Avevo visto giusto quando scrissi che questo on. Davide Mattiello, deputato torinese del P.D. della corrente palermitana dell’oltranzismo antimafia Di Mattesco-Ciottiana è davvero un personaggio emblematico.
Dico subito, ora, che per lui non basta di certo l’”Ordine della Foglia di Fico” da conferire ad una quantità di signori Taciti Silenzi del Parlamento, della stampa, del Comune di Dolianova (il Sindaco) che si sono fatti notare per il loro testardo, rigoroso silenzio sul caso Varacalli.
Davide Mattiello ha parlato. Eccome!
Ha parlato, conservando però un silenzio indifferente sull’assassinio “in regime di protezione da parte dello Stato”, sulla “delega di Carabinieri e Procura all’assassino perché svolgesse le indagini sul proprio crimine, sulla calunnia del “collaboratore di giustizia” in danno di Francesco Baldussu, cui ha fatto attribuire il suo delitto falsificando le prove con l’attrezzatura a lui fornita dallo Stato. Ha parlato per esprimere la preoccupazione che l’interrogazione degli on. Capezzone e Chiarelli potesse “delegittimare” cotanto collaboratore di (sic!!) giustizia.
In sostanza il nostro emblematico Deputato ultrademocratico-ciottiano considera “legittimato”, cioè “legittimo” un simile mascalzone e ne considera la “reputazione di attendibilità” da non sciupare facendo tanto chiasso per qualche sciocchezzuola combinata nientemeno che in Sardegna, tanto per non annoiarsi nelle pause del suo prezioso lavoro di inestinguibile collaboratore di giustizia.
L’emblematico esponente parlamentare del giustizialismo ciottiano-palermitano si è, di recente distinto in Commissione Antimafia durante l’audizione del prof. Lupo (autore, con l’insigne professore di diritto penale, Fiandaca, di un libro sul cosiddetto “processo per la Trattativa”), cioè per il tentativo di subire le minacce della mafia. E’ inutile dire che il Nostro si è fatto in quattro per sostenere l’eccellenza del pensiero e dell’azione del noto Di Matteo (quello che “valorizzava” la “legittimazione” del cosiddetto pentito Scarantino).
Ma il Mattiello-pensiero trova la sua più alta espressione in una dichiarazione riportata pressoché integralmente dal sito internet del Guru interplanetario. Bongiovanni (quello con la croce dipinta in fronte) “Antimafia 2000”.
Il Deputato “antimafia che più antimafia di così non si può” l’ha rilasciata per celebrare il trentesimo anniversario del “maxiprocesso di Palermo”, che “decapitò la testa di Cosa Nostra” (mica “decapitò” solo, che so, un piede o una mano!!).
A tale perla filologica ed alla evidente sua convinzione che i processi siano qualcosa da ricordare negli anniversari, nei riti esoterici, quali avvenimenti di politica epocale, proprio come i miracoli dei Santi, il Nostro, dopo varie sviolinate a Grasso e, naturalmente alla tesi del “bidone” con il quale si rischia di impedire di far luce, parola di Galatolo, sulla “verità nascosta del rapporto tra pezzi di Cosa Nostra e pezzi dello Stato” (notevole per la ritirata dal “tutto” ai “pezzi”) aggiunge “che ci sono le politiche da presidiare”. Udite! Udite! Tra queste, conclude l’on. Mattiello “la legislazione sui collaboratori di giustizia è da presidiare”.
Come? Evidentemente con la messa in castigo dei deputati ficcanaso che rischiano di “delegittimare” i collaboratori che più collaboratori di così non si può, perché sono incaricati di collaborare anche alle indagini anche sui delitti da loro stessi commessi “in regime di protezione”.
Insomma: Mattiello è, “voltalo e rigiralo” (come si dice a Roma) l’uomo simbolo del caso Varacalli.
Quello che non ha taciuto, ma ha parlato per chiedere che su certe sciocchezzuole si taccia, perché i vari Varacalli possano fare il loro ineffabile mestiere in santa pace.
Ci vuole per lui un’altra onorificenza. L’Ordine della Foglia di Fico non basta.
Ci penseremo.
Mauro Mellini