Emanuela Orlandi, quindicenne cittadina dello Stato del Vaticano, scomparve in circostanze mai chiarite il 22 giugno 1983 . Quella che all’inizio poteva sembrare la “normale” sparizione di un’adolescente, magari per un allontanamento volontario da casa, divenne presto uno dei casi più oscuri della storia italiana che coinvolse lo Stato Vaticano, lo Stato Italiano, l’Istituto per le Opere di Religione (IOR), la Banda della Magliana, il Banco Ambrosiano, i servizi segreti di diversi Paesi e l’attentatore a Papa Giovanni Paolo II, Alì Agca. Il fratello di Emanuela, Pietro Orlandi, non si è mai rassegnato e ha da sempre cercato la verità che si cela dietro quella misteriosa scomparsa, rilasciando interviste che hanno impedito che la vicenda finisse nell’oblio, così come in molti certamente speravano accadesse.
Nonostante i tanti tentativi di Pietro affinchè si faccia chiarezza sul “caso Emanuela Orlandi”, il rischio adesso è quello che si arrivi all’archiviazione dell’inchiesta sul rapimento.
L’appello al Presidente Mattarella è stato condiviso e fatto proprio dal Direttivo nazionale de “I Cittadini Contro le Mafie e la Corruzione”.
Perchè non si vada ad un’archiviazione, è stata avviata anche una petizione che riteniamo opportuno, se non doveroso, sottoscrivere e condividere (clicca qui per sottoscrivere la petizione)
Questo l’appello al Presidente Mattarella:
mi rivolgo a Lei nella sua duplice veste di capo dello Stato, rappresentante di tutti gli italiani, e di supremo garante del corretto funzionamento della Giustizia, in quanto presidente del Consiglio Superiore della Magistratura, per chiedere il Suo intervento affinché la Giustizia non subisca l’ennesima sconfitta cedendo il passo a chi vuole che la Verità non emerga. Come Lei ha giustamente sottolineato nei giorni scorsi “Mai rassegnarsi alla ricerca della Verità”. La Procura di Roma, nella persona del Dottor Giuseppe Pignatone, ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sul rapimento di mia sorella Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, accomunate da un unico filone d’indagine che ha messo in evidenza numerosi indizi, che avrebbero meritato maggiori approfondimenti a carico di sei indagati, sulla sorte delle due ragazze.
Soprattutto fa indignare la mancanza di volontà nel proseguire nella ricerca della Verità dichiarando che “Il tempo trascorso dallo svolgersi dei fatti rendono impossibile lo svolgimento di ulteriori indagini”, nonostante nel corso dei tanti anni ci siano stati spunti investigativi mai approfonditi soprattutto per la mancanza di collaborazione da parte dello Stato Vaticano, di cui Le ricordo Emanuela Orlandi era cittadina. Un “diaframma frapposto tra lo Stato italiano e la Santa Sede” come fu definito dagli inquirenti. In particolar modo ci furono azioni da parte delle autorità vaticane, volte ad ostacolare le indagini nel corso degli anni, respingendo rogatorie internazionali affinché alcuni alti prelati venissero ascoltati, non comunicando agli inquirenti il contenuto delle tante telefonate intercorse nel periodo Luglio – Settembre 1983 tra i presunti rapitori e la Segreteria di Stato vaticana, e negando l’esistenza di un dossier sulla scomparsa di Emanuela Orlandi, riguardante un’indagine interna allo Stato Vaticano, esistenza del quale si evince grazie ad intercettazioni telefoniche.
Le faccio presente, signor Presidente, che la richiesta di archiviazione, oltre che dal Dott. Pignatone, che ha avocato a sé la presente inchiesta solo nel 2012, è stata firmata da due sostituti procuratori, uno dei quali mai coinvolto nelle fasi cruciali d’indagine, mentre “in dissenso” si è pronunciato il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, estromesso dall’inchiesta nei giorni scorsi, colui che più si è speso, per anni, nel filone d’inchiesta, che ora si vorrebbe definitivamente chiudere. Il dissenso da parte del Dott. Capaldo, unito alle sue dichiarazioni pubbliche “Ci sono personalità vaticane ancora in vita che potrebbero fornire importanti indizi sulla scomparsa di Emanuela Orlandi” e i tentativi, di cui sopra, da parte del Vaticano di ostacolare le indagini, pongono dei seri dubbi sulla genuinità della richiesta d’archiviazione. Fiducioso in una decisione del Gip a favore del proseguimento del cammino intrapreso verso l’accertamento della verità sul rapimento di Emanuela e Mirella, Le chiedo di valutare la situazione che si è determinata nel Palazzo di Giustizia più importante d’Italia, un tempo soprannominato “Porto delle nebbie”, epiteto che spero di non dover riproporre. La scomparsa di una persona, che sia Emanuela, Mirella o chiunque altra abbia subito tale ingiustizia, non si può archiviare. Mai.
Con stima e fiducia
Pietro Orlandi