Omissioni e misteri dietro la bomba ecologica – Articolo di Alida Amico su Centonove di questa settimana – Dalle denunce di un sindacalista sui “sabotaggi” alla messa in sicurezza affidata a Sviluppo Italia e mai avviata
Gli interrogatori sono già partiti. E lunedì prossimo, alla Procura della Repubblica di Enna, sarà sentito anche il presidente della Regione Raffaele Lombardo. Il governatore, insieme all’ex assessore regionale all’Energia Carmelo Russo (oggi alle Infrastrutture), ed al suo successore, l’ex prefetto Giosuè Marino, sono indagati dalla magistratura ennese, con l’accusa di omissione di atti d’ufficio e gestione dei rifiuti non autorizzata. Dopo che nella ex miniera di sali potassici, chiusa nel 1992, sono state scoperte tonnellate di amianto ed altro materiale inquinante.
L’attivismo di Caputo & Regalbuto Nell’ultimo anno, si era molto attivato – per sollecitare una eventuale ripresa dell’attività estrattiva dei sali potassici – il consigliere provinciale ennese, Giuseppe Regalbuto (il cui fratello, ex dipendente della Pasquasia, è tra gli addetti al servizio di guardiania nell’ex miniera)..
L’ intervento di Marino. Intanto, si è reputato “sorpreso” per l’informazione di garanzia nei suoi confronti, l’Assessore all’Energia Giosuè Marino (“anche perché vi ho prestato la massima attenzione sin dal mio insediamento avvenuto nell’ottobre scorso” ha dichiarato). La miniera di sali potassici – chiusa circa vent’anni fa, e dal 1992 in totale abbandono – era salita alla ribalta della cronaca,nel dicembre scorso, per una “strana” dispersione di olio dielettrico, dai trasformatori che fornivano un tempo energia elettrica agli impianti della miniera. Sabotaggio di balordi, con la scusa del rame da trafugare, o cos’altro?
I dubbi di Salvaggio. A sollevare in una nota dubbi e perplessità, era stato soprattutto Carmelo Salvaggio, l’ex segretario della Cisl ennese, già dipendente della miniera di Pasquasia.
Vent’anni di disinteresse A parte l’inchiesta giudiziaria “contro ignoti “, le indagini aperte dalla Procura della Repubblica di Enna, hanno tolto il coperchio – per la prima volta, dopo vent’anni – sulla pericolosa “pattumiera” a cielo aperto e mai bonificata, che per 20 anni è stata Pasquasia. In tanti lustri, sono rimasti sempre zitti, sordi e ciechi, i partiti, i sindacati, gli ambientalisti della prima e dell’ultimora, le istituzioni pubbliche (anche inquirenti).
L’incarico a Sviluppo Italia. Le cifre del disastro ambientale, le avevano snocciolate già l’anno scorso, durante un incontro alla Provincia di Enna, i tecnici di Sviluppo Italia. A cui nel 2009, il vice commissario delegato per l’emergenza bonifiche e tutela delle acque in Sicilia, Felice Crosta, aveva affidato l’incarico per interventi di messa in sicurezza della miniera (mai partiti).
Il governo Cuffaro. Eppure, il precedente governo Cuffaro, che a Sviluppo Italia aveva dato l’incarico di fare un censimento (tra il 2004-2005), dei siti minerari dell’isola dismessi – per l’ individuazione dei costi di bonifica e messa in sicurezza – incluse soltanto quelli zolfiferi di Villarosa, Cozzodisi (nell’agrigentino) e Trabonella (nel nisseno). Escludendo proprio le miniere di sali potassici e Pasquasia.
L’omicidio Fragalà. Intanto, dopo anni di totale abbandono e disinteresse – mentre sullo sfondo proliferano non pochi “gialli”, tra cui ultimamente il collegamento con l’omicidio dell’ex parlamentare di An Enzo Fragalà (che 40 giorni prima del delitto, avrebbe chiesto all’allora vice ministro Urso di attenzionare la miniera, per l’ipotesi di rifiuti tossici stoccati nelle sue viscere) – sul sito sono scattati i sigilli della magistratura.
Interrogazione dei radicali. Mentre hanno sollevato il “caso Pasquasia “ a Montecitorio, un drappello di deputati radicali ( Zamparutti, Beltrandi, Farina Coscioni, Mecacci, e Maurizio Turco). “Dove sono i nostri parlamentari ennesi?” domanda polemico l’ex sindacalista cislino Salvaggio.
A riaccendere i riflettori sul futuro della miniera dismessa di Pasquasia, ha contribuito anche la recente inchiesta giudiziaria aperta dalla Procura della Repubblica ennese. Da anni, circola la “leggenda” metropolitana – finora mai suffragata da dati e riscontri attendibili – che Pasquasia sarebbe una “bomba ecologica”, nelle cui viscere, sarebbero nascosti veleni di ogni genere e scorie magari anche radioattive.
Troppi allarmismi. Tra le “favole” inquietanti in circolazione, mai riscontrate sul serio, c’è quella dal pentito di mafia Nardo Messina: dichiarò che nelle gallerie sotterranee venivano smaltite le scorie radioattive. Oppure le altre ipotesi sui pozzi abbandonati nel sottosuolo, ricettacoli di rifiuti tossici. Solo voci, e mai un riscontro.
I “nemici” di Pasquasia. ”La dispersione di olii dielettrici, prima di pochi litri – ironizza in una nota Salvaggio – dopo alcuni giorni diventati quintali, e forse domani diventeranno tonnellate, lascia alquanto perplessi. “Chi sono i nemici di Pasquasia? Quali obiettivi si prefiggono? Vogliono forse rendere irreversibile la bonifica per altri scopi, pregiudicando irrimediabilmente qualsiasi ipotesi di ripresa produttiva?”
