23 maggio 1992. Svincolo autostradale Capaci – Isola delle Femmine. Una data, un luogo. Sono trascorsi venti anni. Giovanni, Francesca, Vito, Rocco e Antonio. Quel 23 maggio 1992, fu scritto con il loro sangue. 19 luglio 1992. Solo cinquantasette giorni dopo. Via d’Amelio. Paolo, Agostino, Emanuela, Vincenzo, Walter e Claudio, pagano con le loro vite un altro giorno di bestiale follia.
Vent’anni per riflettere, cercare di capire, ricordare. Capire che le stragi del 92 sono state stragi di Stato. Ricordare chi non c’è più. Ricordare cosa facevi quando tutto questo accadeva. Quando la mafia mostrava il suo volto più feroce e quando lo Stato non c’era, o se c’era, stava dalla parte sbagliata.
Vent’anni fa morivano Giovanni Falcone e Paolo Borsellino. Relegare all’oblio la storia di due uomini divenuti i capisaldi della lotta per la legalità, e le date di quando pagarono con la loro vita il prezzo di quella lotta, sarebbe stato come ucciderli un’altra volta.
“VENT’ANNI – scrive l’editore del libro, Salvatore Coppola – è nato dalla proposta di porre alle persone che hanno accettato di partecipare, la semplice e forse banale domanda: dammi il ricordo di dov’eri e cosa facevi quando uccisero Giovanni Falcone, Paolo Borsellino e i componenti delle rispettive scorte. Il sottoscritto, i curatori Daniela Gambino ed Ettore Zanca, Raffaele Sardo con don Luigi Ciotti e Denise Fasanelli con Carlo Palermo, hanno dato dei fogli di carta bianca sui quali scaricare i propri ricordi, le proprie emozioni tornando indietro nel tempo fino ai nostri giorni.”
12 luglio 2012. In piazza Purgatorio, ad Agrigento, la presentazione del libro “VENT’ANNI”.
A introdurre e coordinare Beniamino Biondi (scrittore e critico). Una platea interessata, ha seguito gli interventi di Ettore Zanca (coautore del libro), di Natya Migliori (autrice del racconto “Centonovanta chilometri”) e del cantante Lello Analfino, il quale ha letto alcune pagine ricche di testimonianze che non sono fatte di soli ricordi, ma di emozioni, e dettate dalla volontà di non dimenticare, affinchè il sacrificio delle vittime di Capaci e di via d’Amelio non sia stato un sacrificio inutile.
Un incontro con gli autori tenutosi in una piazza, in mezzo la gente, volutamente lontano dalle stanze deputate. Un pubblico vero, fatto di persone interessate a sentir raccontare, prima di essere costrette in futuro a ricordare nuove date, nuovi lutti.
Non la cronaca di fini tragiche di servitori della giustizia, ma, nel ricordo di quei giorni, la rinascita di una forma di ribellione alla cancrena della mafia, che dopo il periodo successivo alle stragi, sembra si stia assopendo.
A risvegliare ulteriormente le coscienze, la memoria dolorosa dei familiari di vittime di mafia, che hanno narrato le loro storie.
Nico Miraglia – Una vita vissuta del ricordo tramandato, senza potere cercare nella propria scatola dei ricordi il calore di una carezza paterna. Suo padre, il sindacalista Accursio Miraglia, venne ucciso per essersi messo contro le istituzioni dell’epoca e non solo contro la mafia,
Giuseppe Ciminnisi – Un ragazzo che mentre tirava due calci ad un pallone, sentiva gli spari dei sicari, che pur di uccidere un boss, non esitavano a macellare innocenti. Uno di questi era suo padre.
Leonarda Gebbia – Sorella di Filippo, portato via dalle raffiche rabbiose dei kalashnikov, mentre stava all’interno di un bar, mano nella mano con la sua ragazza. I killers non si fecero scrupolo di uccidere – oltre ai boss rivali – innocenti clienti del locale.
Quanti presenti all’evento, difficilmente potranno dimenticare le parole che hanno ascoltato in una calda sera di luglio nella comatosa Agrigento, che, grazie ai contenuti del libro, all’intervento degli autori, alle letture di Analfino e le testimonianze dei familiari di vittime di mafia, sembra essere stata percorsa da un brivido.
Che sia il momento del risveglio?
Gjm
Foto di riccardo zacco
Ettore Zanca Giuseppe Ciminnisi Salvatore Coppola Natya Migliori Leonarda Gebbia Riccardo Zacco Lello Analfino Beniamino Biondi
Quando fate questi incontri Antimafia invitate pure le agenzie di viggi scandinave che portano turisti in Sicilia, come la Fritidsresor, Temaresor & Solresor & i loro turisti: secondo me sarebbe interessante far conoscere anche agli stranieri la Vostra Propria Cultura Antimafia.