”Amici romani di Matteo hanno deciso di eliminare il pm Nino Di Matteo in questo momento di confusione istituzionale, per fermare questa deriva di ingovernabilità. Cosa nostra ha dato il suo assenso, ma io non sono d’accordo”.
Queste le parole contenute in due lettere anonime che narrano di un piano del boss latitante Matteo Messina Denaro per uccidere il pm Nino Di Matteo, impegnato nel processo sulla trattativa Stato-mafia. Nelle due missive anonime recapitate alla Procura di Palermo, l’autore delle stesse, che si definisce uno dei membri del commando che avrebbe dovuto portare a termine l’attentato al magistrato, riferisce di controlli e notizie sugli spostamenti del pm e di depositi di armi ed esplosivo nascosti nel palermitano e nella disponibilità di “cosa nostra” per portare a termine la missione di morte.
Mentre il Comitato per l’ordine e la sicurezza pubblica ha rafforzato la scorta a Di Matteo e il procuratore di Palermo Messineo ha convocato una riunione tra polizia, carabinieri, Dia e Guardia di Finanza, è già polemica sul procedimento giudiziario avviato dalla Cassazione contro il pm dopo che lo stesso aveva rilasciato un’intervista sul caso delle telefonate tra il Capo dello Stato Giorgio Napolitano e Nicola Mancino nell’ambito del processo per la trattativa.
Un procedimento giudiziario che il Procuratore aggiunto di Palermo Vittorio Teresi non ha esitato a definire ”un poco inopportuno, se non scandaloso”.
Di “clima di tensione” parla il Procuratore capo di Palermo, Francesco Messineo che, all’Adnkronos, dichiara: “Le minacce arrivate al pm Di Matteo sono un effetto del clima di tensione che si respira attorno alla Procura di Palermo da qualche tempo…”.
Un clima inquietante quello che si respira alla procura palermitana che sembra rievocare l’epoca del cosiddetto “corvo”, le minacce ai magistrati e il periodo delle stragi di mafia.
Ancor più inquietante in considerazione del fatto che il capo del pool antimafia non sottovaluta la missiva anonima della quale dice: “non sembra affatto scritta da uno squilibrato ma serve la massima attenzione, Certo non è passata sotto silenzio, nè è stata scritta da qualcuno che farnetica”.
La Procura di Caltanissetta ha già aperto un’inchiesta contro ignoti e ha sentito lo stesso Di Matteo per verificare la corrispondenza tra le notizie riportate nella missiva anonima e i reali spostamenti del magistrato.
Val la pena di ricordare come nel ’92 i segnali e gli esposti anonimi vennero sottovalutati, fin quando le stragi non misero sotto gli occhi di tutti quanto pericolosa potesse essere l’attività della mafia (e non solo quella) contro lo Stato.
Un errore nel quale questa volta nessuno vuole più incappare.
Gjm