Sono trascorsi venti giorni da quando l’Organizzazione mondiale della sanità ha dichiarato ufficialmente la pandemia di Covid-19. Venti giorni che sono stati sufficienti a stravolgere gli equilibri politici di diverse nazioni.
Il nuovo coronavirus, identificato già nel mese di dicembre in Cina, in poche settimane ha raggiunto l’Europa. In Italia, superata una prima fase di incertezze e tentennamenti, dovuti a precedenti esperienze (Sars e Mers) che non avevano avuto sviluppi tanto catastrofici, il governo ha iniziato a mettere in atto una serie di iniziative volte al contenimento dell’epidemia. Questo purtroppo non ha impedito che si verificassero decine di migliaia di contagi e migliaia di decessi. Mentre l’epidemia avanzava sull’intero territorio nazionale, un’altra epidemia dilagava sui social e su alcuni media. I virus della disinformazione, delle teorie cospirative e della xenofobia, in pochi giorni contagiavano le masse più velocemente di quanto non lo facesse il Covid-19.
Dalla guerra economica degli Stati Uniti contro la Cina – e chissà perché contro l’Italia – all’arma biologica creata dai cinesi, senza tener conto che una pandemia di questa portata danneggia l’economia a livello mondiale. Se crollasse l’economia cinese, non bisogna dimenticare che proprio quel paese detiene una delle più alte percentuali del debito pubblico americano, e che l’immissione massiccia sul mercato di Treasury statunitensi, avrebbe risvolti catastrofici per l’economia americana.
La stessa cosa accadrebbe nel caso di un eventuale crollo dell’economia americana, che vedrebbe la Cina “padrona” di una montagna di carta straccia, il cui valore non corrisponderebbe più a quello attuale.
Ma di questo, ai teorici del complotto, importa ben poco…
Al complottismo catastrofista di carattere internazionale, si aggiunge la faida politica interna in atto nel nostro paese che alimenta paure e ansie.
Secondo analisi condotte sui social – ormai diventati strumento di comunicazione ai quali viene dato eccessivo credito – molti profili di falsi utenti stanno diffondendo intenzionalmente disinformazione sul virus e sulla pandemia stessa, al solo scopo di favorire questa o quella fazione politica. Fake news che trovano spazio su alcuni media o che vengono rilanciate – se non create – da soggetti politici privi di scrupoli che sfruttano a loro vantaggio persino la morte di migliaia di persone.
Da che mondo è mondo, propaganda, disinformazione, teorie complottiste, si sono sempre diffuse nel corso di epidemie, a volte dettate dalla necessità degli uomini di dover trovare una causa o qualcuno a cui addebitare la nascita e la successiva diffusione della malattia.
Le figura dell’untore storicamente è stata la risposta del popolino – ma non solo di quello – a questo genere di eventi.
Oggi, a differenza del passato, il fenomeno ha una ben più grave e ampia dimensione, complice l’evoluzione tecnologica dei social media che permettono a chiunque di noi di trasformarsi in esperto virologo politico, economista. Strateghi di quel nulla che sono le nostre conoscenze, le nostre esperienze, la nostra cultura in materia, da dietro un pc ci tuffiamo nel mare di notizie, o pseudo tali, che circolano nel web, scegliendo di condividere con i nostri amici quelle più clamorose o vicine al nostro credo politico o religioso, senza avere neppure l’accortezza di verificare l’autorevolezza della fonte.
In questo caos, hanno gioco facile quei politici che affermando tutto e il contrario di tutto – in modo da aver avuto una volta ragione – catturano il consenso di quanti si lasciano irretire da continue apparizioni social-propagandiste, frutto di un nulla destinato a un nulla che comunque vota.
Passati questi momenti, rimarrà da comprendere il ruolo che i social media e le reti di connettività hanno avuto nell’uso discorsivo della pandemia ai fini del consenso elettorale e il danno che avranno causato nella lotta al virus.
In Italia, la risposta alla crisi è stata lenta, è vero. Proviamo però a considerare quanto accadde con la Sars e la Mers, le dichiarazioni contrastanti – persino con le proprie – da parte di illustri luminari e politici d’arrembaggio, e facciamo il confronto con quello che di meglio hanno saputo fare i governi degli altri paesi, la cui convinzione di superiorità intellettuale rispetto agli scienziati di fama internazionale rischia di portarli ad avere un costo enorme in termini di vite umane, oltre che economico.
La gestione della pandemia da parte di paesi come l’Inghilterra, la Germania, la Francia, gli Stati Uniti, con il loro negazionismo pieno di paranoia e distorsione della realtà, ha dimostrato la politicizzazione del virus tramite narrazioni che rafforzano un’identità di gruppo e una visione del mondo che ha una base storica, la stessa che portò al disastro della politica sull’Aids in Sudafrica, quando il nulla della politica ebbe il sopravvento sulla scienza.
Alla stessa maniera, Trump, nel mese di febbraio, ridusse l’epidemia di Covid-19 negli Stati Uniti a una quindicina di casi di comune influenza, che si sarebbero risolti in pochi giorni.
Soltanto ieri, lo stesso presidente americano ha dichiarato alla stampa che il contenere in centomila il numero delle vittime, sarebbe un successo. Già, i 15 casi, si sono trasformati in 100.000 morti.
Eppure, Mister Trump, già a gennaio o ai primi di febbraio, era stato portato a conoscenza di uno studio che ipotizzava novantasei milioni di contagi e oltre due milioni di morti negli Stati Uniti, qualora non si fossero messe in atto misure di contenimento dell’epidemia. Ma lo scienziato Trump non aveva bisogno consigli…
Un capitolo a parte meriterebbe il nazionalismo di quei paesi europei che hanno rifiutato gli aiuti all’Italia – senza rendersi conto che avrebbero aiutato sé stessi – e che a differenza nostra non hanno neppure l’attenuante di aver sottovalutato il virus pensando che potesse rimanere confinato laddove era nato.
Forse credevano che i confini politici avrebbero lasciato il Covid-19 fuori dalla loro porta, senza aver capito che quel genere di confini non valgono in natura…
Boris Johnson, il premier inglese, aveva persino pensato a un’immunità di gregge. Poco gli importava che le centinaia di migliaia di morti messi in conto, non fossero pecore ma i suoi stessi concittadini.
Come per altre malattie, anche per il Coronavirus verrà individuato un trattamento farmacologico efficace e probabilmente un vaccino, ma la cura per il narcisismo, l’ignoranza e l’arroganza, è una meta ancora molto lontana da raggiungere.
Ad oggi, nonostante gli errori che abbiamo commesso, posso solo ringraziare Iddio che in Italia a gestire quest’emergenza non abbiamo avuto menti eccelse come il primo ministro inglese Boris Johnson o il presidente americano Donald Trump, del quale – avendo doppia cittadinanza – mi vergogno…
Gian J. Morici