Europa: Consiglio dei Ministri del Lavoro UE; Poletti, l’Unione si concentri su formazione, qualificazione dei giovani, politiche lungimiranti in materia di immigrazione, strumenti per fronteggiare la disoccupazione ciclica
“La carenza di lavoratori qualificati si affronta a partire dalla formazione scolastica e universitaria. L’UE non ha bisogno solo di lavoratori qualificati ma, in generale, di nuova forza lavoro per combattere gli effetti dell’invecchiamento sulla produttività generale e sulla sostenibilità dei sistemi di sicurezza sociale. Per questo servono politiche a livello europeo e, tra queste, politiche lungimiranti in materia di immigrazione e di relazioni con i paesi dell’Africa e dell’Asia”.
È quanto ha affermato Giuliano Poletti, Ministro del lavoro e delle politiche sociali, in occasione del Consiglio dei Ministri europei del Lavoro e degli Affari Sociali, in corso a Bratislava sotto la Presidenza slovacca.
Dopo aver evidenziato che le istituzioni comunitarie possono contribuire con strumenti a valenza europea, come lo schema di tutela per fronteggiare la disoccupazione ciclica proposto di recente dall’Italia, Poletti ha affermato che “occorrono strumenti europei per favorire l’ingresso dei giovani nel mercato del lavoro: per questo l’Italia e molti altri Paesi chiedono il rifinanziamento del programma europeo Garanzia Giovani, che nel nostro paese ha dato buoni risultati, contribuendo ad avvicinare l’Europa ai giovani”.
Il Ministro ha poi sottolineato come nei prossimi anni sarà necessario modificare norme, relazioni sindacali e comportamenti quotidiani per fronteggiare le sfide della digitalizzazione e dell’automazione. “In tale ambito -ha detto Poletti- vi è uno sfasamento temporale tra lo sviluppo tecnologico e l’adeguamento normativo: occorre quindi migliorare la capacità, da parte dei nostri sistemi, di regolare con flessibilità i contesti che mutano”.
Così come sarà necessario pensare all’evoluzione dei sistemi di protezione sociale. “Per quelli pensionistici -ha chiarito il Ministro- dovremo tra l’altro incoraggiare il risparmio previdenziale volontario, sia consentendo più facilmente versamenti al sistema pubblico nei periodi di interruzione lavorativa, sia ampliando la quota di versamenti ai fondi pensione, per i quali vanno incoraggiati fiscalmente gli investimenti nell’economia reale, anche per consentire rendimenti più adeguati in una fase senza inflazione; temi che fanno parte del confronto in atto in Italia con i sindacati”.