E’ quanto emerge da una sentenza del TAR Sardegna che riconosce lo status di vittime del
dovere ad un militare ammalatosi di tumore dopo aver prestato servizio “solo” nei poligoni
della Sardegna. Questa sentenza stride con quanto stabilito invece dall’altra sentenza
emessa qualche settimana fa dal Tribunale di Lanusei che vedeva a processo i Generali
responsabili dei poligoni ed accusati di disastro ambientale. “Il disastro ambientale c’è ma
non è colpa dei militari bensì del Governo….” Molto in sintesi è questo il concetto. Le sentenze
si applicano e non si discutono, vero! Ma è altrettanto vero che la contradizione tra le due
lascia ampio margine di confronto e discussione. Chi ha ragione è ancora presto per dirlo,
speriamo però che, alla fine, non saranno dichiarati colpevoli quelle centinaia di vittime che
si sono fidati dei Generali e dei politici. Noi continueremo a lottare anche contro le ipocrisie e
le bugie che questo problema nasconde. Falsi malati e Ministri falliti fanno il paio con avvocati
senza scrupoli che fanno del problema un business mentre invece bisognerebbe concentrarsi
al fine di sradicare il problema ed affrontarlo in ogni sua sfaccettatura. A breve di nuovo a
Belgrado per discutere delle novità degli ultimi anni con il Parlamento Serbo che, nonostante
le pressioni a stelle e strisce, continua nel difendere le migliaia di civili che hanno subito la
“semina della democrazia” dall’alto a suon di bombe all’Uranio impoverito.
La battaglia continua nonostante il gracchiare di chi utilizza questo tema per fare soldi oppure
per aprirsi nuove prospettive politiche. Con umana pietà continuiamo ad assistere a patetiche
e pietose scene di teatro che vedono un ex Ministro della Difesa che di concerto con l’allora
Ministro della salute, boigottarono la legge Scanu, che avrebbe avuto dei presupposti
utilissimi per la soluzione del problema sia per i militari provenienti dai teatri e sia per i poligoni
della Sardegna. Fu proprio però l’affrontare il tema dei poligoni che provocò la reazione
dell’allora Ministro Trenta che, presentando una proposta di legge (redatta direttamente dallo
Stato Maggiore) e pericolosissima per il riconoscimento di vittime del Dovere (riconosceva in
modo diretto solo la causa di servizio senza neanche la volontà di individuare i colpevoli),
bloccò il percorso di promulgazione della Legge Scanu, condivisa dai due terzi dell’intero arco
parlamentare dell’epoca, che resta un riferimento inossidabile per affrontare con scienza e
coscienza l’argomento.