procuratore capo di Agrigento, Luigi Patronaggio, nella circostanza ha dichiarato che nonostante non vi fossero riscontri che confermassero il transito di stranieri appartenenti all’Isis o ad altre formazioni terroristiche, approdati sulle coste agrigentine, non era possibile escludere che dietro questi viaggi fantasma potessero trovarsi jihadisti nascosti fra le persone che tentano di raggiungere la Sicilia.
Notizie incerte, a volte contraddittorie, spesso provenienti da fonti diverse, come nel caso del Guardian che quasi certamente aveva ottenuto informazioni provenienti da note informative di intelligence occidentali che portano a una diversa percezione del fenomeno da parte dei cittadini. Da un lato lo sciovinismo di taluni, dovuto al clima di insicurezza e da antichi pregiudizi; dall’altro la cecità dei cosiddetti “buonisti” che si sforzano di non vedere come i rischi siano reali e non soltanto frutto di immaginazione o di demagogia. Un mix di stupidità che sposta il dibattito dall’analizzare e far fronte a una minaccia reale, allo sterile scontro politico in difesa di posizioni preconcette o della ricerca di consensi elettorali.
Islamizzazione Europa
Quello che sembra sfuggire a molti è il progetto di islamizzare il continente europeo. Un progetto pianificato già negli anni ’90, che ha visto l’insorgenza dei primi fenomeni negli attentati portati a termine in diversi paesi europei nel corso degli ultimi anni. È stato solo a seguito degli attentati che paesi come il Belgio, la Francia, l’Inghilterra, la Svezia e altri, sono saliti alla ribalta delle cronache che hanno portato ad attenzionare il fenomeno della radicalizzazione, humus fertile per il reclutamento di terroristi.
E se anche nell’immediatezza in Italia non risulta ci siano cellule terroristiche pronte ad entrare in azione, il fenomeno ed i segnali di una radicalizzazione in corso sono evidenti, quantomeno agli occhi di chi ha avuto modo di conoscere il fenomeno dal suo interno. Segnali e rischi colti anche Al Jazeera, televisione del Qatar, che nei mesi scorsi ha inviato una propria troupe per realizzare un servizio televisivo sul tratto di mare agrigentino nel quale si sono verificati il maggior numero di “sbarchi fantasma”. Il non avere trovato riscontri alla presenza di terroristi sul nostro territorio, ha portato al distogliere l’attenzione su soggetti che interagiscono con le comunità locali di musulmani in Italia, fomentando odio e predicando la sharia, la legge coranica che nei paesi islamici si sostituisce alle leggi civili e penali dei governi laici. Un fenomeno conosciuto e studiato da esperti come Antonio Evangelista che nel suo libro “Madrasse – Piccoli martiri crescono” narra del pericoloso ruolo che svolgono questi predicatori di odio che utilizzano il Corano decontestualizzandone il periodo e interpretando le sure e gli hadith degli studiosi per propagandare l’Islam più radicale e violento.
In apparenza la nostra provincia sembra rappresentare il luogo di approdo di molti immigrati che arrivati sui barconi, si dirigono poi verso il Nord Italia da dove sperano di proseguire il loro viaggio verso le altre nazioni europee. Fin qui nulla di strano, visto che Agrigento non ha nulla da offrire, in termini di lavoro, neppure ai suoi cittadini e di conseguenza, a maggior ragione, a chi arriva qui alla ricerca di un improbabile futuro che gli permetta una vita migliore rispetto quella che conduceva nel proprio paese. Le comunità di immigrati, ad Agrigento, non hanno mai creato particolari problemi di ordine pubblico. Certo, non mancano i piccoli episodi di delinquenza comune, che non appartengono soltanto agli immigrati, ma gli episodi di reati gravi commessi in territorio agrigentino, se ce ne sono, si contano sulle punte delle dita.
Eppure non si può sottovalutare il fatto che le coste siciliane sono meta di molti migranti – in particolare quelli che su piccole imbarcazioni approdano sulle spiagge per poi sparire nel nulla senza essere identificati – dietro gli sbarchi esistono vere e proprie organizzazioni in grado di offrire appoggio logistico a quanti arrivano clandestinamente, a volte anche sfruttando i loro stessi connazionali.
La Sicilia è una metafora per tutto quello che riguarda le “attività sotterranee”. La natura disfunzionale e caotica della regione, dei suoi apparati e dei suoi più alti rappresentanti politici, sarebbe degna di entrare nel regno della leggenda. Per anni, fin quando Tommaso Buscetta non indicò al Giudice Giovanni Falcone le prime città di mafia della Sicilia, anche la mafia era una realtà quasi misconosciuta.
Le acrimonie politiche, gli interessi e gli intrecci tra mafia, politica e imprenditoria, hanno condizionato in maniera catastrofica lo sviluppo economico dell’isola, permettendo un sottobosco di illegalità venuto alla luce solo a seguito delle dichiarazioni di pentiti del calibro di Buscetta.
Accadrà per la Sicilia la stessa cosa per quanto riguarda il terrorismo islamico? Non è difficile, se hai familiarità con il modus operandi degli estremisti islamici, comprendere come in atto ci sia una radicalizzazione delle comunità musulmane presenti nel territorio siciliano. Qualunque sia la ragione, che qualcosa non stia andando per il giusto verso è più che un’opinione.
