di Luisa Pace
Con queste parole l’Avvocato Benito Triolo, Presidente della Comunità di Catania ha commentato la sentenza del tribunale di Catania nella causa promossa, contro la Comunità, dall’U.C.E.I. e dalla Comunità Ebraica di Napoli.

Con una Decisione attentamente motivata il Tribunale ha sentenziato “La domanda di parte attrice non può trovare accoglimento.”.
L’UCEI è riuscita a presentare una richiesta senza alcun fondamento giuridico, richiesta che ha ottenuto soltanto un effetto boomerang poiché dettata da principi inesistenti e forse da un sentimento di lesa maestà.
Terzo e, si spera, ultimo episodio della questione di Catania nata nell’ottobre 2022 all’apertura della Sinagoga al Castello di Leucatia della città perché non gradita all’UCEI – l’Unione delle Comunità ebraiche italiane – che si è opposta in ogni modo alla sua creazione.
Abbiamo già scritto due volte su questa triste vicenda che ha visto la presidenza dell’UCEI, scagliarsi contro una comunità che ha tutto in perfetta regola che sia a livello religioso che civile. Catania ha tutti i requisiti storici ed una presenza ebraica che la rendono degna di possedere una Sinagoga. Dopo 530 anni di vuoto provocato, nel 1942, con il decreto dell’Alhambra, firmato dai sovrani spagnoli Isabella di Castiglia e Ferdinando d’Aragona che stabiliva l’espulsione dal territorio da loro governato di tutte le persone di religione ebraica, l’ebraismo siciliano si ricostituisce.
La reazione più logica e morale sarebbe stata quella di congratulare la comunità catanese ed il suo direttivo per aver ridato vita alla Storia interrotta dalle persecuzioni e dall’esilio.
Si è invece scatenata l’ira della presidente dell’Unione, Noemi Di Segni che ben pensò di portare la questione davanti alla Giustizia quando già nel 2013 l’Avvocato Baruch Triolo aveva fornito le spiegazioni legali in merito alla costituzione della Comunità e la riapertura della Sinagoga.
La Signora Di Segni si diede anche la pena di recarsi a Catania presso alcune Autorità della città, tra le quali il Sindaco al quale ha chiesto di privare la Comunità dei locali della Sinagoga, che la Municipalità stessa aveva concesso. Tra l’altro un luogo di culto è un bene inalienabile!
Avevamo citato pure Maguène Avraham, rabbino talmudista ed autorità religiosa durante il XVII secolo: “Se l’apertura di una nuova Sinagoga permette a nuove persone di recarvisi e se le intenzioni dei responsabili sono pure, bisogna aprirne senza esitare anche se questo ridurrà il numero di fedeli nelle sinagoghe non lontane”. Eppure l’UCEI chiedeva agli ebrei siciliani di frequentare la Comunità di Napoli…
Una prima convocazione in Tribunale dell’8 febbraio 2024 andò a vuoto per assenza dei rappresentanti dell’UCEI e venne rinviata al gennaio 2025. Una falsa partenza si potrebbe dire sportivamente se non fosse talmente triste vedere un’Associazione ebraica attaccare una Comunità.
Triste è dir poco quando si pensa all’unità del popolo israelita nel mondo per far fronte a quanto accaduto il 7 ottobre 2023 in Israele. Un’unità necessaria anche di fronte alle crescenti agressioni verbali e fisiche in Occidente dovute a preoccupanti rigurgiti di antisemitismo. Forse la Signora Di Segni non si è accorta di tutto ciò.
Le prime parole dopo la sentenza sono dell’Avvocato Giuseppe Sciacca: “E’mio dovere informarvi tempestivamente, come difensore di Voi tutti, che il Tribunale di Catania , con sentenza definitiva comunicatami in data odierna ha rigettato tutte le domande che Ucei e Comunità Ebraica di Napoli avevano avanzato contro di noi Comunità Ebraica di Catania, con una sentenza ben fatta che ha fatto propria la nostra difensiva e che è suffragata da una ricostruzione terminologica e storica oltreché un richiamo puntuale alla normativa di rango costituzionale e sovranazionale più moderna.”.
Lo stesso Avvocato ha aggiunto una spiegazione per chi non avesse seguito tutti gli avvicendamenti: “Ucei e Comunità di Napoli, in coerenza con quella stampa da loro fomentata che ci aveva definiti “Comunità Ribelle” ci hanno chiamati innanzi al Tribunale di Catania presentandosi come ente esponenziale dell’ebraismo italiano perché noi ci eravamo costituiti Comunità e come tali ci siamo denominati, usurpando il titolo di Comunità, e chiedendo che ci venisse inibito l’utilizzo del nostro legittimo titolo, con una serie di provvedimenti accessori che andavano dalla modifica coattiva del nostro atto costitutivo, ad ogni tipo di sanzione di tipo afflittiva ed economica , oltre ad un risarcimento dei danni..”.
La Comunità, nella persona del proprio difensore si è invece avvalsa dei diritti e delle prerogative che la Costituzione riconosce, evidenziando la cattiva interpretazione che le controparti facevano della L.101 del 1989, che vale solo per le comunità iscritte all’Ucei e che prevede per la costituzione di una nuova comunità il preventivo assenso dell’ Ucei che Catania.
“La sentenza appena pronunciata afferma la legittimità della costituzione della Comunità Ebraica di Catania e della sua denominazione ed il relativo utilizzo come il nostro Presidente, l’Avv. Baruch Triolo, con lungimiranza aveva previsto quando aveva voluto la costituzione, preter legem, chiamandoci innanzi al notaio per la stipula dell’atto costitutivo che oggi ha superato brillantemente il vaglio giudiziario. Oggi siamo stati riconosciuti in sentenza, quello che ormai siamo da anni un valido ente rappresentativo dell’ebraismo siciliano, non secondo a nessuno.”.
La Comunità di Catania è rimasta unita e la Sinagoga resiste agli attacchi dalla sua posizione nel Castello di Leucatia. Luogo di culto e di studio, di incontri, di amicizie… era già forte del riconoscimento internazionale, compreso quello di Israele. Il detto “nemo propheta in patria” può forse essere accantonato auspicando che si possa chiudere il sipario di questa vicenda.
Riprendo le parole del Presidente della Comunità, Benito Triolo:
“Finalmente tutte le organizzazioni ebraiche religiose possono definirsi Comunità senza che nessuno possa obiettare alcunché. L’ebraismo italiano è meno vincolato ai capricci di chi vuole che chiudano invece di lasciarle vivere per ravvivare l’ebraismo senza essere tacciate da chi competente in merito non è. Un grande grazie va al difensore di fiducia della comunità di Catania per l’arguzia giuridica e per l’elevata professionalità dimostrata!”.
