Se in Lombardia e Veneto gli uffici erano aperti per il Carroccio – in polemica con la festa per i 150 anni dell’unità d’Italia – e in aula a Montecitorio erano solo cinque i leghisti ad ascoltare Napolitano, da Agrigento è arrivata un’inattesa risposta di fratellanza, che varca i confini delle Alpi e, scavalcata la Padania, raggiunge l’Ungheria.
L’occasione l’ha data la manifestazione “Il Senato incontra i bambini”: Celebrazione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia attraverso lo sport, organizzando un torneo di basket tra bambini.
Dopo finali di un torneo di mini-basket, una Cerimonia dedicata alla celebrazione dell’Unità d’Italia, alla presenza del Sindaco di Agrigento Marco Zambuto e l’intervento del Senatore Questore Benedetto Adragna.
Il Senatore ha parlato con i bambini presenti e con le loro famiglie dello spirito, del valore dell’Unità d’Italia. Per tutti i minicestisti presenti, gadget e libri della Costituzione italiana.
Momenti di panico tra i presenti ci sono stati quando si è sparsa la voce che anziché l’Inno di Mameli, forse si sarebbe dovuto cantare l’Himnusz, il canto che inizia con le parole Isten, áldd meg a magyart (Dio, benedici gli Ungheresi).
Il terrore di non conoscere né la lingua, né l‘Inno ungherese, per fortuna è presto rientrato. Se è pur vero che bandierine consegnate ai bambini, assieme alla Costituzione italiana, anziché in verde, bianco e rosso verticale (bandiera italiana) erano rosse, bianche e verdi, con le strisce orizzontali, e quindi come la bandiera ungherese (v. foto), non sarebbe stato necessario cantare l’Himnusz.
“Il Senato incontra i bambini”, non era infatti riferito all’Országgyűlés, il Parlamento nazionale unicamerale dell’Ungheria, ma proprio al Senato italiano. Le bandiere erano quelle dell’Ungheria solo a causa di un errore…
Gran sospiro di sollievo da parte dei presenti, che avevano già rimpianto di non aver chiesto l’annessione alla Padania, correndo solo il rischio di dover imparare – per chi non lo conoscesse – il “Va, Pensiero” di Giuseppe Verdi, senza doversi cimentare con il cantare l’Himnusz in ungherese.
Tutto è bene quel che finisce bene, anche se questa giornata resterà nel ricordo di alcuni dei presenti che hanno sorriso malinconicamente, di un 150° anniversario celebrato sotto un vessillo straniero.
Per fortuna, in molti, non si sono neppure accorti della differenza.
VIVA L’ITALIA UNITA (all’Ungheria)
Gian J. Morici