Sulla storia delle “liste di proscrizione”, dei candidati che l’ineffabile pulzella Rosy Bindi definisce “impresentabili”, intervenendo come un ippopotamo (gli elefanti mi pare siano molto più eleganti) in un negozio di chincaglieria, ho scritto parole molto pesanti ma non abbastanza.
Non è un qualsiasi episodio di distorsione ed abuso da parte di un organo che dovrebbe essere presidio delle libere istituzioni.
La redazione di un lista di candidati da non votare, da proscrivere ed esporre al pubblico ludibrio da parte di una Commissione parlamentare alla vigilia del voto amministrativo e regionale in una parte considerevole d’Italia è un fatto di inaudita gravità, con il quale il Parlamento si condanna all’autodistruzione, nel momento stesso in cui lascia che una sua Commissione (dalle incerte funzioni: una volta era una Commissione di indagine, ora l’indagine –si fa per dire- è divenuta permanente, quindi…) si trasforma in una sorta di “Comitato di salute pubblica” arrogandosi il compito di “indirizzare” (anche se per Rosy Bindi “informare” non è “indirizzare”) il voto dei cittadini “buoni”, è un atto di così grave valenza eversiva da segnare la fine del Parlamento come presidio delle libere istituzioni.
Il fatto che non si tratti di elezioni politiche e che il numero dei candidati dichiarati “impresentabili” dall’impresentabile Pulzella e dalla altrettanto impresentabile (per diversi motivi) Commissione, (che oggi possiamo dire da lei degnamente presieduta), sia esiguo aggiunge all’episodio il ridicolo di una cattiva scimmiottatura dell’assemblearismo della Rivoluzione Francese e non riduce affatto la portata eversiva dell’atto.
Al contrario: c’è stato e c’è di peggio.
All’interno di questa Commissione, che già fu di indagine (ed ora è di sputtanamento di alcuni indagati) non pare che ci sia stata alcuna opposizione a questa inconcepibile e vergognosa redazione della “lista nera dei candidati”. Al contrario: si è litigato e si litiga per la limitatezza del numero dei “cattivi”. Ed anche per le “anticipazioni” di alcuni dei nominativi, particolare che dimostra che si riesce sempre ad abusare anche degli abusi.
Il fatto è che tutti, di Destra come di Sinistra (ammesso che ancora esistano) non hanno visto altro nell’episodio turpe che un’occasione per danneggiare una ipotetica controparte, limitando al massimo il danno alla parte (non parliamo di partito visto che non ce n’è più) propria. Vergogna ancora più grande!
Qualcuno mi ha fatto notare che la baggianata epocale della Pulzella e della sua Commissione è stata combinata allo scopo di coprire con una fitta cortina fumogena una “impresentabilità” stabilita, ahimè, non da una Bindi qualsiasi ma da una legge, benché palesemente incostituzionale.
Si tratta di quella del candidato presidente P.D. della Campania, De Luca, “incandidabile” per la Legge Severino.
Può darsi che sia così. Contro l’incandidabilità di De Luca, stabilita da una legge inqualificabile, che tale lo riduce, benché la Costituzione lo garantisca elettore ed eleggibile, una legge, quindi con una sfacciata finalità di gabbare la Costituzione, ho scritto a suo tempo senza pormi problemi circa il “cui prodest”.
Se la prodezza dell’Antimafia è stata concepita (ed è in tal caso una mente evidentemente diversa di quella della Bindi ad averlo fatto) allo scopo di confondere le idee su quella difficile situazione del P.D. in Campania, quanto sta facendo l’Antimafia non è meno vergognoso. Né è meno vergognoso il comportamento dei partiti (cosiddetti) che nell’Antimafia sono rappresentati.
Se ieri ho scritto che abbiamo toccato il fondo non ho esagerato. Forse, però sono stato ottimista.
Lo sviluppo delle polemiche su “abusi nell’abuso” inverecondo della Commissione testimoniano questo mio ingiustificato ottimismo: si accapigliano per aggiungere un “impresentabile” da una parte e toglierlo da un’altra.
Il fatto è che, quando si è costretti a dire “Vergogna”, non ci sono graduazioni, limiti. E non c’è nemmeno speranza.
Se mi sono espresso con acredine nei confronti della povera Rosy Bindi ditemi pure che dovrei sapere che non si può cavar sangue dalle rape. Ma non basta. Le rape sono ovunque e ci stanno soffocando. E non possiamo rimediare facendo finta di non accorgercene.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info