7° Episodio – La macchina antiterrorismo italiana: Organizzazione, tattiche di Dalla Chiesa e rivalità interne
Benvenuti a questo nuovo episodio di Cia – I servizi segreti americani e il terrorismo in Italia, di Isabella Silvestri, con la voce di Fabio Fabiano. In questa settima puntata esploreremo i contenuti di un documento della Cia del 1984, desecretato nel 2011, che analizza nel dettaglio l’organizzazione e le tattiche della macchina antiterrorismo italiana.
Il focus principale riguarda l’eredità operativa lasciata dal generale Dalla Chiesa e il profondo cambiamento metodologico impresso nella lotta alle Brigate Rosse. Secondo i rapporti americani, l’approccio di Dalla Chiesa segnò il passaggio dal blitz violento a una sorveglianza estesa e meticolosa, volta a ottenere arresti di massa e informazioni strutturali sui gruppi sovversivi.
Un aspetto centrale e controverso di questa strategia fu la spregiudicatezza operativa. Il documento evidenzia come i nuclei di Dalla Chiesa fossero pronti a operare al di fuori della legge quando necessario, in particolare per quanto riguarda l’ottenimento di prove, con la garanzia che il comando avrebbe sostenuto pienamente i propri uomini in tali attività. Questa filosofia includeva il reclutamento di informatori tra i detenuti comuni, incaricati di farsi “agganciare” dai brigatisti in carcere per poi fornire informazioni una volta rilasciati. L’episodio approfondisce inoltre la struttura delle unità d’élite, come il NOCS della Polizia di Stato e il GIS dei Carabinieri.
Riguardo al GIS, gli analisti americani sottolineano l’altissimo profilo internazionale degli operatori, specificando che i membri del Gruppo Intervento Speciale si sono addestrati con il GSG-9 della Germania Ovest, il SAS-22 britannico e le unità antiterrorismo israeliane per affinare tecniche di irruzione e gestione ostaggi. Viene inoltre esaminata la complessa riforma dei servizi di intelligence del 1977, che portò alla nascita di SISDE e SISMI, evidenziando però le criticità del sistema.
La CIA riporta infatti come le forti rivalità tra i ministeri e i servizi di sicurezza abbiano limitato l’efficacia antiterrorismo tra la metà degli anni ’70 e l’inizio degli anni ’80. Queste tensioni, nate da sovrapposizioni di mandati e gelosie istituzionali, portavano spesso a ritardi nella diffusione delle informazioni e a inutili duplicazioni di interventi sul campo.
