Siamo seri! E cerchino di esserlo anche quelli che per natura non lo sono affatto, per il rispetto dovuto alle cose serie ed alle persone che lo sono.
Che la discussione sul SI e sul NO al referendum sulla cosiddetta riforma costituzionale dovesse finire, come vediamo dagli stessi titoli dei giornali, nientemeno che in una polemica sulle opinioni di quel grande giurista costituzionalista che è Benigni, è cosa sconfortante, ridicola ed insopportabile.
Sostenitore del NO, e antipatizzante per il Benigni attore, ho sempre considerato quella sua “la nostra Costituzione è la più bella del mondo” una cazzata e null’altro, perché è stata sempre una proposizione retorica, un giudizio “estetico” sulle frasi e le parole della Carta, oltre tutto da parte di uno che di Costituzione è probabile abbia letto solo qualche rigo di quella italiana.
Che oggi quella battuta da giullare diventi “materia del contendere”, con la prevedibile odierna aggiunta del giullare medesimo “però si può cambiare” è, come dicevo, cosa deprimente ed assurda.
Mi guardo bene dal voler anch’io utilizzare il Benigni-pensiero per questa polemica, su un argomento così importante in cui, purtroppo non mancano, per certi aspetti delle pretese “novità”, elementi grotteschi se non comici. Ma mi sembra che quel giudizio teatralmente estetico di Benigni sulla Costituzione e la sua “bellezza” sia in realtà, anche a prescindere dall’adattamento da giullare a quel che il Potere Renziano oggi richiede, la base della riforma Boschi-Renzi. Se la Costituzione dovesse essere giudicata, difesa, eventualmente modificata in funzione di una “bellezza”, la “bellezza dell’asino”, e per le giaculatorie di Benigni varii, allora il “nuovo e bello”, la ricerca di una riforma “estetica” (che, poi è un’estetica disastrosa) a prescindere dalla funzionalità del nuovo assetto, potrebbe avere un senso. Il senso dell’assurdo.
Ma la Costituzione non è fatta per le giaculatorie dei giullari o dei tromboni o degli asini. E’ fatta per funzionare.
Ed allora, vi prego, lasciate perdere Benigni. Troverà altre cose con le quali tentare di farci ridere.
Mauro Mellini
03.06.2016