Il Presidente tunisino Beji Caid Essebsi ha dichiarato lo stato d’emergenza, la notizia corre ed era anche prevedibile.
Dopo i due attentati ravvicinati, quello al Museo Bardo di Tunisi e quello della spiaggia di Sousse, i messaggio di cordoglio al popolo tunisino da parte dei governi internazionali si susseguono rapidamente.
E se altrettanto rapidamente si susseguissero proposte di aiuto? Le forze dell’ordine tunisine da sole non possono farcela, le forze armate non sono sufficienti di fronte alla minaccia jihadista. La prova: il Sud della Tunisia è sorvegliato da militari algerini per reprimere gli assalti islamisti.
Anche se c’è chi esprime dubbi sulla sua laicità è innegabile che la Tunisia sia un paese laico. La prova è che dei tunisini partiti per la jihad sono tornati per combattere il “Governo degli infedeli”. Molti, troppi giovani sono partiti per raggiungere i ranghi del Califfato. Secondo il Ministero degli Interni sarebbero 3 o 4 mila i giovani partiti in Iraq e Siria, alcuni in Libia. Circa 500 sarebbero tornati dopo il fatidico addestramento per combattere in patria, altri sono tornati perché hanno toccato con mano la follia dell’estremismo e dell’indottrinamento.
Una ragione supplementare per aiutare questo paese. Il fatto che a Sud che ci siano le maggiori pressioni ha le sue spiegazioni. Si tratta della zona del paese più attaccata all’Islam come risposta a tutti i problemi. Si tratta della zona più “religiosa” ed anche di quella più povera, con il maggior numero di disoccupati che si sentono dimenticati dalla rivoluzione tunisina.
Il Nord è pacifista, liberale e laico. Ma a quanti paesi può essere applicata una descrizione simile con le spaccature intrinseche a quasi tutte le società? Nord e Sud, Est ed Ovest, città a monte o a sul mare… quale paese può contare un’infallibile unità?
La Tunisia sta vivendo un lutto nazionale ed internazionale. Internazionale perché le vittime dei due recenti attentati erano arrivate nel paese per visitarlo. E la Tunisia è un paese accogliente. E’ un paese che vive di turismo. Attaccando gli stranieri il terrorismo ha attaccato il cuore economico della Tunisia destabilizzandola ancor di più perché se scivola verso la povertà e l’isolamento diventa una preda ancor più facile per chi vuole coprirla con il manto medioevale di quello che si autodefinisce il califfato.
Se non si vuole aiutare la Tunisia per lei stessa, lo si faccia almeno per lungimiranza. Tunisi è a due bracciate dall’Europa. L’Italia è la più vicina ma da tempo facciamo da ponte sul Mediterraneo ed il suo attuale governo è fragile anche se cerca di mostrarsi calmo.
L’Italia e la Francia hanno anche legami storici con i tunisini, vogliamo dimenticarli?
Last but not least… anche l’Europa è in emergenza terrorismo. Tra i foreign fighters partiti per la jihad ci sono francesi, italiani, belgi, inglesi… e pure dei non europei come canadesi o australiani. Insomma siamo alla mondializzazione della follia terroristica. Vogliamo ricordare all’Europa, ed anche al Ministro Alfano che sembra essersi accorto del pericolo jihadista in Italia solo alla fine del 2014, che Tunisia e Sicilia fanno parte del piano per raggiungere Roma? E gli arresti degli ultimi tempi sono di terroristi scoperti così a caso o da tempo covavano?
Alfano ha cercato più volte di convincerci che siamo al sicuro, dopo l’attentato di Sousse ha dichiarato “Le nostre forze di intelligence lavorano 24 ore su 24 perché nessun paese è fuori pericolo”. Sembra che il detto “prevenire è meglio di curare” sia caduto in disuso e ci governa dimostra una totale incoscienza che può portare solo al peggio.
Dopo la 2001 in Sardegna nasce una cellula di Al Qaeda in carcere a seguito a degli arresti fatti dopo l’attentato alle Twin Towers. Alfano dovrebbe decidersi. Fino a poco tempo fa eravamo tranquilli perché terroristi non ne avevamo, ora dovremmo essere tranquilli perché sono stati arrestati. Ma se sono stati arrestati da qualche parte erano. Fra le altre cose speriamo il Ministero degli Interni continui a monitorare la Sardegna perché qualche arresto non significa fine della battaglia.
Invece di riunirsi in summit che non portano a nulla imperniati sui richiedenti asilo che fanno tanta paura ai benpensanti anche se sono loro che scappano dall’orrore, decidersi finalmente ad aiutare i paesi come la Tunisia a far fronte all’esercito del buio?
Hollande avrebbe parlato con Cameron. Se hanno affrontato il discorso Tunisia possiamo solo sperare che si sbrighino a trovare una strategia comune ed a convincere altri paesi a sostenere un paese che cerca di restare calmo ma che è assediato.
Se non si aiuta la Tunisia a fare sbarramento non solo la si abbandona all’ISIS ma si lascia crollare una diga, l’ultimo bastione. Non c’è più da tergiversare
Luisa Pace