Le consultazioni per la formazione del governo Letta continueranno anche domani. Berlusconi divide. Il cavaliere divide la politica, divide le coscienze e divide l’elettorato anche nel giorno della “Liberazione”, giorno in cui il premier incaricato Enrico Letta avvia le consultazioni. Per il leader di SEL un alleanza con il PDL significherebbe tradire gli elettori del centrosinistra. Nichi Vendola si è posto all’opposizione del governo Letta: “Noi abbiamo fatto una battaglia politica nella campagna elettorale per chiudere il ciclo ventennale del berlusconismo ed aprirne un nuovo, uscire verso la direzione del progresso dalla crisi della società italiana. Questa operazione è il contrario di ciò che era nelle ambizioni del corpo elettorale”. Vendola poi ha scatenato le ire dei pidiellini quando ha ricordato che nel CLN (Comitato di Liberazione Nazionale) – che dalla dittatura fascista e l’occupazione tedesca voleva liberare il Paese – non era presente il fascismo. Ed in effetti agli occhi della maggioranza degli italiani, ricordiamo che due italiani su tre hanno votato per il cambiamento. Un governo Letta sorretto da PD e PDL, come avvenne per il governo di Mario Monti, non sembra la risposta giusta per avviare quelle riforme necessarie a far uscire quanto prima l’Italia dalla crisi che ha investito l’Europa ma, soprattutto, non sembra la soluzione adeguata per accompagnare Berlusconi fuori dalla scena politica.
Il governo Letta, dietro il quale si cela tutto il potere acquisito da Giorgio Napolitano dopo la rielezione al Quirinale, sembra da un lato non piacere ad una parte del centrosinistra e dall’altro verrebbe visto con diffidenza dal centrodestra.
Rotte le alleanze venutesi a creare in campagna elettorale, schieramenti politici diversi per programmi, ideologie ed obiettivi perseguiti adesso sono in cerca di una sintesi certamente non facile, perché se da un lato ciascuno mira a conservare le postazioni di potere raggiunte allontanando lo spauracchio delle elezioni, dall’altro, per giustificare l’appoggio al governo che verrà si vorrebbe inseriti nel programma di quest’ultimo i punti salienti del programma elettorale del partito e della coalizione d’appartenenza. Uno spirito di autoconservazione e perpetuazione del potere che ha fatto dire a qualche esponente del centrodestra che il nuovo governo potrebbe anche durare tre anni.
Il problema tuttavia non sarà il programma di governo, sul quale le forze politiche principali PD, PDL e Scelta Civica sicuramente troveranno la quadra, bensì la nuova squadra dei ministri. Berlusconi dagli Stati Uniti chiede che nessun veto venga posto sui suoi uomini; tra i nomi PDL graditi dal cavaliere per una poltrona da ministro: Angelino Alfano vicepremier, Maria Stella Gelmini all’istruzione, Sacconi al welfare mentre Quagliariello, quasi certamente, andrà alle riforme. La vera preoccupazione berlusconiana però rimane il Ministero della Giustizia, a capo del quale Berlusconi ha detto a chiare lettere che il PDL non potrebbe accettare una figura ostile.
E, mentre per Angelino Alfano l’inserimento nel nuovo programma di governo degli 8 punti del programma elettorale del PDL, compresa la restituzione dell’Imu, sono questione essenziale per la fiducia al governo Letta, onde veicolare una forte risposta all’elettorato di centrodestra circa le promesse berlusconiane mantenute, la Lega Nord con Maroni afferma che non farà parte del nuovo esecutivo e starà all’opposizione. Anche il M5S siederà all’opposizione e voterà “legge per legge”. Nello stesso PD, se contrarietà è stata manifestata da Laura Puppato e Giuseppe Civati nel votare la fiducia a un governo PD-PDL, Matteo Renzi assicura il proprio sostegno al nuovo governo: “Saremo al suo fianco per mettere fine ad una delle pagine più brutte e inconcludenti della nostra storia. Ora arriva il momento nel quale gli auspici devono diventare realtà. Chi ha il coraggio delle proprie azioni deve arrivare in fondo, non deve disertare”.
Tuttavia nulla è così semplice per come viene presentato dalla politica e le consultazioni lampo che dovevano chiudersi nella giornata odierna continueranno anche domani poiché, “nonostante lo spirito costruttivo da parte di tutti – come ha dichiarato stasera Enrico Letta”, evidentemente, le profonde differenze tra PD e PDL emergono in modo preponderante. E poco importa se i parlamentari PD-PDL, facendo credere che le differenze potevano essere superate facilmente, applaudivano a festa Giorgio Napolitano mentre li rimproverava pesantemente nel corso del suo discorso d’insediamento a camere riunite. Un Giorgio Napolitano che certamente non può dirsi esente da colpe per la situazione in cui versa l’Italia visto che nel 2011 non esitò a sbattere in faccia agli italiani il governo dei tecnici anziché indire le elezioni in un momento in cui Silvio Berlusconi e il PDL erano al minimo storico dei consensi e probabilmente gli effetti negativi della legge porcata potevano essere superati più agevolmente e con essi lo stallo politico.
Dalla Germania gli occhi rimangono puntati sull’altalenante situazione italiana e alle parole di Enrico Letta, che si dice convinto che nell’Ue occorrerebbe rinegoziare il rigore, hanno fatto subito eco quelle di Wolfgang Schaeuble, il ministro delle finanze tedesco, che rifiutando un allentamento delle politiche di rigore nell’eurozona ha dichiarato che “il problema in Italia è stata l’irritazione dell’economia per i ritardi nel formare il governo. Scaricare sugli altri i propri problemi è comprensibile umanamente, e per alcuni la Germania è appropriata nel ruolo, ma è una sciocchezza. l’Italia deve risolvere i propri problemi tra il nord e il sud del Paese con la sua divisione politica. Deve essere formato un governo politico stabile. E i politici italiani devono convincere gli italiani che sono nella condizione di guidare il Paese con responsabilità”.
Che questo sacro giorno, il 25 aprile, anniversario della liberazione d’Italia dall’occupazione nazista e la fine del ventennio fascista, sia veramente morto come dice Beppe Grillo dal suo blog? Oppure – indipendentemente da grasse risate in Parlamento e la distruzione di nastri con le intercettazioni di Napolitano – mentre la disoccupazione aumenta e le fabbriche chiudono, gli italiani con la loro voce nella dignità dell’attuale sofferenza riusciranno a spingere una classe politica mediocre e inadeguata al momento storico attuale ad imboccare la retta via?
Totò Castellana