Nell’ambito di un’operazione denominata “BADA BENE”, il Gruppo della Guardia di Finanza della Spezia ha individuato, al momento, 230 collaboratori domestici, risultati evasori totali poiché, pur avendo percepito redditi superiori alla soglia di esenzione, non hanno provveduto alla presentazione della prevista dichiarazione dei redditi.
Il servizio è scaturito nell’ambito dei controlli sulla percezione di prestazioni sociali agevolate, laddove emergeva che le richieste provenienti da lavoratori/lavoratrici, per lo più stranieri, in prevalenza provenienti dall’est Europa o dal Sud-America, operanti nell’ambito del lavoro domestico quali “colf” e badanti, omettevano sistematicamente di indicare il reddito percepito dall’attività lavorativa all’atto della richiesta dell’agevolazione. Per questa particolare categoria di lavoratori, va ricordato che il datore di lavoro non rientra tra i sostituti d’imposta e che lo stesso ha quindi solo l’obbligo di rilasciare una dichiarazione dalla quale risulti l’ammontare delle somme erogate nell’anno e di dare comunicazione all’INPS dell’assunzione del lavoratore.
Permane, invece, l’obbligo dichiarativo in capo al collaboratore domestico. L’attività ispettiva ha consentito di sottoporre a controllo 230 collaboratori familiari che, per gli anni d’imposta dal 2014 al 2017, non hanno presentato la dichiarazione di redditi derivanti da lavoro dipendente, omettendo di dichiarare redditi per un importo complessivo superiore agli 11 milioni di euro e sottraendosi, così, al pagamento di imposte per circa 3 milioni di euro. Inoltre, taluni soggetti controllati, maturavano una posizione contributiva che gli consentiva a fine rapporto di richiedere il sussidio di disoccupazione (c.d. NASpI) che in molti casi superava i 5.000 euro, oltre che naturalmente l’assistenza sanitaria e tutto ciò, senza versare alcuna imposta allo Stato.
In un caso, una sola colf ha omesso di dichiarare oltre 100.000 euro di reddito in soli 5 anni. Tutti i lavoratori interessati hanno, comunque, ammesso la “dimenticanza” ed hanno manifestato la volontà di voler sanare al più presto la propria posizione con il Fisco: emblematico il caso di una lavoratrice che si è presentata mostrando la propria carta di credito, poiché voleva saldare immediatamente quanto dovuto.
Alcuni dei lavoratori domestici controllati non solo avevano “nascosto” al fisco i propri redditi, ma avevano anche fatto richiesta di agevolazioni per la fruizione di prestazioni o servizi sociali e assistenziali, come, ad esempio, l’iscrizione a scuola dei figli o all’università, il servizio mensa o l’esenzione del ticket sanitario, in realtà non spettanti per effetto dei redditi conseguiti.