PRESENTI A BRUXELLES IL 10 E L’11 APRILE ESPONENTI DEL SERVIZIO CITES CENTRALE. AL CENTRO DEGLI INCONTRI LE NUOVE POLITICHE DELL’UNIONE EUROPEA PER IL CONTRASTO DEL FENOMENO
La Comunicazione della Commissione al Consiglio e al Parlamento Europeo del 7 febbraio 2014 sottolinea come il fenomeno del traffico illegale di specie selvatiche coinvolga gli stessi gruppi criminali che operano nella tratta di essere umani, nel traffico di droga e armi e che questo traffico serve anche a finanziare le attività violente, oltre a contribuire all’instabilità, soprattutto nell’Africa centrale.
Le specie maggiormente minacciate sono elefanti, rinoceronti, tigri oltre a quelle coinvolte nella pesca illegale. Il disboscamento in violazione alla legge contribuisce al 30% del commercio globale di legno e al 50% della deforestazione in Africa centrale, regione amazzonica e sudest asiatico.
Per questi motivi, si terranno a Bruxelles dal 10 all’11 aprile la Conferenza e i workshop organizzati dalla Commissione Europea, a cui parteciperà una delegazione del Corpo forestale dello Stato, anche in rappresentanza del Ministero dell’Ambiente. Si tratta di incontri e gruppi di lavoro sul tema specifico del contrasto al traffico illegale di specie selvatiche animali e vegetali mirati a rivedere le politiche dell’Unione sul tema e le misure urgenti di contrasto al traffico di specie selvatiche sia a livello europeo che mondiale.
La conferenza di esperti, che sarà aperta dai commissari Janez Potočnik e Cecilia Malmström, conclude la fase di consultazione lanciata dalla Commissione nel mese di febbraio tra gli addetti ai lavori sul documento programmatico che illustra la prossima strategia dell’UE contro il traffico illegale di specie selvatiche.
L’incremento del traffico di specie selvatiche è dovuto a una domanda elevata in aumento soprattutto nei paesi dell’Asia, all’indigenza, a una governance debole, a instabilità e situazioni di crisi in cui versano le principali regioni di origine. Ha un elevato costo in termini di vite umane considerato che negli ultimi dieci anni circa 10mila guardiacaccia sono stati uccisi nel corso di operazioni antibracconaggio.
Secondo l’Europol il fenomeno è in crescita per la prospettiva di elevati guadagni accompagnata da un rischio limitato di essere individuati e sanzioni irrisorie.
L’Assemblea generale dell’ONU, i leader del G8, i ministri delle finanze dei Paesi africani e i leader dell’Asian Pacific Economic Cooperation Forum (APEC) si sono impegnati ad intervenire nella lotta contro il traffico di specie selvatiche. Da non sottovalutare la collaborazione europea con le ONG.
L’Unione Europea è tra i principali sostenitori della Convenzione sul commercio internazionale di flora e fauna selvatiche minacciate di estinzione (CITES) e in materia di legno tropicale il regolamento integra il piano d’azione UE per garantire l’origine legale del legno e derivati in commercio. Sul fronte della pesca illegale l’UE ha fornito assistenza tecnica a 50 Paesi terzi per cui le nazioni che si rifiutano di collaborare sono inserite in una lista nera mediante la quale si blocca il
commercio del loro pescato. L’Unione Europea attua l’accordo speciale sul sistema delle preferenze generalizzate (GSP+) accordate a Paesi in via di sviluppo vulnerabili che ratificano e attuano le convenzioni internazionali su sviluppo sostenibile e buon governo, inclusa la CITES .
La Commissione Europea è il primo sostenitore dell’International Consortium to Combat Wildlife Crime (ICCWC), attivo nello scambio di informazioni e intelligence.
Sul piano diplomatico il problema è stato sollevato con i Paesi d’origine e di destinazione più coinvolti, finora soprattutto quelli africani.
Da non sottovalutare la possibilità di introdurre misure per garantire fonti di reddito sostenibile a comunità locali, dove il traffico illegale può rappresentare una fonte di guadagno facile.
Importante il sostegno allo Stato di diritto attuato mediante progetti finanziati dalla UE per la riduzione della corruzione e la costituzione di risorse per la magistratura. La direttiva 2008/99/CE impone agli Stati membri di garantire la perseguibilità penale del commercio illegale delle specie selvatiche, considerato anche il fatto che l’effetto deterrente in molti stati è indebolito da sanzioni poco severe. La cooperazione tra gli stati è piuttosto limitata, nonostante l’attivazione di una banca dati come EU-TWIC e dell’Accademia europea di polizia (CEPOL). Riciclaggio di denaro ed evasione fiscale potranno essere individuati mediante l’applicazione di due diligence sulle transazioni finanziarie sospette, stabilite come misure preventive dalla direttiva 2005/60/CE.
Visto che le priorità concordate per la lotta contro le forme di criminalità gravi e organizzate dal 2014 al 2017 non contemplano il settore ambientale, la revisione intermedia del 2015 darà l’opportunità di far riconoscere la minaccia di questi crimini, come evidenziato dall’EUROPOL.
Sicuramente uno degli aspetti da non sottovalutare è l’importanza della domanda di alcuni tipi di prodotto, su cui occorre focalizzare l’impegno in termini di sensibilizzazione.