C’è un aspetto della vicenda delle elezioni comunali dei giorni scorsi e della batosta che Renzi ed il Partito Democratico ne hanno ricevuto.
Renzi, che giuocava una partita senza, in pratica, la presenza degli avversari “tradizionali” del suo partito, con un Centrodestra allo sbando, è stato sonoramente battuto dal “Movimento 5 Stelle”. La meschina figura del povero Giachetti, doppiato nella Capitale della Repubblica dalla candidata Grillina, intelligente e brava, ma senza storia politica, è la vera sintesi di tutta la vicenda.
Ma quello che nessuno ha voluto sottolineare è che Renzi, col suo “rinnovato” Partito Democratico è stato surclassato proprio dal Movimento per combattere il quale Renzi era stato “creato” come personaggio politico di rilievo, il quale con la sua “novità”, il suo naso “per l’insù” ed il suo passato di Boy Scout, avrebbe dovuto “tagliare l’erba sotto i piedi” proprio ai Cinquestelle.
Se ricordiamo il panico provocato dall’esplosione del Movimento Grillino, che rischiava di impedire ai beneficiari designati dal secondo golpe giudiziario, quello contro Berlusconi, di “godersi” il disarcionamento del Cavaliere, se consideriamo il ruolo posticcio ed assai poco adatto a tale fine dei Governi Monti e Letta (due personaggi assai poco “concorrenziali” per il seguito populista di Beppe Grillo) ci rendiamo conto che Renzi era apparso, sia all’interno del suo partito, sia negli ambienti dei “poteri reali” del Paese, come l’uomo adatto a gestire un’”antipolitica” più politica (scusate il bisticcio) tale da presentarsi come un’alternativa “educata” alla volgarità dell’antipolitica di Grillo e più organizzata e disponibile della “democrazia degli sfoghi via internet”.
Renzi è stato coerente, almeno fino ad un certo punto, con questo suo ruolo. Ha fatto sfoggio di antiparlamentarismo, ha proclamato la necessità di una riforma costituzionale paradossalmente “antipolitica”, si è circondato di ministresse con l’aria delle belle figliuole della porta accanto (magari, in realtà, di famiglie tutt’altro che modeste).
La sua vellicazione di istinti diffusi tra le folle più disposte ad esecrare e demonizzare che ad impegnarsi ed a capire la realtà dei problemi, è stata evidente.
Ha forse un po’ scantonato col suo vagheggiamento di un “Partito della Nazione”, tendente, peraltro, a vellicare istinti grossolani un po’ diversi, vagamente Lepenista e sostanzialmente “nostalgico”.
E’ stato sconfitto dal Movimento cui avrebbe dovuto “tagliare l’erba sotto i piedi”, finalità alla quale aveva sacrificato il meglio delle tradizioni di cui il suo partito vuole, tuttavia, considerarsi erede.
Per questo la sconfitta di Renzi non è una fase “normale” degli alti e bassi in cui anche i più rigogliosi movimenti politici, con i loro più prestigiosi leaders vanno sempre incontro. E’ il fallimento del ruolo stesso per il quale Renzi era stato “creato”, per il quale il “pallone era stato gonfiato”.
Vedremo se vorrà insistere o riproporsi con un ruolo diverso. Comunque la sua credibilità è oramai ridotta quasi a zero. Può contare solo nella totale imbecillità di certi suoi “antagonisti” nel Partito.
Mauro Mellini
21.06.2016