Sul funzionamento degli impianti fognari e di depurazione emergono gravi criticità ed insufficienze. Ed a farne le spese è la qualità delle acque di balneazione con pesanti ricadute anche sull’economia turistica.
” Le numerose segnalazioni di bagnanti e turisti trovano riguardo ad evidenti fenomeni di inquinamento marino trovano ora un’importante conferma obiettiva.
Abbiamo documentato sversamenti di liquami in mare e pezzi di condotta sottomarina spiaggiata. Reti fognarie inadeguate e carente gestione degli impianti alla base dell’inquinamento marino. Si volti pagina, se emergeranno responsabilità penali ci costituiremo parte civile”.
Documentati dunque gli sversamenti e lo spiaggiamento di pezzi di condotta sottomarina, l’associazione ambientalista denuncia i fatti e decide, nell’eventualità si avvii un procedimento penale, di costituirsi parte civile.
Finalmente si assiste ad una presa di coscienza da parte di chi ha a cuore la tutela dell’ambiente, che denuncia come la qualità delle acque di balneazione abbia pesanti ricadute sull’economia turistica, senza accusare quanti segnalano i fenomeni d’inquinamento marino, di danneggiare l’economia e il settore turistico.
Era ora che ciò avvenisse. Che si facesse chiarezza una volta e per tutte, che a danneggiare l’immagine di una città turistica sono fatti quali lo sversamento in mare di liquami fognari e lo spiaggiamento di condotte sottomarine, e non l’azione di denuncia da parte di cittadini e media, che chiedono il rispetto delle leggi in materia di depurazione.
San Leone dunque, potrebbe tornare nei prossimi anni ad avere un mare pulito.
Oops!!! Vogliano i lettori perdonarci l’errore. L’associazione della quale abbiamo scritto, non ha nulla a che vedere con quella del noto consigliere-ambientalista Giuseppe Arnone, il quale quotidianamente continua ad aggredire a mezzo stampa chiunque osi fare un benché minimo accenno a fenomeni analoghi a quelli denunciati dagli ambientalisti di Capo d’Orlando e S. Agata di Militello (leggi qui l’articolo).
Un caso di omonimia tra le due associazioni, o “Paese che vai, Legambiente che trovi”?
Chissà cosa ne pensano gli ambientalisti di Capo d’Orlando e S. Agata di Militello, del loro collega agrigentino…
E Fontana, Segretario Regionale di Legambiente, come fa conciliare le due diverse realtà?
E la magistratura, come dovrebbe prendere in considerazione le denunce presentate da un’associazione – che intende anche costituirsi parte civile nei processi -, quando la controparte potrebbe chiamare a testimoniare in proprio favore uno dei più noti esponenti dell’ambientalismo nostrano?
Misteri dell’ambientalismo isolano…
Gian J. Morici
Sarebbe veramente una novità che il signor Fontana, presidente regionale di legambiente, che ha condotto insieme ad Arnone la battaglia contro il depuratore di villaggio Peruzzo, costituendosi parte civile nel processo che ne è seguito, scoprisse oggi che la sua battaglia è in aperto contrasto con le logiche di lemabiente nazionale e, cosa ancora più strana, avesse oggi il coraggio di costituirsi parte civile per il completamento dello stesso depuratore, risultato legittimo e più che mai utile. Ma questo, nella legambiente siciliana ed agrigentina, in particolare, non avverrà mai.
Quanto al PRESUNTO PROCURATO ALLARMISMO, di cui Arnone vorrebbe penalmente rendere responsabile questo sito, l’unica solenne risposta potrebbe essere una SONORA PERNACCHIA, contro chi ha proclamato per il costruendo depuratore del villaggio Peruzzo “miasmi, inquinamenti, danni ambientali ed ecologici, cataclismi disatri di ogni genere”, che hanno raggiunto il culmine con un procedimento giudiziario per disastro colposo dovuto alla esondazione del fiume Akragas, che ha visto sempre legambiente agrigentina parte civile, stroncato sul nascere dalla magistratura giudicante, per fortuna dei malcapitati presunti responsabili. Questa è stata fino ad oggi legambiente agrigentina. Avrebbe, uniformandosi agli slogans del sindaco Zambuto, il coraggio di cambiare?
