I Finanzieri del Comando Provinciale della Guardia di Finanza di Roma hanno eseguito un nuovo sequestro di beni nei confronti di tre esponenti della famiglia di costruttori edili C., E. ed i due figli A. e R., già indagati per reati di bancarotta fraudolenta documentale e patrimoniale e tratti in arresto nel mese di agosto 2014.
Tra i beni cautelati figurano immobili di lusso, dislocati in località di prestigio in Italia ed all’estero, quali ad esempio fabbricati a San Felice Circeo (LT), ad Arcidosso (GR), a Sant’Anatolia di Narco (PG), 4 appartamenti a Miami beach ed un immobile a Rio De Janeiro in Brasile, nonché una sala bingo operante nel settore dei giochi e delle scommesse, situata nelle adiacenze di piazza Bologna a Roma. Sequestrati anche il capitale sociale ed il patrimonio di 19 imprese. Il tutto per un valore complessivo di circa 15 milioni di euro.
L’attività, che fa seguito agli arresti di agosto ed ai sequestri di ottobre dello scorso anno, porta ad oltre 75 milioni di euro l’ammontare dei beni sequestrati ai C., tra cui, si ricorderà, anche una lussuosa imbarcazione a vela, denominata “Rubin lady”, una villa di 26 vani nel parco nazionale del Circeo con accesso diretto al mare ed oltre 30 milioni di euro tra conti correnti e rapporti fiduciari.
Il sequestro da ultimo eseguito dalle Fiamme Gialle del Nucleo di Polizia Tributaria di Roma si colloca nel contesto di una misura di prevenzione disposta dal locale Tribunale a seguito di proposta avanzata dalla Procura della Repubblica della capitale e si fonda sull’assunto che la ricchezza accumulata dai tre imprenditori capitolini sia frutto di attività criminose e sia sproporzionata rispetto ai redditi dichiarati.
A capo delle attività di famiglia viene ritenuto A. C., classe ’61, responsabile principale delle operazioni infragruppo e delle numerose distrazioni che avevano poi portato alla bancarotta fraudolenta nell’ambito del fallimento della S.I.E.C.G. S.p.A..
I soggetti colpiti dalla misura di prevenzione, secondo la ricostruzione investigativa, hanno scientemente dissimulato le proprie responsabilità, ostacolando la riconducibilità della effettiva gestione delle imprese, nonché hanno predisposto assetti proprietari ed amministrativi di comodo con l’interposizione di soggetti compiacenti quali “prestanome”.