Lo andavo scrivendo da alcuni giorni che a Palermo l’”Antimafia” era in crisi, che qualcosa andava maturando.
Il colpo è stato più grosso del previsto.
Lo scandalo della “conversazione mafiosa” del Presidente Crocetta è enorme e non è riparabile con le pezze colorate che gli interessati stanno cercando di appiccicare sui buchi, perché un po’ tutti, a cominciare dal P.D. che aveva colto l’occasione per liberarsi di Crocetta, temono nuove elezioni.
Ma la “pezza colorata” più grottesca e, allo stesso tempo, allarmante è quella che la Procura ha cercato di appiccicare sull’aspetto della questione che la riguarda più direttamente.
La dichiarazione di Lo Voi è un condensato di ambiguità e di mezze confessioni.
Scrivono il falso i giornali che parlano di “smentita della Procura”.
Altro che smentita! Del resto c’era poco da smentire dopo che Crocetta aveva praticamente confessato, riparandosi dietro la comica balordaggine del momentaneo difetto di funzionamento del telefono.
Lo Voi ha dichiarato che quella conversazione “non è tra quelle che, intercettate, sono state registrate, trascritte e messe agli atti”. Non solo, ma la Procura, prima di emettere quel meschino comunicato, ha domandato ai Carabinieri se per caso la registrazione se la fossero tenuta loro (per alcuni mesi!!!!).
Pulcinella (con tutto il dovuto rispetto per la Procura) si confessa cantando, recita un antico e mai smentito proverbio. Ci sono, dunque, registrazioni che non sono “messe agli atti”.
Questa della conversazione dello scandalo, era tra quelle che qualcuno teneva da parte. Chi? e, soprattutto, a quale fine?
Negli ultimi tempi Crocetta era sembrato meno arrogante. Il P.D. si era vantato l’altro ieri di riavergli messo la cavezza. Qualcosa si capiva, che stesse maturando nel mondo equivoco e poco pulito dell’”Antimafia”. Vogliamo dire che, magari, Crocetta era ricattato? Il fatto che ciò fosse possibile non autorizza a formulare in termini di certezza o di probabilità un’ipotesi tanto grave.
In un’altra occasione Crocetta, interrogato su un tentativo di ricatto da parte di un noto personaggio agrigentino, aveva affermato di non essere persona da temere tentativi di tal genere. Il che era bastato al magistrato per ritenere che non ci fosse stato nemmeno un tentativo di estorsione (il che da un punto di vista giuridico è una vera baggianata).
Stavolta Crocetta ha accusato il colpo, ha detto che lo hanno voluto ammazzare. Se l’uso intimidatorio di quella intercettazione “che non è agli atti” c’è stato, il ricattatore non potrebbe sfuggire alle sue responsabilità per l’inidoneità della minaccia ad impressionare un uomo così coraggioso, come accadde a quel certo avvocato agrigentino.
Se la conversazione tra il Governatore ed il chirurgo “alla moda” fa scandalo, quella mancanza agli atti del processo della relativa registrazione è ancor più scandalosa ed è penalmente rilevante.
Credo che oramai Crocetta sia bello e decotto. “Chi di antimafia ferisce, di antimafia perisce”. Anche il suo Mentore, Lumia lo ha debitamente sputtanato. Ora, magari lo vorrebbero “sbianchettare” per non mandare a casa tutto il Consiglio Regionale. Ma il personaggio è finito nel peggiore dei modi.
Quelle conversazioni, quella mancata reazione alla frase mafiosa di Tutino non sono, io credo, il peggio di Crocetta. Capita spesso che si paghi per quel ciò è meno grave di tante altre cose.
Ma francamente, se è vero, come sembra difficile non possa esserlo, che quella registrazione “doveva rimanere in qualche cassetto”, direi che lo scandalo più grave è quello e ciò che è ovvio ne sia derivato in questo lasso di tempo (molti mesi).
Crocetta si sbrighi ad andarsene a casa. Un suo tentativo di sfruttare fino in fondo l’assurdità dello Statuto che lega al Governatore la sorte della legislatura del Parlamento Siciliano sarebbe una sciagura non solo per la Sicilia. Il P.D. che, dopo averlo mollato, cerca di “sbiancarlo” come il suo amico chirurgo, sta dando una prova penosa di ciò che esso rappresenta in Sicilia.
Chi si vorrà prestare ad appiccicare a questa grottesca vicenda pezze colorate per non subirne i contraccolpi, è peggio di Crocetta, di Tutino e degli altri pagliacci di questa tragicommedia.
Invece tra tutti i commenti a questo disgustoso episodio, quello che, adattandosi perfettamente anche all’ipotesi da me formulata circa l’utilizzazione dell’intercettazione fatta sparire e conservata in chi sa quale cassetto, e sicuramente il migliore, è quello di Gianluca Trizzino, che ha detto una sola parola: “Antimafia”.
Mauro Mellini – www.giustiziagiusta.info