Bonifica e riapertura? Mentre per effettuare il monitoraggio e la bonifica del sito, l’Ue recentemente ha già stanziato i primi 26 milioni di euro.
Le inchieste giudiziarie. La stessa Italkali, prima di chiudere Pasquasia – in seguito ad un’inchiesta giudiziaria che travolse l’amministratore delegato della società, Francesco Morgante per l’accusa di violazione della normativa anti inquinamento (da cui fu poi assolto) – aveva progettato di realizzare un nuovo impianto (finanziato con 180 miliardi di lire dal Ministero). Commissione di indagine. “Adesso, tutti stanno scoprendo che la miniera Pasquasia potrebbe essere riutilizzata e diventare produttiva – dichiara il deputato regionale ennese del Mpa Paolo Colianni – C’è bisogno di fare chiarezza su ciò che è successo in questi anni a Pasquasia – spiega – capire se è possibile oggi recuperare un settore che può dare sviluppo a tre province, Enna, Caltanissetta ed Agrigento.
Il sequestro dei beni, è stato effettuato dal nucleo di polizia Tributaria della Guardia di Finanza. E riguarda il patrimonio personale, beni immobili, somme di denaro contante, titoli e persino i conti correnti, per un valore complessivo di 654.846,86 euro. I destinatari del provvedimento di sequestro preventivo – a conclusione di una complessa maxi inchiesta della Procura della Repubblica di Enna, riguardante la gestione dell’Ato rifiuti “Enna Euno spa” (attualmente in liquidazione) – sono il senatore del Pd Mirello Crisafulli, il parlamentare nazionale Ugo Grimaldi in quota Fds, i due deputati regionali Elio Galvagno e Salvatore Termine (Pd), e l’ex deputato regionale Carmelo Tumino.
Sfilza di reati.. L’inchiesta giudiziaria, iniziata dal Pm Cozzolino (nel frattempo trasferito) e proseguita dal Procuratore della Repubblica di Enna Calogero Ferrotti, riguarda una presunta truffa, ai danni della Regione siciliana, posta in essere dagli (ex) amministratori della società di ambito “Enna Euno spa”. Gli indagati, avrebbero anche occultato, perdite di esercizio di rilevante entità – secondo gli inquirenti – al fine di ottenere le “indebite erogazioni pubbliche” dalla Regione. Il sequestro diventato esecutivo. Alcuni indagati, si erano rivolti anche alla Cassazione, ma i loro ricorsi sono stati tutti bocciati. Per cui il sequestro preventivo dei beni, era diventato esecutivo. Tra non molto, la Procura della Repubblica di Enna, potrebbe anche chiedere il rinvio a giudizio (o l’archiviazione) del procedimento penale in corso, riguardante gli ex amministratori indagati.
Per i maligni, dietro la mobilitazione di un pezzo consistente del Pdl ennese sulla vicenda Pasquasia, ci sarebbero le mire elettorali del deputato regionale Sebo Leanza e del suo fedelissimo: Giuseppe Regalbuto ( presidente della Commissione provinciale su Pasquasia). Entrambi decisi a candidarsi alle prossime elezioni (regionali e nazionali), secondo radio Enna. Ma non mancano i “trasversalismi” con il Pd. Soprattutto con gli ex Ds (vicini al senatore Mirello Crisafulli). Giorni fa, al grido di “Pasquasia sarà bonificata e aperta”, il sindaco del Pdl di Pietraperzia, Enzo Emma, sponsorizzato da Leanza ( il quale è molto vicino al tandem catanese Castiglione & Firrarello), comunicava urbi et orbi, di avere ottenuto un incontro a Roma, con il Ministro Stefania Prestigiacomo. L’incontro, a cui parteciperà ovviamente Leanza, è stato reso possibile, per i buoni auspici di un altro parlamentare nazionale del Pdl, come ha preannunciato pimpante Emma: l’ex generale della Gdf, Roberto Speciale, originario di Pietraperzia. L’anno scorso, condannato per peculato continuato ad 1 anno e 6 mesi di reclusione, dalla Corte di Appello di Roma, per un carico di spigole ed altro pesce pregiato, che si sarebbe fatto portare da un aereo della Gdf, mentre era in vacanza a Predazzo. Ma il potente ex generale delle Fiamme Gialle – caduto in disgrazia durante il governo Prodi, ed oggi parlamentare del Pdl -, ad Enna trova ponti d’oro bipartisan. Il consiglio comunale di Enna, infatti, durante la sindacatura di Rino Agnello – con il voto determinate dei 10 consiglieri diessini (vicini al senatore Crisafulli) – ha conferito al generale Speciale, la cittadinanza onoraria. Anche se lui, poco elegantemente, li snobbò, disertando la riunione del consiglio comunale. Intanto, la Procura della Repubblica di Enna, ha nominato tutore giudiziario – con l’incarico di procedere agli interventi di bonifica sul sito minerario – l’ingegnere Dario Ticali. Un ricercatore trentenne, classe 1975, della Kore di Enna – molto vicino al Ministro Prestigiacomo – con un curriculum che va dalle “pavimentazioni stradali, alle piogge di ceneri vulcaniche sugli aeroporti”…
I misteri di Pasquasia s’infittiscono, arricchendosi di intrecci che nell’articolo della Amico catturano l’attenzione del lettore, alimentando ancora ulteriori dubbi. Quale il futuro della miniera?