Appuntamenti di domani sabato 4: Roccamena e Salemi
domenica 5 giugno: Santa Ninfa e Sambuca di Sicilia
Ultimo fine settimana di appuntamenti per l’edizione 2011 di Salvalarte Belìce.
Il programma in dettaglio:
Sabato 4
Roccamena, ore 10, manifestazione per la riapertura del Museo Civico Archeologico.
Salemi,
ore 16.30, visita al Museo del Paesaggio.
L’articolo 9 della Costituzione italiana recita: ”La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
Con l’intento di riaffermare il minacciatissimo articolo 9, articolo “fondante” della Costituzione, l’11 maggio del 2010, in occasione dei festeggiamenti del 150° dell’Unità d’Italia e alla presenza del Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, Salemi ha voluto inaugurare il Museo del Paesaggio. Realizzato in collaborazione con il Fondo Ambiente Italiano e allestito all’interno dell’ex Collegio dei Gesuiti, oggi Palazzo dei Musei, raccoglie circa mille fotografie inedite di Renato Bazzoni, cofondatore del Fai, che rappresentano e raccontano i “paesaggi d’Italia”, suddivisi in tre sezioni “montagne”, “mare” e “pianure e colline”; dalla vetta del Monte Bianco ai paesaggi senesi, dalla costiera amalfitana ai templi siciliani immersi in una natura incontaminata, le foto mostrano allo spettatore i più vari paesaggi suggerendone la sacralità dei luoghi e la loro struggente bellezza.
Ore 17.30, Castello, convegno “Il paesaggio siciliano, un bene da amare”.
Partecipano: Bernardo Tortorici, assessore alla Cultura ; Michele Buffa, dirigente Servizio Piano Paesaggistico Regionale; Maurizio Carta, facoltà di architettura di Palermo, già assessore al centro storico del comune di Palermo; Gianfranco Zanna, responsabile Beni Culturali di Legambiente Sicilia.
Il Fiume Belìce traccia nella Sicilia centro-occidentale un grande solco che è geografico, paesaggistico e culturale, in una parola, identitario.
Seguendo l’andamento del corso a monte, ampie dorsali collinari dividono i due tratti di Belìce dalle colline del partinicese e dalle valli del San Leonardo e dell’Oreto, mentre a sud i monti Sicani tracciano una grande quinta paesaggistica che anima il cuore boscato dei territori della Sicilia centro-meridionale verso l’agrigentino e la valle del Platani e guidano il Fiume verso occidente.
In modo indistinto e continuo, il paesaggio del Belìce prosegue verso occidente e verso sud, descrivendo un progressivo addolcimento delle forme dei rilievi, dalle aspre colline del corleonese – segnate da Rocca Busambra – verso le più basse e dolci colline trapanesi.
Cambia anche l’uso dei suoli: dalla terra dei cereali e dei suoi mitici popoli di mangiatori di grano (gli Elimi) si passa ad un paesaggio di vigneti, da Entella verso sud-ovest, degradando verso Salemi, Santa Ninfa, Salaparuta e Poggioreale.
Cambia anche la cultura dell’insediamento urbano: dai centri medievali di cultura federiciana ai centri di fondazione baronale e, con un salto di secoli, ai centri di nuova fondazione post-terremoto.
Tutto il Belìce è, quindi, storicamente antropizzato con un elevato livello di continuità dell’uso che ne fa un complesso e fragile palinsesto.
Il paesaggio risultante dalle molteplici trasformazioni subìte dal territorio del Belìce – di cui il terremoto è solo l’ultimo tassello – non è solo una somma di patrimoni e di quadri percettivi da conservare, ma proprio per la sua intrinseca dinamicità, diventa il luogo privilegiato in cui potere sperimentare un nuovo approccio alla trasformazione, centrato sulla possibilità di ri-generare paesaggio, ovvero di risolvere le incoerenze di un’erosione incontrollata dei valori dei luoghi, ma anche di assumersi nuove responsabilità progettuali per la “creazione” di nuovo paesaggio.
