E finalmente il Ridge de noantri, il comunista capitano della Nazionale di Polo, è uscito allo scoperto. Ha tentato di ravanare voti a sinistra, tra i delusi del PD (tutti) e i nostalgici di Botteghe Oscure (il palazzo era dei Marchini ma si sa la passione politica attraversa per osmosi anche i mattoni); belloccio e affabulatore ha puntato alle casalinghe disperate, che non votano manco se le ammazzi, ma se vedono un ber fijo in tv e un cuore come simbolo chissà, magari si fanno convincere.
Insomma bello, ricco, simpatico, alternativo, non colluso con la politica, uomo di fede e come tutti gli uomini di fede rigorosamente separato. A tutte queste qualità aggiungeva anche il fatto di essere interessante per tutti i movimentisti e antipoliticisti del M5S che si stanno rendendo conto finalmente che il loro voto finora era destinato al macero della politica. Insomma un romano, uno di noi, non un genovese-palermitano-pittsburghese. Non un pugliese romanizzato, o un calabro-testaccino. Che je mancava? Niente.
Oddio, una cosa sì: l’intelligenza di non sparare castronerie. Per fortuna in democrazia la campagna elettorale è il luogo in cui cadono i veli, prima che si arrivi all’Olgettina o a Salaria Sport Village. Ha cominciato, il buon Alfio, a prendere compagni di viaggio imbarazzanti, a partire dal duo Bibi, Berlusconi e Bertolaso, che hanno fatto più danni loro alla politica italiana e a Roma che Vercingetorige. I romani, si sa, sono tolleranti ma non dimenticano. Ma forse, chissà, turandosi il naso e sperando nelle trasmissioni di Canale 5 e di qualche piduista che non ne vuole sapere di andare in pensione, qualche voto lo raccattiamo.
Poi ha continuato con la cazzata del secolo: “Mio figlio si è risvegliato dal coma perché non si è mai fatto una canna”. A parte che a lodare i buoni comportamenti dei propri figli si rischia di più che non a lottare con un coccodrillo a mani nude (e speriamo per il buon Alfio che il figlio non si sia stizzito di questo buonismo esposto ai quattro venti, chissà che potrebbe combinare), ma a parte questo dicevo la Marijuana non mi risulta abbia alcuna correlazione con la capacità di uscire da stati comatosi, anzi, è notoriamente un farmaco utile in parecchie patologie e se non fossimo così bacchettoni lo useremmo terapeuticamente come fanno altri paesi. E qui già il futuro sindaco rischiava di diventare futuro ex sindaco, più rapidamente di quanto non sia successo al tenero Marino. Ma l’apoteosi del suicidio politico è la dichiarazione di questi giorni: “Se mi eleggono sindaco non celebrerò matrimoni gay”. Giachetti esulta dal suo inesistente campo e stappa spumante a litri.
Ora, sarebbe da spiegare al futuro ex sindaco Marchini che la legge italiana la devono rispettare tutti, anche gli ex comunisti, ma mi limito a fare un piccolo conto della serva: la popolazione gay/lesbo è (stime grossolane ma veritiere) circa il 15% della popolazione. Se ci metti parenti, amici, simpatizzanti, libertari e quant’altro, ecco che Marchini si è giocato un 30% di possibili votanti, mentre Giachetti si è affrettato a dire “Non vedo l’ora di celebrare matrimoni gay”. Mica stupido il Giachetti. Magari ci crede veramente, ma è irrilevante. Salutiamo senza rimpianto la candidatura di Marchini, e ringraziamolo per averci aperto gli occhi su chi sia veramente: un ricco possidente, reazionario, finto cattolico, frequentatore del jet set, con 5 figli e che entra in politica per salvare la sua città.
Se vi ricorda qualcuno, non vi sbagliate. A parte i capelli, cioè.