“Il depistaggio operato dal falso pentito Scarantino in merito alla strage di via D’Amelio, impone che si faccia chiarezza sulle dichiarazioni di quei collaboratori di giustizia che sono stati oggetto di controverse dichiarazioni in merito alla loro attendibilità. Apprendo del Decreto penale di condanna per diffamazione a mezzo stampa emesso a carico dell’editore Gian Joseph Morici, accusato di aver descritto in un suo articolo l’ex pentito Vincenzo Calcara come soggetto omertoso e reticente – dichiara Giuseppe Ciminnisi, coordinatore nazionale dei familiari di vittime innocenti di mafia dell’associazione “I cittadini contro le mafie e la corruzione” – Morici, dopo aver presentato opposizione al Decreto emesso dal Gip del Tribunale di Agrigento, ha chiesto che vengano ammessi quali testimoni collaboratori del calibro di Giovanni Brusca, Angelo Siino, Francesco Geraci e altri, oltre magistrati come l’attuale procuratore capo di Catania Carmelo Zuccaro, il giudice Massimo Russo, la presidente del Tribunale di Marsala Alessandra Camassa e altri magistrati che hanno già valutato in passato le dichiarazioni di Calcara.
Calcara, “figura molto discussa di collaboratore di giustizia” (tale definito anche in sentenze emesse) è bene ricordare che dichiarò di essere “uomo d’onore riservato” di Francesco Messina Denaro, al quale era stato affidato il compito di tenersi pronto per uccidere il Giudice Paolo Borsellino.
Fin dall’inizio della sua collaborazione, hanno dichiarato i giudici Alessandra Camassa e Massimo Russo (che hanno anche deposto al “Borsellino Quater”) l’ex pentito non fece mai il nome di Matteo Messina Denaro, accusato e sotto processo a Caltanissetta proprio per e stragi del ’92, compreso quella di via D’Amelio nella quale perse la vita il Giudice Borsellino.
Purtroppo – prosegue Ciminnisi – la storia dei “pentiti” di quel tempo, è adombrata dai depistaggi messi in atto dopo le stragi, per i quali è in corso un processo a Caltanissetta e per i quali risultano indagati a Messina anche due magistrati.
La prima udienza tenutasi giorno 2 dicembre, alla quale non era presente Calcara e neppure il suo difensore, è stata rinviata al 24 febbraio, quando l’ex pentito verrà chiamato nella qualità di teste della Procura di Agrigento.
A prescindere dalla vicenda giudiziaria che vede coinvolto l’editore Morici – conclude Ciminnisi – nella qualità di familiare e di rappresentante di familiari di vittime innocenti di mafia, vista la lista testi presentata dall’imputato, voglio sperare che le testimonianze da loro rese in sede processuale possano chiarire non solo il grado di attendibilità dell’ex pentito Calcara, ma anche le ragioni che lo portarono a non fare il nome dell’attuale boss latitante Matteo Messina Denaro, perché venga fugato ogni dubbio in merito alla bontà delle propalazioni di chi per anni ha affermato di aver voluto salvare la vita del Giudice Borsellino.