
Che il processo “Trattativa mafia-Stato” non reggesse su solide basi l’ho sempre sostenuto prima dell’assoluzione degli imputati.
Fatta questa premessa voglio ricordare a me stesso come il fatto che l’opinione contraria fosse ampiamente condivisa non mi ha indotto ad abbracciare un impianto giudiziario a mio modesto avviso carente.
Come allora ritenevo un errore un procedimento il cui esito processuale conosciamo, ritengo oggi un errore madornale la santificazione urbi et orbis dell’operato di parte degli uomini di apparati dello Stato.
Un’opinione oggi condivisa anche da una moltitudine di quelli che allora erano i fautori del processo “Trattativa”.
L’opinione può cambiare, per cambiarla, però, bisogna averne una.
Tranne che l’opinione strombazzata ai quattro venti non sia soltanto la testimonianza dell’immagine che si vuol dare di sé.
Accade allora che la narrazione di esperienze – vere o presunte che siano – diventi un acrobatico salto del grillo da una barricata a un’altra – quella che fino a ieri era l’opposta – pur di sposare le opinioni prevalenti in quel momento per promuovere sé stessi.
Dicembre 2023:
“Più che di trattativa Stato – mafia, parlerei di rapporti confidenziali. Io da poliziotto ne avevo.”
Sono le riflessioni a di un ex poliziotto, memoria storica della lotta alla mafia.
Un’opinione? L’opinione qualificata di chi ha atteso di esprimerla a “bocce ferme”, visto che ormai l’argomento appartiene al passato dopo la sentenza definitiva di assoluzione degli imputati al cd processo Trattativa Stato-mafia
Da manovale delle investigazioni – come l’ex poliziotto ama definirsi -, a distanza di qualche giorno dal 20 aprile 2018, quando venne pronunciata la sentenza di primo grado, con la quale vennero condannati a 12 anni di carcere Mario Mori, Antonio Subranni, Marcello Dell’Utri e altri, la nostra “memoria storica” affermava che il processo sulla trattativa Stato-mafia era stato oggetto di ripetute “accuse” e di calunnie, e che persino personaggi istituzionali di primo piano compivano atti tendenti ad affossarlo.
Solo la caparbietà di un manipolo di Magistrati lo aveva impedito.
Concludeva quindi con un invito ai fratelli Graviano affinché si decidessero a dire la verità sulla trattativa Stato-mafia, ribadendo che la trattativa Stato-mafia, in ordine alle stragi ’92/’93, c’era stata e che non avrebbe cambiato opinione.
Se con il caso Equalize (inchiesta sui dossier abusivi con 60 indagati, 800mila persone spiate e 400 clienti) dovessero emergere vicende legate al mondo dei servizi segreti – e non solo italiani -, magari relativi a omicidi o presunti omicidi commessi da appartenenti ai nostri servizi di sicurezza, il nostro “manovale delle investigazioni”, ma Maestro nell’equilibrismo mediatico, c’è da giurarci che passerà dal non avere mai riscontrato coinvolgimenti di appartenenti ad apparati dello Stato in vicende di mafia o in fatti di sangue, alle lezioni sui “servizi segreti deviati”.
Quei servizi, sotto la veste di società che offrono servizi per la gestione e la security di aziende, che annoverano tra le loro fila appartenenti ed ex appartenenti alle Forze dell’Ordine di tutti i corpi.
Del resto, chi meglio di quanti hanno portato gli alamari, o hanno svolto un ruolo da 007, può garantire maggiore sicurezza?
Manovali delle investigazioni sì, ma certamente Maestri nell’equilibrismo…
Gian J. Morici