L’epidemia di Ebola scoppiata in Guinea, che ha già causato oltre cento morti, ha costretto le nazioni confinanti con il paese africano a dichiarare il codice rosso e adottare misure straordinarie quali la chiusura di alcune frontiere.
In Europa, alcuni aeroporti interessati dall’arrivo di voli provenienti dall’Africa, hanno anch’essi adottato il codice rosso e le compagnie aeree chiedono ai passeggeri un certificato sanitario redatto prima del loro imbarco su voli diretti verso paesi europei.
Il codice rosso è stato adottato dagli aeroporti di Bruxelles, Francoforte e Parigi. Tra le nazioni che hanno intensificato i controlli, anche la Spagna, metà d’arrivo di molti passeggeri provenienti dall’Africa. E l’Italia? L’Italia pare non tema l’epidemia visto che non è dato sapere quali misure siano state adottate ai fini della prevenzione per evitare il dilagare della febbre emorragica che ha un tasso di mortalità elevatissimo (quasi il 90% dei casi) e che per area geografica interessata e velocità di diffusione del virus non ha precedenti.
Mentre le altre nazioni hanno adottato misure eccezionali per i passeggeri in arrivo con voli regolari, l’Italia, interessata anche dai flussi migratori da parte delle popolazioni africane, sembra stia sottovalutando il problema. L’emergenza immigrazione è ormai diventata in Sicilia una questione di ordinaria amministrazione che viene attenzionata soltanto in presenza di gravi incidenti quali quelli accaduti lo scorso anno quando causarono centinaia di morti tra gli immigrati a seguito di due naufragi.
Passato il momento che portò Lampedusa e Agrigento alla ribalta delle cronaca internazionali per le gravi carenze dei centri di accoglienza e per una “ordinaria emergenza” alla quale non si riesce a far fronte, è calato il silenzio.
Eppure, gli sbarchi non si sono fermati. Migliaia di immigrati continuano ad arrivare nell’agrigentino e l’emergenza persiste. Oltre 3.000 gli immigrati soccorsi in mare nelle ultime 24 ore, destinati ad essere “accolti” nella provincia di Agrigento.
Considerato l’elevato numero di persone che in queste ore arrivano nell’agrigentino e la carenza di strutture idonee ad accoglierle, sorge spontanea la domanda dove finiscano tutte queste persone.
Già in passato, più volte gli organi stampa avevano riportato notizie in merito all’allontanamento spontaneo dei migranti dai centri di accoglienza. Ma qual è la situazione attuale? Silenzio. Sembra quasi che si tratti di una “consegna del silenzio” alla quale la stampa locale di adegua pedissequamente. Un silenzio assordante vista la gravità dell’emergenza sanitaria alla quale ci apprestiamo ad andare incontro.
Inutile chiedersi quali siano i provvedimenti adottati dal ministro dell’Interno Angelino Alfano, forse troppo impegnato nel gravoso compito di leader del partito (Ncd), né quelli del prefetto della città dei templi, voluto dallo stesso ministro.
E se oggi la situazione dei centri di accoglienza fosse ancora quella degli scorsi anni che vedevano quotidianamente la fuga di centinaia di immigrati? Quale sarebbe il senso di ammassare come fossero animali centinaia di persone in ambienti sovraffollati ed inidonei dove il contagio dell’Ebola potrebbe avvenire con maggiore facilità, se poi non si è nelle condizioni di evitarne la fuga e trasformando tanti poveri disgraziati in potenziali vettori del terribile virus?
In attesa che la stampa agrigentina si svegli violando la “consegna del silenzio”; che il ministro e il prefetto comunichino qual è la situazione attuale dei centri di accoglienza, quanti sono gli immigrati presenti negli stessi, quanti di loro si sono già allontanati spontaneamente, quali misure di sicurezza e sanitarie straordinarie sono state adottate, non ci resta che fare i debiti scongiuri e sperare che il resto d’Europa non sia costretto ad adottare il “codice rosso” anche per tutti i viaggiatori provenienti dalla Sicilia…
Gian J. Morici