Nulla, o quasi, di nuovo alla Direzione P.D. Convocata subito dopo la scoppola delle amministrative, Renzi disse che era troppo presto per ricavare un quadro della situazione. E poi…il Brexit… Rinviata di una diecina di giorni, Renzi, ora, ha detto: “uffa, volete stare ancora, dopo venti giorni a parlare di quelle cose là, delle amministrative?
Le cose vanno, dunque come nelle altre occasioni: discorsi contorti di quelli che vogliono fare intendere che ce l’hanno con Renzi, ma che non vogliono che si possa dire che sono contro la “linea” del partito. Qualcosa del P.C.I., checché se ne dica, è rimasta nell’aspirante “Partito della Nazione”.
Una mozione, con la quale quelli del NI al referendum chiedevano che non fosse proibito votare NO, ha ottenuto solo otto voti. Probabilmente altri partigiani del NI hanno considerato che non è il caso di fare a meno della proibizione del partito per essere giustificati per non votare NO.
Con tutte le chiacchiere contro l’immobilismo, sul doppio incarico di Renzi, sulla tradizione di Sinistra e lo sfondamento che non arriva a Destra, la discussione sui “Cinque Stelle” cioè su quelli che glie le hanno suonate, si è accesa sul punto se la Raggi possa, in un assise di un partito che professa il femminismo o, almeno, le “pari opportunità”, essere usato l’insulto “bambolina imbambolata”.
Le cronache hanno dato atto di sguardi severi ed ammonitori che sono stati rivolti dai presenti a D’Alema, per sottolineare passi di discorsi che si riferivano evidentemente a sue colpe ed errori.
La novità? Non si può dire sia mancata del tutto. Mentre in Direzione le cose andavano così, Giorgio Napolitano, è “uscito” ad annunciare il suo SI al referendum sulla modifica della Costituzione.
Ricordo le vignette di Forattini con la caricatura di Giorgio Napolitano-Geppetto falegname che da un pezzo di legno ricava un Renzi-Pinocchio. Ed il volume delle vignette dell’anno intitolato: “C’era una volta un pezzo di legno”.
Che ha detto di nuovo Napolitano sul referendum costituzionale? Ha sfoderato un argomento così brillante che chiaramente non poteva essere tutta farina del suo vecchio sacco. Se non di quello dei suoi ricordi.
Votare tutti SI, ha detto il Presidente Emerito della Repubblica, “per non sprecare il tanto lavoro che la riforma è costata”.
Così all’appello del “Rottamatore” accorre a sostenerlo il Napolitano-pensiero che potrebbe riassumersi in un aforisma popolare romanesco anziché napoletano: “qua nun se butta gnente”, che sta ad indicare l’accanimento, più che dei poveri degli avari, di utilizzare anche le immondizie per qualche ulteriore uso di ripiego.
Ma Napolitano deve ricordare assai bene, perché era dalla parte di quelli che così ragionavano (naturalmente, si fa per dire) il ritornello del “partito giustizialista” contro Carnevale perché, Presidente della Prima Sezione Penale della Cassazione, aveva osato annullare delle sentenze “antimafia” o, comunque “antiqualchecosa”.
Ed anche, però, “antidiritto”, ma questo per quelli là, non contava. Il ritornello era: “Ha sprecato il gran lavoro di tanti magistrati così fortemente impegnati”. Allora Violante non era ancora diventato garantista.
“Qua nun se butta gnente” secondo quei signori, avrebbe dovuto essere il motto della Corte di Noncassazione. Così oggi Napolitano, che di quella cultura, si è nutrito, magari faticando un po’ a velarla di “obiettività” durante le sue presidenze, il referendum previsto espressamente dalla Costituzione per confermare O RESPINGERE le non unanimi modifiche della Costituzione, dovrebbe essere solo di conferma ed a gran maggioranza. Per servire, magari, a qualche Renzi come un plebiscito, che lo faccia passare per salvatore della Patria. Ma, come la Cassazione non avrebbe dovuto cassare mancando di “rispetto” per “il lavoro di tanti magistrati fortemente impegnati”, il referendum dovrebbe guardarsi bene dal rovinare, “sprecare” il lavoro dei pasticcioni così “impegnati” nella “rottamazione”.
Il “nuovo”? Eccolo, Onorevole Presidente Renzi, compagni (si dice ancora così?) del P.D.! E’ il Napolitano-pensiero. Che, per vostra giustificazione di fronte alla storia, non è privo di profonde radici nel passato. Quello da dimenticare.
Mauro Mellini
06.07.2016