Il nuovo video dell’ISIS, “Racconti della terra della vita”, mette in scena la storia di Abu Suhayb al-Faranci, un francese di 63 anni che ora combatte in Siria. Secondo le sue parole già a 7 anni cercava il suo cammino è quanto di più pericoloso. Non scorre sangue anche se a volte il francese imbraccia il fucile. Si vede che non è la prima volta che imbraccia un’arma ma certamente non si può dire che sia avvezzo al loro uso. Un personaggio pericoloso per la propaganda. Lo sguardo buono, tra il professore e l’uomo di terra dal francese perfetto e colto. Parla con calma come un professore. Non ha l’aria dei ragazzi invasati. Descrive la sua conversione e le sue motivazioni in un quarto d’ora.
Cercava un Dio ed è alla Mecca che si è sentito coinvolto. Ha imparato il Corano e quando è stato in Arabia Saudita ed ha capito: “Sono stato guidato dai dei fratelli, dei bravi fratelli anche non musulmani, perché, nonostante tutto ce ne sono”. Si cambia la verità parlando di jihad ma “il Corano parla di jihad e se ne tace perché è pericoloso e perché si rischia la prigione. Ma la verità della jihad è un’altra. Con un fratello abbiamo viaggiato e la verità è la jihad. E’ la verità e bisogna farla. Non mi hanno obbligato a seguire questa verità, la jihad. Mi hanno guidato verso la retta via. La jihad è un obbligo. Non è con i video che ti obbligo. Attraversare la Siria a piedi, di fronte al vero nemico la fede aumenta nella realtà. Incontrando fratelli di Jamblat al-Nustra ho capito anche che non erano loro la mia vita. Ma ormai ero emigrato nella terra d’Islam che non era ancora la terra d’Islam. Era gestita da gente che non applicava ancora la sharia. Ma dopo l’annuncio del Califfato ho capito che bisogna seguirla perché è il Corano. Le istituzioni, la pulizia… Gente che è venuta dal mondo intero per fare la jihad in piena sincerità. Un posto in cui i fratelli possono in tutta sicurezza possono chiudere i negozi ed andare a pregare. Siamo in sicurezza qui nonostante i bombardamenti. Nessuno impedirà l’avanzata dello Stato Islamico. Finalmente si applica la legge di Allah. Mi rivolgo al Califfo. Lo so che è un lavoro enorme ma che Allah ci aiuti. Bisogna che tutti i fratelli ci aiutino. Perché? Perché siamo nella realtà. Allah Akbar, la terra della vita”.
Già il 15 settembre 2013, Abu Suhayb al-Faranci, era apparso su Twitter con un predicatore salafita kuwaitiano, Hajjaj Bin Fahad Al-‘Ajmi.
Le immagini sono quanto di più pacifico e sereno come lo sguardo di quest’uomo convinto che a differenza dei giovani irretiti ha l’aria del saggio. Ma non parla delle esazioni e delle distruzioni. Dimentica, da francese che ha viaggiato come si capisce dalle sue parole, che la sharia è violenza. Dovrebbe essere forse uno dei primi ricercati. Uno dei primi da fra tacere prima che il suo carisma faccia nuove vittime.
Luisa Pace