La Corte d’Assise di Palermo vuole sentire il Capo dello Stato in merito alla lettera ricevuta dal Quirinale il 18.06.2012 a firma del Dott. Loris D’Abrosio. L’ex consigliere del Presidente Napolitano il quale scriveva: (…..) “ Non ho mai esercitato ingerenze che potessero favorire il Senatore Nicola mancino” Ed ancora: “Lei sa di ciò che ho scritto anche di recente su richiesta di Maria Falcone. E sa che in quelle poche pagine non ho esitato a fare cenno a episodi del periodo 1989-1993 che mi preoccupano e fanno riflettere; che mi hanno portato a enucleare ipotesi – solo ipotesi di cui ho detto anche ad altri – quasi preso anche dal vivo timore di essere stato allora considerato solo un ingenuo e utile scriba di cose utili a fungere da scudo per indicibili accordi”. Gli anni fine 80 e inizio anni 90, sono gli anni, sono secondo l’accusa della trattativa. Carta e penna, il Presidente scrive al Presidente della Corte d’Assise di Palermo Alfredo Montalto, chiedendo la cancellazione della sua deposizione. La gente “comune” si chiede: Se i Giudici della Corte d’Assise chiedono la presenza del Presidente Napolitano, per sentirlo come teste – di un fatto importante – perché inviare una nota “niente da riferire”. Il pm Di Matteo insiste, vogliamo ascoltare il Presidente, vogliamo capire quali timori tormentavano il Dott. D’Ambrosio. Stiamo parlando di un processo che vede imputati boss e politici: Totò Riina, Leoluca Bagarella, Giovanni Brusca, Marcello Dell’Utri, Nicola Mancino, etc.
Il Quirinale è in attesa di ricevere il testo dell’ordinanza di ammissione alla testimonianza, per valutarla nel massimo rispetto delle istituzioni. E’ vero, la legge lo prevede, il Presidente può rifiutarsi di testimoniare. L’art.205 del CPP parla chiaro: “La testimonianza del Presidente della Repubblica è assunta nella sede in cui egli esercita la funzione di Capo dello Stato”. Anche la Corte Costituzionale con la sentenza del 4.Dicembre 2012 stabilisce che: “anche le attività informali , connesse all’esercizio delle funzioni del Presidente della Repubblica, sono coperte da riservatezza. In virtù dell’art. 205e della sentenza della Consulta, il presidente Napolitano potrebbe dire no, sollevando quindi un ”Conflitto di attribuzione tra poteri dello Stato?”
Ci auguriamo di no.
Aldo Mucci