Il prossimo 12/04/2019 la Corte d’Assise si pronuncerà contro l’imprenditore svizzero Stephan Ernest Schmidheiney.
L’accusa per lui è di omicidio volontario per la morte di sei operai e due loro familiari, ammalatisi di mesothelioma pleurico a seguito dall’esposizione alle fibre di amianto nello stabilimento Eternit di Bagnoli (Na).
La battaglia porta la firma dell’avvocato Ezio Bonanni, Presidente ONA (Osservatorio Nazionale Amianto).
Le sue richieste sono state accolte favorevolmente dal GUP di Napoli Alessandra Ferrigno, secondo le richieste dei PM Frasca e Giuliano e adesso il magnate dovrà rispondere delle sue azioni.
Da dove nasce il processo
Il processo nasce dal filone torinese di una maxi-inchiesta su 258 casi di morte per amianto che, all’udienza preliminare, era stata spezzata in quattro tronconi diversi di competenza territoriale. Gli atti erano stati trasmessi a Torno per Cavignolo, Vercelli per Casale Monferrato, Reggio Emilia e Napoli per Bagnoli.
L’iter processuale
Il primo processo Eternit ebbe inizio a Torino il 6 aprile del 2009: vennero presentate 2889 richieste di risarcimento danni a favore dei familiari delle vittime.
Il 13 febbraio del 2012, in Primo Grado, Louis De Cartier e Stephan Schmidheiny, proprietari della multinazionale dell’amianto, vennero condannati a 16 anni per disastro ambientale doloso e omissione dolosa di cautele antinfortunistiche.
Nel giugno del 2013 durante il processo di Secondo Grado Stephan Schmidheiny venne condannato a 18 anni di carcere (il barone belga Louis De Cartier nel frattempo era deceduto).
Per l’occasione era stato anche stabilito un sonoro risarcimento: 90 milioni di euro destinati al comune di Casale Monferrato, alla regione Piemonte, a sindacati e varie associazioni e 30 mila euro agli ammalati di patologie legate all’amianto e alle famiglie delle vittime.
La sentenza
La Corte di Cassazione aveva tuttavia annullato le due precedenti condanne sulla base della prescrizione (essendosi l’evento consumato con la chiusura degli stabilimenti Eternit nel 1986, data dalla quale ha iniziato a decorrere il termine di prescrizione).
L’assoluzione aveva anche cancellato tutti i risarcimenti decisi in precedenza.
La sentenza di assoluzione era tuttavia stata contestata dall’avvocato Bonanni (con l’avvocato Flora Rose Abate del foro di Napoli), all’epoca dei fatti difensore di parte civile nel processo Eternit I, presso il Tribunale di Torino, la Corte di Appello di Torino, e la Corte di Cassazione.
Il nuovo processo
Il processo avrà luogo alla II sezione della Corte di Assise di Napoli.
La notizia è stata diffusa dall’Osservatorio Nazionale Amianto (Ona), che in una nota spiega come “continua la sua battaglia per assicurare giustizia ai lavoratori dell’Eternit, che ha provocato centinaia di morti e alle loro famiglie. Ci auguriamo che questa volta lo svizzero non riesca ad uscire dalle maglie della giustizia italiana”.
La difesa si oppone
L’avvocato Astolfo Di Amato, uno dei legali dell’ex ad di Eternit, sostiene che si tratta di un’accusa grottesca che viola i diritti fondamentali dell’uomo.
Ma per il Presidente Ona, il manager avrebbe agito per mero profitto causando volontariamente la morte dei dipendenti dello stabilimento Eternit di Bagnoli.
“Il senso di responsabilità che ha caratterizzato l’operato di Stephan Schmidheiny – replica all’avvocato Bonanni, il difensore dell’imputato – ha piuttosto evitato a molte persone di ammalarsi di patologie correlate all’asbesto. L’accusa di reato di omicidio della Procura di Napoli prende chiaramente le mosse da quella della Procura di Torino del primo processo Eternit”.
Di Amato, puntualizza altresì che nel 2014 la Corte di Cassazione “aveva prosciolto Schmidheiny da ogni accusa mossagli nell’ambito di questo primo processo, affermando che i reati erano già prescritti prima dell’inizio del procedimento”. “Questa riedizione di un processo perso dall’accusa viola i diritti fondamentali dell’uomo: il principio del divieto di ‘ne bis in idem’ sancito dalla Convenzione europea diritti dell’uomo”.
Sul punto “la tesi dell’avvocato Di Amato non può trovare accoglimento perché è stata già smentita dalla Corte Costituzionale, la quale ha evidenziato che non sussiste alcun bis in idem, poiché l’accusa di omicidio non ha nulla a che vedere con quella di disastro ambientale, che ha costituito il capo di imputazione del primo processo Eternit.”
L’ONA a vertenza
L’ONA, non arretra di un passo e prosegue le sue lotte indipendenti, avvalendosi di un servizio di assistenza legale online, che può essere richiesto direttamente all’associazione.
Le vittime Eternit e i loro familiari hanno diritto al risarcimento di tutti i danni, e possono costituirsi parte civile negli altri tronconi del processo Eternit.
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https://onanotiziarioamianto.it/processo-eternit-omicidio-volontario/
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