Questo nuovo senso di responsabilità che la comunità deve assumersi è nei principi espressi dalla Convenzione Europea del Paesaggio: è la pervasività del paesaggio – espressa dall’articolo 1 della Convenzione – che guida il progetto di paesaggio verso nuove tensioni ermeneutiche e progettuali.
Domenica 5
Santa Ninfa, ore 9.30, escursione naturalistica nella Riserva Naturale Grotta di Santa Ninfa.
L’appuntamento è previsto alle ore 9.30 al Centro Visitatori della riserva (Castello di Rampinzeri). Dal Centro ci si muoverà con mezzi propri verso il Museo Etnoantropologico di Finestrelle, gestito dall’Azienda Foreste di Trapani, da cui avrà inizio una facile escursione a piedi nella riserva (circa 3 km), alla scoperta del suggestivo paesaggio carsico ricco di doline e di karren, del laghetto Biviere, un piccolo specchio d’acqua di grande importanza per la biodiversità floristica e faunistica dell’area protetta, del la fitta vegetazione ripariale con pioppi, salici ed allori, dell’imponente Conca del Biviere.Oltre al Centro Visitatori della riserva naturale, che attraverso pannelli divulgativi e roccioteca racconta la storia e l’evoluzione del territorio, sarà possibile visitare il Museo etnoantropologico di Finestrelle, gestito dall’Azienda Regionale Foreste Demaniali (Ufficio di Trapani), che custodisce gli antichi attrezzi utilizzati per le attività agricole: tornio, macina, otri per l’immagazzinamento del grano, piccoli utensili d’uso comune.
Per informazioni e prenotazioni è possibile contattare l’ente gestore della riserva naturale: 3298620475 – 3298620473 – santaninfa@legambienteriserve.it
Sambuca di Sicilia, ore 17, incontro per il recupero degli stucchi della Chiesa di Santa Caterina.
Partecipano:
Martino Maggio, sindaco di Sambuca di Sicilia; Emanuela Garofalo, facoltà di architettura di Palermo; Gaspare Massimo Ventimiglia, facoltà di architettura di Palermo; Giuseppe Tantillo, facoltà di architettura di Agrigento; Gianfranco Zanna, Responsabile Beni culturali di Legambiente Sicilia.
Tra le architetture di interesse storico-artistico della città di Sambuca un posto di riguardo spetta alla sorprendente Chiesa di Santa Caterina.
La sobria facciata di questa piccola Chiesa, in origine compresa tra due ali di un ampio edificio conventuale di monache benedettine, cela, infatti, un interno articolato da un’esuberante decorazione a stucco, di notevole qualità.
Autore di un variegato repertorio di soluzioni architettoniche e iconografiche è lo stuccatore Vincenzo Messina, contemporaneo dei più celebrati Giacomo e Giuseppe Serpotta. Quest’opera, poco nota agli studiosi, è tra le più interessanti realizzate dallo stuccatore, mettendo in crisi quel giudizio di scarsa originalità che in genere pesa sul suo operato.
Il perimetro interno della Chiesa, ad aula unica e abside retta, è scandito dalle grandi “macchine” in stucco: quattro altari laterali nello spazio dell’aula e l’altare maggiore sulla parete di fondo dell’abside, interamente rivestita dai rilievi a stucco. La varietà di soluzioni messe in campo, soprattutto nella composizione degli elementi che incorniciano gli altari laterali, dimostra un’approfondita conoscenza dei modi espressivi che caratterizzano l’opera di diversi artefici contemporanei e un’attitudine alla combinazione di modelli. Dalle statue a tutto tondo raffiguranti le quattro virtù cardinali, al singolare ordine architettonico dato dalla combinazione di tratti di colonne tortili e cariatidi, ai mascheroni degli invasi delle finestre, a un ricco repertorio di vasi, volute, conchiglie e altri soggetti più minuti, l’estro dell’artista spazia tra diversi registri. Il felice risultato d’insieme dimostra la padronanza di un ampio repertorio di modelli, non solo iconografici ma anche sullo specifico tema degli ordini architettonici, con probabili debiti dal vasto campo delle incisioni di provenienza francese e fiamminga.