“UN VIZIO DI FORMA NON PUÒ CONSENTIRE A UN OMICIDA DI FUGGIRE.
NON CERCHIAMO LA PACE CHE MAI TROVEREMO, MA UN MINIMO DI GIUSTIZIA.
COME SI FA A LIBERARE UN ASSASSINO?”
Quella che avete appena letto è la tragica domanda che si pone un padre all’esito di un’incredibile constatazione: l’assassino (presunto) del figlio è stato posto in libertà per “un errore procedurale”.
Val bene ricordare gli accadimenti.
Nicolò Ciatti era un ragazzo ventiduenne, di Firenze, in viaggio a Lloret de Mar (Spagna).
Nella notte del 12 agosto 2017 veniva brutalmente assassinato da un lottatore ceceno, tal Rassoul Bissoultanov.
Quest’ultimo, insieme a due connazionali, lo pestò a pugni e calci nel corso di una vera e propria esecuzione sommaria cui assistettero decine di persone e che fu ripresa da diverse telecamere.
Vi è certezza del fatto che il bruto omicida colpì quel ragazzo, già caduto per terra, con un calcio alla tempia e poi si spogliò, a torso nudo, per mostrare i muscoli.
Bissoultanov, arrestato in Germania dopo aver tentato la fuga, era stato estradato e si trovava in cella a Roma, in attesa del processo.
Qui veniva rimesso in libertà dalla Corte d’Assise a ragione del fatto che la misura cautelare – adottata nei suoi confronti – “sarebbe stata emanata quando ancora non si trovava in territorio italiano”.
In altre parole, secondo questa teoria non si può catturare in Italia uno straniero fuggito all’estero dopo che ha commesso, sempre all’estero, un crimine atroce contro un cittadino italiano.
In un mondo pieno di correttori di errori altrui non ne infoltirò la schiera, nè mi industrierò a cercare un senso giuridico a ciò che senso non ha.
In questa assurda vicenda, però, si manifesta chiaramente il cancro nascosto della Giustizia italiana.
Un sistema ordinamentale, oramai quasi del tutto ingestibile, in cui la forma sostituisce la sostanza delle cose ed in cui il rito e le regole servono – sempre di più – ad allontanare la verità storica da quella acclarata dal processo.
È tempo di dare nuova forma alla Giustizia italiana prima che resti seppellita sotto il gioco ed i veti delle sue stesse forme.
Lorenzo Matassa