(E chi vince sono, magari, i burocrati)
L’accordo con le Autorità Europee sull’entità del deficit e del suo rapporto con il PIL sarà indubbiamente sbandierato dal Governo, dai Leghisti e Cinquestelle come un successo.
Basterebbe questo, la grottesca assurdità circa ciò che questa gente del Bar dello Sport considera un successo politico per rendersi conto in che mani siamo.
Se indebitarsi un po’ di più (avendo cura di rendere possibile confusione sui termini della questione anche insistendo su quel 4, che in partenza era nella cifra del deficit con 2,4 e che poi si è accettato di ridurre a 2,04 che sempre 4 è o tale sembra, è un giuochetto da bambini imbroglioncelli) ma si considera un successo, direi che si ha una particolare tendenza alla bancarotta.
Ma, soprattutto gli argomenti usati per la polemica con le Autorità Europee, che ora saranno tirate fuori come altrettante prove del “successo complessivo”, sono altrettante riprove dell’inadeguatezza della classe dirigente. Di Maio che, inneggiando ad una precedente “vittoria” per l’“accordo” sulla manovra poi dovuto abbandonare, dichiara che quel che conta è il progresso economico, non l’osservanza delle regole: è la “cazzata” simbolo di tutta la vicenda.
Far balenare alla gente, quella che non ha l’obbligo specifico di informarsi sui meccanismi dell’Unione Europea, che gli interventi comunitari sono freni dettati nientemeno che dalla preoccupazione che le cose in Italia vadano troppo bene, è qualcosa di mezzo tra un puerile contentino ed un crimine pericoloso.
Il controllo per il contenimento del deficit negli Stati membri è misura essenziale per poter adottare e mantenere una moneta unica, evitando che l’inflazione in uno o più degli Stati faccia saltar giù il valore dell’euro. Non dimentichiamoci che quando non c’erano vincoli e controlli comunitari, nel nostro Paese abbiamo avuto periodi di inflazione galoppante che, se ha consentito ad avventurieri della finanza (ed anche a semplici operatori del mercato finanziario) di arricchirsi facendo debiti, ha massacrato le famiglie, i risparmiatori ed intere categorie di cittadini e ridotto la moneta italiana a pezzetti di carta.
Ma c’è un aspetto della questione che diventa ogni giorno più allarmante.
E’ l’aumento del potere di un’alta burocrazia che oggi in tutti i Ministeri deve assumere funzioni didattiche per tentare di far fronte all’ignoranza abissale di Ministri e Sottosegretari. E poiché questa alta burocrazia, la collocazione di questo o quello dei suoi componenti nei “posti chiave” dell’apparato, il fatto che sono gli scolari ignoranti che si nominano un maestro destinato a “reggergli la penna”, si genera un circolo vizioso in cui i furbastri hanno la meglio. Quelli che assecondano le idee bislacche dei loro grotteschi Ministri e Sottosegretari, che fanno il bello ed il cattivo tempo non facendosi mai scrupolo e non facendosi troppo “sentire” dai loro allievi-capi, e così diventano i padroni delle stesse scelte politiche cui dovrebbero solo dare esecuzione.
Pare che con questa tirata di briglie che i destrieri del Governo “che se ne fotte dell’Europa” ha dovuto subire comporterà un rimaneggiamento nell’assetto dell’apparato burocratico dei Ministeri economici e finanziari. Con buona fortuna e buone occasioni per i più furbi e più fortunati.
La questione del rapporto tra l’alta burocrazia ed i titolari istituzionali dei Ministeri è, e purtroppo non sono molti ed i meglio intenzionati quelli che se ne rendono conto, essenziale per la struttura di fatto della Repubblica, uno dei motivi per il quale dovrebbe evitarsi di nominare Ministri e Sottosegretari di indiscutibile incapacità è quello di evitarne le conseguenze nell’apparato burocratico ed istituzionale e nei suoi equilibri.
Una volta nei piccoli Comuni c’era il “Segretario”. Non c’era bisogno di aggiungere “comunale” perché, in genere, altri non vi erano.
Quando veniva eletto un Sindaco particolarmente ignorante e poco perspicace la gente commentava “tavola grassa pel Segretario”.
Credo che qualcosa di simile avvenga nei Ministeri. Oggi siamo in epoca di “tavola grassa”. Ma anche di rozze ostilità e di facili confusioni agli effetti del rapporto con il “potere estremo” delle Procure.
Stranezze. In cui salvaguardare legalità e libertà è sempre più difficile.
Mauro Mellini