Mentre molte famiglie italiane non riescono ad arrivare alla fine del mese, la “casta” riesce sempre a garantirsi la sopravvivenza e non solo quella…
Di questa storia, avevamo già scritto sul vecchio sito de “lavalledeitempli”, adesso assistiamo agli ultimi sviluppi dell’ennesima “affittopoli” a beneficio dei “soliti noti”.
Credit default swaps, derivati, hedge fund? La fervida fantasia dei prestigiatori della finanza è niente a confronto di quella dei creativi del mattone. All’Enasarco, ente di previdenza integrativa dei rappresentanti di commercio proprietario di 17 mila appartamenti, va di moda l’affitto di favore con affarone immobiliare annesso a scoppio ritardato del valore di centinaia di migliaia di euro. Non per tutti, ovviamente: l’occasionissima è riservata a una cerchia di ministri ed ex, sotto-segretari, politici, sindacalisti, parlamentari, agenti segreti, alti dirigenti dello Stato, manager dello stesso Enasarco. Più le corti familiari. L’elenco è lungo. Qualche nome: Elio Vito (Pdl), ministro per i Rapporti con il Parlamento, il leghista Roberto Castelli, viceministro delle Infrastrutture, Massimo Sessa, stretto collaboratore al Consiglio superiore dei Lavori pubblici di Angelo Balducci, quello della “cricca” del costruttore Diego Anemone. E poi: la signora Gioia Rabà, moglie del sindacalista Uil Brunetto Boco che allo stesso tempo è anche presidente dell’Enasarco, Girolamo Sirchia, ministro della Sanità nel passato governo di Silvio Berlusconi, Donato Bonanni, figlio di Raffaele, segretario della Cisl, Benedetto Adragna (Pd), senatore e questore di Palazzo Madama, l’ex presidente del Perugia calcio, Luciano Gaucci, il fantomatico agente segreto Pio Pompa, quello dei dossier anti-Prodi. Il meccanismo…
Ecco come il sistema funziona. L’ente previdenziale, un tempo pubblico e poi privatizzato e trasformato in fondazione, è proprietario di un bendiddio di immobili, l’80% a Roma, messi in bilancio a 3 miliardi di euro, ma che a prezzi di mercato valgono di più, dai 4 miliardi e mezzo ai 6. Non tutti gli appartamenti sono uguali, come è ovvio, e non tutti sono di pregio, anzi, la maggior parte versano in condizioni modeste, con una manutenzione scarsa, in via di rapido degrado. Come il casermone di 8 piani in viale san Giovanni Bosco sulla Tuscolana, per esempio, abitato da almeno 4 mila persone. Qui può succedere che con gli affittuari l’Enasarco rinunci ai guanti bianchi e indossi quelli di ferro, imponendo a un pensionato al minimo il raddoppio o quasi dell’affitto appellandosi alla necessità di far rispettare le regole. È già capitato centinaia di volte e accadrà ancora. Non sono queste le case riservate ai potenti, però, ci mancherebbe. Agli affittuari di riguardo va il meglio del meglio, gli attici, le mansarde, gli appartamenti con affacci strepitosi, in quartieri di prestigio, dai Parioli al Nomentano a Ponte Milvio, spesso con adeguata ristrutturazione preventiva a carico dell’ente prima della firma del contratto d’affitto. Un contratto che da alcuni mesi incorpora, di fatto, un duplice vantaggio. Il primo è lo stesso canone di affitto, “agevolato” per definizione, cioè frutto di patti tra l’ente previdenziale e i sindacati degli inquilini. Detto in altro modo: un prezzo da leccarsi i baffi per gli affittuari di lusso. Alcuni esempi…
Il viceministro Castelli paga all’Enasarco 600 euro per un appartamento in una strada elegante ed alberata a ridosso di Villa Doria Pamphili. Per avere un metro di confronto: all’Esquilino, zona semicentrale, per una cantina di 10 metri quadri si pagano 300 euro. Il canone del ministro Vito è di 1.600 euro per una casa, più una cantina, più un box a Ponte Milvio, in una zona di pregio a nord della Capitale. L’alto dirigente del Consiglio superiore dei lavori pubblici, Massimo Sessa, abita per 1.250 euro un appartamento di lusso alle spalle di Villa Torlonia, in un quartiere costellato di sedi di ambasciate e ville liberty. Nello stesso palazzo, ma in una posizione ancora più prestigiosa, all’attico, ha preso casa la moglie del presidente Enasarco, signora Rabà. Paga 1.600 euro al mese e in dotazione ha anche un box. Ancora: ha una casa Enasarco Girolamo Sirchia, il padre della legge antifumo, ministro della Sanità del passato governo Berlusconi, condannato di recente anche in appello per appropriazione indebita, 300 mila franchi svizzeri sottratti alla fondazione “Il sangue”, di cui era tesoriere. Paga 1.500 euro al mese per un appartamento sulla Nomentana. Luciano Gaucci e Pio Pompa abitano in un’altra zona della città, a ridosso della ex Fiera di Roma, e sono vicini di casa. Gaucci occupa il primo piano e paga circa 700 euro al mese, Pompa sta al secondo. Abitano vicino anche Donato Bonanni e il senatore Adragna che hanno preso nella zona del Foro Italico. Bonanni, però, ad un canone di circa 1.000 euro al mese, Adragna solo 600. La bolla…
