Le intelligence occidentali sono concordi sull’esistenza di almeno tre campi di addestramento di jihadisti nei pressi della città libica di Sebha. Secondo quelle che vengono definite ‘fonti affidabili’, almeno trecento “salafiti” dalla Libia e dall’Egitto, dopo essersi addestrati nei campi libici sotto l’egida di Al-Qaeda, sarebbero partiti alla volta del nord del Mali, andando ad ingrossare le fila dei combattenti, che vengono stimati in circa seimila.
Il contingente che avrebbe già raggiunto la destinazione, sarebbe formato da combattenti jihadisti di diversa nazionalità. La maggior parte di loro proverrebbe da Algeria, Egitto, Tunisia, Senegal, Mauritania, Costa d’Avorio, Sudan e Niger.
Secondo fonti dell’intelligence americana, già a partire dal 2008, la città libica di Derna fu il più importante centro di formazione di combattenti stranieri reclutati da Al-Qaeda. Emergono inoltre nuovi particolari in merito all’uccisione dell’ambasciatore americano e di alcuni funzionari del consolato a Bengasi. Da indiscrezioni pare infatti che poco prima dell’attacco nel corso del quale è rimasto ucciso l’ambasciatore Chris Stevens, la squadra di commando americano “CBC”, inviata in Italia e destinata a interventi rapidi in caso di emergenze impreviste, fosse stata allertata. Il via all’operazione sarebbe però arrivato in ritardo, visto il timore di un’eventuale accusa di violazione della sovranità della Libia.
Le forze speciali americane, provenienti dalla Stazione Base di Sigonella in Sicilia, e gli elicotteri “f-16” e “Apache”, partiti dalla Base di Aviano nel nord Italia, sarebbero arrivati soltanto dopo che l’attacco a Bengasi era già terminato. Trova inoltre conferm quanto avevamo già anticipato in merito alla presenza di mezzi navali americani che si trovavano già difronte le coste libiche al momento dell’attacco, ma che non vennero utilizzati, nonostante fossero stati allertati con grande anticipo.
gjm