Gent.mo Sig. Mario, il suo commento, mi offre l’occasione per ricordare una lettera dell’Avv. Quattrocchi, che avevamo pubblicato sul vecchio sito – credo fosse nel 2008 – e che val la pena di riproporre ai nostri lettori, e, in particolar modo a chi è ancora convinto di poter replicare quello che avvenne tanti anni fa, in contesti ben diversi da quello attuale.
Questa la lettera:
Fine ingloriosa del processo del depuratore.
Che va avanti dal 1992, innescato dall’esposto di Legambiente e dalle truculente accuse del consigliere comunale Giuseppe Arnone a Piero Macedonio e ad altri componenti della Giunta comunale, rei di avere approvato il trasferimento dell’opera al Comune e assunto l’impegno di completarla con le somme dell’Agensud, all’ingegnere capo Butticè Francesco ed ai Diretti dei lavori Rizzo Vincenzo e Platamone Giovanbattista e al titolare della ditta appaltatrice Vincenzo Costanza.
Un processo che si trascina da circa vent’anni, metastatizzatosi in oltre 15.000.000 di pagine, in quattro sentenze, in numerose perizie, che hanno via via dimostrato l’inconsistenza delle accuse che la locale Procura aveva bellamente mutuato dalle strumentali propalazioni dell’esponente di Legambiente e che ora attende di essere concluso da una nuova sentenza della Corte di Appello di Palermo, cui la Cassazione l’ha rimandato dopo avere annullato la residua condanna dei due direttori dei Lavori, ingg. Rizzo e Platamone, essendo stati in precedenza assolti oltre che gli amministratori comunali anche l’imprenditore Costanza, l’ing. Piero Hamel e il sen. Calogero Sodano.
Quanto è costato allo Stato e quanto ancora dovrà sborsare il Comune per spese processuali è scandaloso, e altrettanto lo è il fatto che Agrigento è stata privata del depuratore della fascia costiera consentendo che i liquami non trattati vengano sversati in mare, con gravissimo pericolo per la salute dei bagnanti.
La sentenza della cassazione finalmente fa giustizia di tanti luoghi comuni e fornisce la prova inconfutabile della illogicità e pretestuosità dell’intera vicenda giudiziaria, confermando implicitamente che Legambiente ed il suo patron locale hanno scientemente stravolto la verità dei fatti e raggirato i cittadini.
La sentenza della sesta sezione della cassazione che ha condannato legambiente ed il wwff al pagamento delle spese in favore dei ricorrenti ed al versamento di una ammenda verrà trasmessa alla Camera penale per darne conoscenza agli iscritti auspicando che in avvenire non si ripeta nulla di così grottesco.
Vi è in Prefettura un nuovo Rappresentante del Governo che manifesta fattività e ragionevolezza e punta a smuovere e galvanizzare sia le amministrazioni locali che l’imprenditoria locale.
In Tribunale ed in Procura vi è una nuova leva di magistrati che sanno ben discernere e sapranno tutelarci rendendosi impermeabili alle insistenti pressioni ed alle partigianerie politiche di noti giustizialisti a senso unico.
Al Comune ed alla Provincia vi sono realtà politiche nuove che vorranno riprendere con la dovuta ragionevolezza il problema della messa in funzione depuratore che è un’opera essenziale per risanare subito il litorale e garantire la salute dei cittadini.
La stampa e le televisioni che hanno dato spazio e fiato alle insensate e sconcertanti accuse ed esibizioni di chi sul problema del depuratore si è fatto venire ogni volta il ballo di san Vito non possono ora ridurre e minimizzare la notizia della assoluzione oramai di tutti gli imputati di questo miserevole processo.
Avv. Enrico Quattrocchi.
Ai lettori, l’ardua sentenza…
Per un’azione di tutela a favore degli interessi della città e della salute pubblica non bisogna aspettare responsabilità penali per intraprendere una tutela legale..Ci sono già stati dei fatti che costituiscono illecito come il canone della depurazione che fino ad oggi è stata una pretesa illegittima. O come lo sversamento dai penneli nella zona del mare nostrum, che comuque è troppo vicino al lido e al centro residenziale per non essere già un pericolo in se.
Acnbe una CLASS ACTION è già opportuna.