Mentre la Francia è in preda al caos e che non si sa più cosa aspettarsi da questo movimento non gestito ed apparentemente ingestibile e violento, il Presidente Macron, durante il Consiglio dei Ministri di mercoledì 5 dicembre, ha chiesto “alle forze politiche e sindacali ed al patronato di lanciare un appello chiaro ed al patronato di lanciare un appello chiaro ed esplicito alla calma”. Appello riportato dal tramite il portavoce del governo Benjamin Griveaux. Macron ha anche denunciato il “silenzio colpevole ed opportunista” di tali forze.
Un appello comprensibile vista la violenza che sta minando la società francese e che si sta allargando a macchia d’olio ma che lascia perplessi tutti coloro che aspettano un annuncio ufficiale del Presidente stesso che dall’inizio della crisi non ha ancora parlato direttamente alla nazione.
Gli appelli dei gilets jaunes per una nuova mobilitazione sabato 8 dicembre si moltiplicano mentre i sindacati di polizia chiedono l’appoggio delle forze armate almeno per ottenere un cambio nei punti di controllo fissi.
Il Primo Ministro Edouard Philippe, in prima linea, chiede di “difendere la democrazia rappresentativa”. Ha dichiarato che stiamo sentendo la “collera della Francia che lavora e che non riesce più a nutrirsi, vestirsi, curarsi… alla quale nessuno dovrebbe essere insensibile”. “Se lo Stato deve restare forte e fermo ha anche il dovere di mantenere l’ordine pubblico ed è per questo che con il Presidente abbiamo deciso di sospendere per sei mesi le misure prese in modo da poter dibattere su tali tasse. Queste decisioni hanno come scopo di calmare la collera pubblica. E’ tempo di instaurare un vero dialogo sulle preoccupazioni attuali: il ritmo della transizione ecologica (…), dobbiamo riflettere sui tragitti casa/lavoro, non troveremo in sei mesi la soluzioni ma ne parleremo. Inoltre i francesi si lamentano dell’eccessiva tassazione. Abbiamo molte spese ma una grande degradazione (…) dobbiamo aprire un grande dibattito sulla questione delle tasse e dei servizi pubblici che non si traduca con nuove tasse e neppure che aumenti il debito. Dobbiamo avere il coraggio della coerenza. La domanda non è come spendere di più ma come spendere meglio. In Francia beneficiamo di servizi per la salute e l’istruzione che in altri paesi industrializzati non esistono, anche se abbiamo tutti coscienza che si possono migliorare”. “Dobbiamo riflettere a delle soluzioni innovative in questo clima di sfiducia (…) . Dobbiamo tenere conto delle spese legate alle spese obbligate, quelle che pesano sulle famiglie, le spese bancarie, le spese per le automobili… Dalla collera che si esprime traggo un’altra convinzione, i francesi in collera amano il loro paese ed il loro lavoro. Anch’io, anche noi. Se esiste un tale livello di collera che viene da lontano significa che possiamo migliorare le cose.”.
Il Primo Ministro ha reso omaggio alle forze dell’ordine ed ai pompieri che hanno dovuto affrontare con sague freddo un’onda di violenza diretta. Non ha dimenticato i danni recati ad uno dei simboli della Francia: l’Arco di Trionfo che è stato saccheggiato. “Dall’inizio della contestazione non abbiamo mai vietato le manifestazioni ma gli eventi di sabato scorso ci spingono a dar prova di attentione e prudenza nei confronti di chi semina disordine e caos invece di manifestare.“.”Faremo fronte ai vandali!” ha dichiarato nonostante la protesta di parte dell’opposizione. La prima a reagire, ovviamente in negativo, è stata Marine Le pen che ha chiesto ufficialmente al Presidente di parlare ai gilets jaunes e che ha dichiarato “Non ho apprezzato il tono del Primo Ministro” accusandolo di essere coautore dell’Atto IV di questa protesta.
Luisa Pace