Non serviva certo essere dei geni, per comprendere quali potessero essere le ragioni che avevano indotto i nostri governanti a una frenata tanto brusca.
1) L’impopolarità di proporre centrali nucleari dopo lo sgomento provocato da Fukushima e nel corso di una campagna elettorale che vede il Pdl in flessione a seguito di tutti gli scandali e vicende giudiziarie che riguardano un premier sempre meno credibile, oltre che all’estero, anche agli occhi degli italiani;
2) l’impedire che un referendum sul nucleare portasse gli italiani alle urne, con la triplice conseguenza di
a) arrivare al quorum;:
b) decidere sul nucleare, in maniera definitiva;
c) decidere sul legittimo impedimento e costringere Berlusconi a farsi processare.
Lo stop al nucleare rischia di inficiare i referendum, consentendo a questo governo di riproporre nuovamente il nucleare dopo quello che è stato definito “un chiarimento complessivo in sede Europea”, quando sarà passato l’effetto Fukushima, e, nel contempo, avrà ridotto il rischio che il premier debba accettare il fatto d’esser processato, senza legittimo impedimento che tenga.
Se a ciò si aggiunge un possibile recupero di consensi nel corso di questa competizione elettorale, si capisce bene come non convenisse ai nostri governanti che si andasse alle urne per decidere in materia di nucleare.
Possibile che gli italiani non lo abbiano capito?
Evidentemente sì. Basti pensare a come gli organi stampa siano diventati semplicemente la cassa di risonanza di pochi potenti, che condizionano l’opinione pubblica in ogni scelta quotidiana. Persino i social network, grazie ai quali ogni singolo cittadino può trasformarsi in operatore dell’informazione, servono loro malgrado allo scopo.
Infatti, la stragrande maggioranza di noi, utilizza quello che potrebbe rappresentare uno dei massimi strumenti di democrazia e informazione, nella migliore delle ipotesi per postare link di articoli che verranno letti in maniera acritica e che, spesso, fungeranno solo da specchietti per le allodole, o gli “allocchi”.
Ecco dunque l’Italia che si divide in due sul caso Englaro. Quanti commenti sprecati sui giornali online, su Facebook, sui forum. A distanza di tutti questi mesi nessuno parla più di diritto/dovere alla vita, di questione morale, di principi religiosi, di leggi che dovevano servire a regolamentare la materia del fine vita.
Tutti coloro che si erano stracciate le vesti in quella circostanza si sono acquetati. Evidentemente, non esistono più casi analoghi a quello della povera Eluana, quando un padre venne trasformato in mostro e una povera disgraziata doveva essere costretta a vegetare perché ci fu chi sostenne che avrebbe anche potuto aver figli.
Il mondo degli “allocchi”, orchestrato dalla stampa di regime e inconsapevolmente da quanti si opponevano alla stessa, distraevano l’opinione pubblica da quello che stava accadendo in parlamento: stesura e approvazione di un “pacchetto sicurezza” con dentro la “legge salva preti pedofili”, la possibilità di patteggiare la pena nei tre gradi di giudizio (legge “salva Paolo Berlusconi”) e qualche altra norma ad personam, di cui conosciamo bene l’utilizzatore finale…
Del “premier salva vita e salva famiglia”, osannato acriticamente oltre i suoi (de)meriti come simbolo di una nuova stagione di ritorno ai valori cattolici (anche la Chiesa lo osannò, visto che al pacchetto sicurezza era altrettanto interessata…), chi parla più oggi?
Finita l’epoca del buon Silvio tutto famiglia, valori cristiani e in favore della vita, l’unica cosa che rimane costante è il conflitto politica-magistratura, e un popolo di allocchi che continua a dividersi sulla tifoseria politica, senza la capacità di guardare al di là del proprio naso…
Siamo gli spettatori di questo dramma-commedia, che vedono soltanto quello che ci propongono sul palcoscenico, senza neppure la capacità di intuire le lotte di potere che stanno dietro le quinte delle varie sceneggiate…
Gian J. Morici