Vagando con il telecomando alla ricerca di qualcosa di decente sui vari canali televisivi, ho avuto modo, francamente con sorpresa, di sentire un giovane uomo politico, di cui purtroppo, a “servizio” già iniziato, non ho potuto cogliere il nome, esprimersi con grande ragionevolezza e senza retorica e partito preso sulla questione dei migranti.
Sosteneva questo insolito personaggio, che l’“Operazione Mare Nostrum” ha provocato indirettamente più morti e disgrazie per quei poveretti di quante direttamente ne abbia evitate, salvando vite di naufraghi e di persone imbarcate su mezzi destinati ad affondare.
Il ragionamento era, purtroppo, chiaro e difficilmente contestabile: la conoscenza che un servizio di pattugliamento per prelevare le persone stipate in barconi e gommoni in mezzo al Mediterraneo per portarle sulle nostro rive è in atto, ed ha fatto sì che aumentasse il numero di quanti si avventurano nel mare su imbarcazioni inadeguate. Se è diminuita la percentuale dei naufragi, degli annegati rispetto al numero dei partenti, sono però aumentati enormemente i partenti dalla costa africana ed il numero delle vittime non è diminuito, ma aumentato, anche perché si può contare di essere prelevati in alto mare da navi militari. D’altro canto, poiché la maggior parte dei “viaggi” si conclude con la presa dei migranti a bordo dei mezzi di soccorso, i trafficanti di carne umana impiegano imbarcazioni sempre meno idonee a compiere la traversata e, soprattutto, “risparmiano” sui quantitativi di cibo e di acqua di cui dotano le barche.
Il risultato è che sono aumentate le morti in mare. Può apparire un ragionamento cinico. Non lo è. E’ cinico, il contrario, cioè pensare che con quello che, però, si sta facendo “ci salviamo la coscienza”.
Queste considerazioni tutt’altro che peregrine mi hanno richiamato alla memoria uno scritto di Ernesto Rossi in cui, a proposito delle conseguenze opposte di atti compiuti con le più buone intenzioni e con immediato sollievo di sofferenze e di disgraziate situazioni, raccontava la storia di Sant’Eligio. Questi nel tardo Medioevo, angosciato per il fatto che, al di là dell’Adriatico i popoli slavi praticassero ancora la schiavitù che era altrove scomparsa e che pure in quelle zone stava lentamente venendo meno, si mise ad elemosinare, a digiunare, a predicare per raggranellare denaro per andare ad affrancare schiavi tra gli Illirici.
Il sant’uomo riuscì a comprare la libertà di un certo numero di schiavi. Ma gli Illirici che avevano smesso di ridurre in schiavitù altri nemici e debitori, essendo divenuto il lavoro degli schiavi meno conveniente che in precedenza, visto che però c’era chi era disposto ad affrancarli pagando denaro sonante, ottenuto con tanti sacrifici dal pio Uomo che veniva dall’altra parte del mare, si misero a catturarne con rinnovata lena e la scomparsa della schiavitù, che sembrava prossima anche tra gli Illirici, tardò invece, grazie a Sant’Eligio, ancora per molti anni.
Ciò non fu di ostacolo alla santificazione di un uomo tanto misericordioso. Ma le sue buone intenzioni ed i suoi sacrifici furono un incentivo al protrarsi di quella barbara istituzione.
Ernesto Rossi aveva assai chiaro che la pietà e l’amore dei nostri simili possono produrre risultati deplorevoli. Forse ce ne sono altri che lo capiscono. Ma se ne infischiano.
Mauro Mellini