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Le pagine della cronaca sono piene di fatti che riguardano la violenza di cui rimangono vittime le donne, le quali, pur essendosi affermato almeno teoricamente un principio di pari opportunità, spesso nella nostra società risultano comunque essere più indifese.
Casi eclatanti che hanno segnato la storia degli ultimi anni. Davvero incredibili questi fatti, che ci fanno riflettere come la violenza sulle donne possa avvenire nella vita quotidiana, quando non ce lo si aspetta. Sono fatti che a volte accadono anche sotto i nostri occhi, che spesso non sanno leggere fra le righe della realtà il disagio e la vergogna anche di chi subisce. E molto spesso le denunce non bastano a salvare la vita.
Da quest’ input nasce la considerazione di un breve excursus sulla condizione sociale e culturale della donna.
La condizione femminile è stata a lungo connotata da una visione culturale esclusivista favorevole al genere maschile che oggi, con il declino di paradigmi e di ideologie tradizionali, cerca un affrancamento dalla segregazione subita e l’acquisizione di una parità rispettosa delle diversità che resta tra i due generi.
La persistenza del retaggio culturale di esclusione dei secoli precedenti ha prolungato una disuguaglianza di diritti e di doveri. Se la cultura esercita una forte influenza nelle aspettative sociali rispetto al ruolo femminile, è indubbio il valore performativo che le stesse donne possono agire assumendo specifici comportamenti, norme, aspettative. Si tratta di quella fase complementare all’apprendimento dei comportamenti attesi nel processo di socializzazione che si definisce come interiorizzazione, agli stereotipi appresi e seguiti nel comportamento per acquisire un’identità maschile e femminile, si sostituiscono modelli di comportamento soggettivi che reinterpretano e attualizzano i primi. Negli ultimi decenni questa fase è stata cruciale per l’affermazione di un mutamento sostanziale del ruolo femminile sia negli ambiti privati che in quelli pubblici, disattivando le aspettative comuni e attivando una maggiore mobilità sociale, dapprima omologandosi alla condizione maschile poi, gradualmente affermando la propria differenza.
Ciò è avvenuto, e produce, una difficile accettazione culturale e l’attitudine a processi anomici nelle donne che devono difendere le proprie conquiste dagli imperativi della cultura tradizionale.