Non ci sono opinioni, ideali, valori.
Ci sono soltanto i missili, gli aerei, i carri armati, i morti e il nostro cinismo.
“Un cinico è un uomo che conosce il prezzo di tutto e il valore di nulla” diceva Oscar Wilde.
L’invasione dell’Ucraina da parte della Russia ci ha costretti a gettare via la maschera, sia che siamo i paurosi amanti delle libertà, sia che lo siamo di una pace ostentata che puzza di interessi e di altrettante paure.
Da una parte chi arma gli ucraini per combattere una guerra che non è soltanto la loro, non entrando in gioco per timore – giustificato – di una guerra mondiale, della minaccia russa sull’utilizzo del nucleare.
Muoiano pure gli ucraini, i vecchi, le donne e i bambini, l’importante che Putin non vinca questa guerra da lui voluta e che ne esca ridimenzionato nel suo progetto di Impero.
Un popolo abbandona la sua terra distrutta lasciandosi dietro il sangue dei propri padri e dei propri figli.
Non è forse cinico pagare con il sangue degli altri una guerra che non è soltanto la loro?
Dall’altra parte, i buoni, i pacifisti, quelli che vorrebbero si mettessero i fiori nei cannoni.
Quelli che avrebbero voluto la resa dell’Ucraina fin dal primo giorno di guerra, consegnando ai russi importanti giacimenti di materie prime, il grano da cui dipendiamo, e dal quale in particolare dipende l’Africa.
Dopo il ricatto del gas e del petrolio, la consegna di altre armi nelle mani del dittatore russo, per poterci meglio sottomettere e guadagnarsi anche la conquista del continente africano senza neppure sparare un solo colpo.
È amore per il popolo ucraino che muore quello che prova questo finto pacifismo?
No! Soltanto la paura della crisi economica e di una guerra che nessuno di noi, giustamente, vuole.
Non muoiano gli ucraini, i vecchi, le donne, i bambini; Putin vinca pure la sua guerra e ricostituisca l’Impero.
Non è forse cinico pagare con la libertà di un popolo il nostro gas, il nostro petrolio?
Sulla nostra testa non volano i missili e gli aerei, a terra non sparano i carri armati, eppure, non c’è libertà.
La libertà è confinata all’interno dello steccato delle nostre paure, dei nostri interessi.
Il finto pacifismo e la guerra per procura sono due volti di una stessa medaglia, di un cinismo allo specchio al quale cerchiamo di dare mille giustificazioni, mille responsabilità di altri, mille buoni motivi per andare avanti ognuno sulla propria strada delle opinioni buttate lì sui social, come se dipendesse da ciò cambiare il mondo.
Quel mondo che è diviso, quell’Europa che è divisa dal confine di un Paese che i russi hanno invaso e quelli che il dittatore russo non ha ancora attaccato.
Putin ha fatto all’Ucraina quello che gli abbiamo permesso di fare con le nostre paure, con le nostre debolezze, con il nostro “business is business” girando lo sguardo da un’altra parte per non guardare in direzione dei crimini commessi dal nostro partner in affari.
La guerra è lontana.
Su di noi non volano missili e aerei, e a terra non sparano i soldati e i carri armati, sia che siamo cinici pacifisti o cinici guerrafondai con il sangue altrui.
Siamo al sicuro?
Solo gli ucraini sanno come questa sensazione faccia presto a svanire dopo il primo colpo sparato, dopo il primo bagliore di una bomba esplosa, dopo i primi gemiti dei feriti, le urla dei bambini, la vista dei corpi straziati.
Questo è il nuovo mondo che è stato permesso a Putin di costruire, nel quale dovremo imparare a vivere, a prescindere da che tipo di cinici siamo.
Ogni cosa ha il suo prezzo…
Gian J. Morici