Il secondo vantaggio di un affitto Enasarco è differito e consiste nel diritto di prelazione per l’acquisto dell’appartamento a un prezzo stracciato. E non nel 2050, ma subito o quasi. L’ente sta avviando le procedure di vendita sulla base di una delibera di cessione dell’intero patrimonio immobiliare approvata dal consiglio di amministrazione nella seduta del 18 settembre 2008. Sarà un’operazione gigantesca: 2 milioni e 300 mila metri quadrati sul mercato, un affare su cui si stanno fiondando in molti, in grado di condizionare le quotazioni immobiliari nella Capitale e in parte anche a livello nazionale. Come tutte le grandi operazioni , anche a questa è stato dato un nome in codice, si chiama “Mercurio”, dio greco dei commercianti (e anche dei ladri), perché l’Enasarco è il loro ente, essendo filiazione soprattutto della Confcommercio, guidata dal comasco Carlo Sangalli, grande estimatore e sponsor di Berlusconi. Gli appartamenti saranno ceduti sulla base del “valore medio risultante dalle rilevazioni dell’Osservatorio immobiliare dell’Agenzia del territorio” desunte dai prezzi dichiarati nei rogiti notarili, di solito inferiori a quelli reali di mercato. Più uno sconto del 30 e in alcuni casi anche del 40%. Un terno secco. Per chi ha i quattrini per acquistare, però; per gli affittuari normali, cioè per la stragrande maggioranza degli inquilini Enasarco, sarà l’inizio di un calvario. L’ente assicura di aver studiato per loro, d’intesa con i sindacati, forme di tutela stringenti e mutui di favore . Ma c’è poco da favorire quando in una famiglia entra un solo stipendio che basta a stento per arrivare a fine mese o se l’inquilino è un pensionato al minimo. La stragrande maggioranza dei circa 50 mila abitanti dei palazzi Enasarco rischia di essere sospinta nell’anticamera del girone dei senza casa. Per gli affittuari di lusso, invece, sarà qualcosa di più di un fortunato imprevisto, sarà un affare al cubo: potranno trasformare l’affitto in un acquisto vantaggioso per poi magari vendere 5 minuti dopo al prezzo vero di mercato. Facile come bere un bicchier d’acqua.
Mettiamo che l’appartamento valga un milione (e tra quelli concessi ai privilegiati ce ne sono), il guadagno secco può andare da un minimo di 300 mila euro a 400 mila e passa. Misteri e bilanci… Ma perché l’Enasarco vuole vendere il patrimonio immobiliare comprato nell’arco di un quarto di secolo con i soldi degli associati? E perché intende farlo nonostante appena un anno fa abbia acquistato per 50 milioni di euro attraverso fondi immobiliari quote dei grattacieli Chrysler e Flatiron a New York e per la bellezza di 180 milioni di euro tutta la galleria Alberto Sordi, a due passi da Montecitorio, dalla famiglia dei costruttori Toti dopo che era stata sottoposta ai lavori di ristrutturazione dalle ditte di Anemone? Secondo le informazioni ufficiali, l’ente previdenziale vende per “migliorare l’asset allocation e la stabilità del bilancio tecnico”. In parole povere, per fare cassa perché i conti non tornano, soprattutto non sono sufficienti quelle che vengono definite le “riserve matematiche”, cioè il patrimonio a garanzia del pagamento delle 110 mila pensioni attuali e delle 350 mila future. Per legge, gli enti previdenziali devono essere in grado di poter contare su un polmone economico e finanziario che assicuri la corresponsione delle pensioni per almeno 30 anni e l’Enasarco non si trova in queste condizioni. Ma vendere tutti gli immobili è la soluzione? E per fare che cosa poi? Per comprare grattacieli a Manhattan? Per investire in credit default swaps o in derivati? O magari in quei veicoli finanziari Anthracite garantiti dalla Lehman Brothers che la stessa Enasarco mise in portafoglio tempo fa scottandosi per bene?…
(Il Fatto Quotidiano del 18 Maggio 2010)