Il 20 e 21 settembre 2020 si voterà il Referendum costituzionale sulla riduzione di un terzo del numero dei parlamentari di Camera e Senato. La riforma prevede di ridurre i seggi alla Camera da 630 a 400 e quelli al Senato da 315 a 200: un taglio di circa un terzo. Si passerebbe dunque dai circa 96mila abitanti per deputato a circa 151mila. La modifica alla Costituzione è stata fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle che lascia più di qualche dubbio anche tra gli eletti dello stesso partito.
Tra i politici che in queste ore si stanno schierando per il fronte del NO segnaliamo Fabrizio Cicchitto, presidente di ReL, che in un articolo su Il Riformista di oggi scrive: “Il referendum sul taglio dei parlamentari cui ha ceduto anche il Pd maschera l’assenza di iniziative in grado di portare l’Italia fuori dalla crisi: dalla riforma della giustizia a una seria politica industriale, il governo lascia campo aperto al demagogo Salvini”.
Dello stesso avviso Gianfranco Librandi di Italia Viva: “Rappresentatività e governabilità a rischio con la riforma che prevede la riduzione del numero dei parlamentari in nome di una volgare bandierina del Movimento 5 Stelle. Perfino all’interno dei grillini ci sono posizioni discordanti perché a un anno dalla sua formulazione in Parlamento che prevedeva una riforma costituzionale da agganciare al taglio degli eletti e nella traduzione giallorossa della proposta l’abbinamento di una nuova legge elettorale nessuna di queste due vie hanno trovato la loro strada a Montecitorio. È così oggi ci troviamo a chiedere ai cittadini un taglio della loro rappresentatività senza poter garantire che questo provvedimento abbia una sua efficacia perché nella sostanza il miglioramento in termini di efficienza è tutto da dimostrare e quanto al risparmio parliamo di cifre non importanti”.
Anche per Lorenzo Cesa dell’UdC la democrazia rappresentativa “è stato un pilastro del nostro sistema politico negli ultimi settant’anni e ancora oggi il numero dei nostri parlamentari è perfettamente in linea con la media europea”. E a questo proposito pone un quesito: “Vogliamo che il populismo vinca sul parlamentarismo perché ci sono forze politiche che non hanno il coraggio di opporsi alla delegittimazione della classe politica da parte di gente che sondaggi alla mano rincorre facile consenso?”
“Il referendum sul taglio dei parlamentari rappresenta una ferita per la nostra democrazia – sostiene invece Giovanni Chiucchi, candidato capolista per Movimento per le Marche alle prossime elezioni regionali. “Come si può pensare che riducendo la numerosità della rappresentanza si raggiungerà un miglioramento in termini di efficienza del lavoro dei due rami del Parlamento – sostiene Chiucchi -. Questa proposta ha radici nella nostra storia recente ed è stata avanzata sull’onda di una forma di antipolitica che mirava a delegittimare l’intera classe politica in nome di un rinnovamento delle idee che nei fatti non c’è mai stato. Vogliamo davvero togliere voce a parte dei territori che verrebbero danneggiati da questa decurtazione insensata dei loro portavoce e lasciare il nostro sistema democratico privo di garanzie di legittimità e costituzionalità per risparmiare pochi spiccioli? Dire no a questo referendum significa tutelare gli interessi dei cittadini e rifiutare becere logiche populiste.”