Sullo sfondo della politica italiana si stagliano le provocazioni di leggi ad personam per l’ex premier Berlusconi ed amici. Sarà forse stata una mera casualità la presentazione da parte del senatore Luigi Compagna, in commissione Giustizia, di un disegno di legge che prevede tra l’altro l’annullamento del carcere e delle intercettazioni per chi svolge attività di supporto ad appartenenti ad associazione mafiosa.
Se quanto presentato dal senatore Compagna fosse andato a buon fine, le conseguenze sarebbero state nefaste. Per fare qualche esempio, in primis il concorso esterno sarebbe stato derubricato alla categoria del favoreggiamento con una riduzione della pena da un massimo di 12 anni a un massimo di 5 anni. Cosa ancora più grave sarebbe stato lo stop alle intercettazioni, poiché gli ascolti di queste vengono consentiti nel caso di reati ove le condanne previste siano superiori ai 5 anni.
Fortunatamente a “provocazione” avvenuta e avendo intuito l’inopportunità del disegno di legge del sen. Compagna, Renato Schifani, capogruppo PDL al Senato, è riuscito ad avere rassicurazioni circa il ritiro dell’ultima fatica del collega campano.
Non sembra un dettaglio ricordare che il sen. Luigi Compagna è stato eletto nelle fila del PdL poi transitato nel Gal – Grandi Autonomie e Libertà -, il gruppo costituito da parlamentari eletti col centrodestra e guidati al senato da uomini di Gianfranco Micciché. Quello stesso Gianfranco Micciché che, rimasto fuori dal parlamento per volontà degli elettori, è stato resuscitato dal Cavaliere che gli ha “omaggiato” un sottosegretariato.
“La legge– ha dichiarato Antonio Ingroia – avrebbe permesso a Dell’Utri di aspirare alla prescrizione. Il PdL, con coerenza, continua a tentare di proteggere i colletti bianchi”.
Perché stupirsi dunque che gli amici di Dell’Utri abbiamo cercato di rendere immediatamente un favore a colui che a lungo è stato il braccio destro di Berlusconi e, recentemente, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa?
Da uomo pragmatico qual è, Gianfranco Micciché, senza nessun’accortezza si lasciò sfuggire con la stampa dell’importanza dell’amico dell’Utri – di cui era certo di una intercessione col Cavaliere – per l’assegnazione alla sua persona del sottosegretariato di Stato alla pubblica amministrazione e semplificazione.
E nonostante Silvio Berlusconi, riferendosi alle motivazioni della sentenza della Corte d’Appello di Milano sul cosiddetto processo “Mediaset”, parli di “motivazioni surreali” continuando a dichiararsi innocente, nella sentenza si fa riferimento ad un “sistema portato avanti per molti anni e proseguito nonostante i ruoli assunti”. Se la Cassazione confermerà il giudizio d’appello, sarà il Senato, e quindi la politica, a decidere sul destino del leader del PDL, compresa l’interdizione dei pubblici uffici che comunque, necessita del voto della camera d’appartenenza.
“Se c’è buon senso non potrò essere dichiarato colpevole” – ha affermato Berlusconi, rinfocolando e contrapponendo gli animi tra chi lo vede come vittima di una ingiusta persecuzione da parte di giudici politicizzati e quanti lo considerano un condannato da chi in nome del popolo italiano è tenuto a fare il proprio dovere.
In un paese dal quale i giovani che possono fuggono perché non intravedono nessun futuro, le tematiche della giustizia, legate ai processi di Berlusconi e ai suoi amici, sembrano dominare lo scenario politico. E il “matrimonio d’interesse per il popolo italiano” tra PDL e PD, certamente, non aiuta a discostarsi da tali problematiche per affrontare i veri problemi di cui il Paese e gli Italiani soffrono.
Totò Castellana