La nostra costa infatti non rappresenta soltanto il primo punto di arrivo dei migranti. Non è stato solo il luogo di transito di estremisti islamici, compreso qualcuno di quelli che poi ha portato a termine attentati in altre nazioni europee. Quella che sfortunatamente non sembra una hub del vortice dell’islamismo più estremo, né tantomeno uno dei mini Stati-Sharia dei Balcani, da un po’ di tempo inizia a manifestare pericolosi segnali di radicalizzazione. Lo “sfortunatamente non sembra una hub del vortice dell’islamismo più estremo”, sta nel fatto che se apparisse per quello che così bene cela, anche la magistratura presterebbe maggiore attenzione a questi segnali, non sottovalutando l’attività sotterranea degli indottrinatori.
La nostra isola, all’apparenza poco minacciosa sotto il profilo della radicalizzazione, forse nasconde un suo universo parallelo.
È qui che Omar, il cui vero nome è Domenico Quaranta, tentò di portare a termine attentati nella Valle dei Templi, nei primi anni duemila.
Domenico “Omar” Quaranta, soprannominato Tyson per la sua stazza, secondo quanto ricostruito dagli investigatori, si trovava a Milano l’ 11 maggio quando scoppiò la bombola di gas alla fermata “Duomo”. La sua conversione fu uno dei primi casi in Italia. Il “terrorista fai da te”, venne definito semplicemente un “esaltato”. Ma quanti “esaltati” abbiamo visto portare a termine gli attentati degli ultimi anni? I cosiddetti “lupi solitari”, altro non erano che soggetti radicalizzati che hanno poi compiuto i crimini più orrendi dietro input lanciati attraverso le reti internet jihadiste.
Senza voler ingenerare inutili allarmismi, forse sarebbe opportuno scandagliare questo “universo parallelo” dove “tutti conoscono qualcuno che conosce qualcuno”, ma dove, più che il senso di comunità, la paura finisce con l’alimentare l’omertà collettiva.
Un clima di sfiducia che non facilita le forme di collaborazione per sconfiggere un nemico comune, tanto a noi quanto alle comunità musulmane presenti nella nostro territorio. E anche allorquando vi fosse la possibilità di aiutarci a penetrare questo mondo chiuso, la mancanza di conoscenza della materia rende difficile contrastare un livello di minaccia diverso da quelli sperimentati in precedenza. Questa non è la mafia, non è il terrorismo delle Brigate Rosse o di altre organizzazioni. Questa è una minaccia a molti sconosciuta e che porta a sottovalutarne i segnali.
Fin quando non accadrà nulla di veramente grave, fenomeni di radicalizzazione e inquietanti figure di indottrinatori venuti da fuori, non verranno attenzionati per quello che realmente rappresentano. Un fenomeno attualmente ignorato anche dalla stampa che non ha gli strumenti per comprendere come la radicalizzazione si stia diffondendo a macchia d’olio.
Ma se la comunità musulmana comincia a dar segni di inquietudine – se non di paura – si può continuare a sottovalutare questi fenomeni? Inshallah, direbbe un musulmano. Sia fatta la volontà di Dio, direbbe un cattolico. Chi non si lascia condizionare da alcuna fede, vede soltanto la volontà degli uomini e i loro errori…
Gian J. Morici
Concordo sui contenuti che peraltro evidenziano una certa esitazione decisionale della Procura di Agrigento che da una parte contesta al Ministro dell’interno alcuni provvedimenti a tutela della sicurezza e per altri aspetti ipotizza la presenza di possibili terroristi fra i migranti economici
L’esitazione decisionale, la scarsa conoscenza del fenomeno da parte di chi dovrebbe contrastarlo, mi riportano indietro nel tempo, quando appena arrivato a Parigi mi chiedevo di come non si fossero accorti di Sharia4France e dell’elevato numero di appartenenti all’organizzazione. Purtroppo abbiamo assistito impotenti al risultato… Abbiamo fatto ciò che potevamo, ma quando non c’è più sordo di chi non vuol sentire, soltanto un miracolo può venire in aiuto. E io, credo che senza la nostra volontà neppure i miracoli possano avvenire…
Cordialmente, con immutata stima
Gian J. Morici
Egr direttore , per quanto lunga la sua “nota” è davvero interessante e chiarisce molti aspetti del “pericolo islamista” vs il terrorismo contro gli infedeli ( noi) . Fa specie e preoccupa un procuratore che spende gran parte del suo tempo a cercare presunte illegalità del ministro dell’interno Salvini che di fatto sta riuscendo a bloccare un’immigrazione selvaggia e cladestina che alimenta i criminali trafficanti di esseri umani e i criminali trafficanti di centri di accoglienza… Mentre ci sono diverse denunce sulla corruzione politica..e non solo ad Agrigento il ns uomo sale agli “allori della cronaca” nazionale…Dirà atti dovuti mentre nel ns territorio la giustizia lascia molto a desiderare… Questa è la realtà…purtroppo. Roberto Gallo cittadino agrigentino