E’ un problema di linguaggio o di strategia ?
Giovedi scorso Gentiloni ha esordito “Siamo pronti a combattere” riferendosi alle minacce terroristiche dell’ISIS dalla Libia. L’Ambasciata italiana a Tripoli ha esortato gli italiani a lasciare immediatamente il paese. Il personale stesso dell’Ambasciata è in gran parte rientrato a Roma e sul posto è rimasto solo l’Ambasciatore con alcuni collaboratori.
Intanto Sirte, che un tempo fu il bastione di Gheddafi, è stata presa dai terroristi. Anche l’Egitto ha detto ai propri connazionali di rientrare immediatamente in patria. L’IS ha già catturato 21 egiziani, non è il caso di tergiversare.
Mentre sulla Libia incombe il non lontano pericolo del califfato, oggi, improvvisamente, dalla Farnesina un messaggio diverso: “Non si tratta di un’evacuazione ma è in corso una delle preannunciate operazioni di alleggerimento dei connazionali presenti nel Paese”. Un “invito” all’alleggerimento che risalirebbe ai primi di febbraio con il consiglio di non andare in vacanza in Libia e, per chi c’è già, di rientrare “temporaneamente” in Italia.
Le varie affermazioni cozzano, tanto più che venerdì l’Italia ha ricevuto una minaccia diretta con Gentiloni definito “Ministro crociato” dalla radio di Sirte.
Per fortuna, nonostante le dichiarazioni della Farnesina, gli italiani stanno evacuando via nave mentre il Ministro della Difesa Roberta Pinotti ha reso note a “Il Messaggero” le intenzioni del governo: “L’Italia è pronta a guidare in Libia una coalizione di paesi dell’area, europei e dell’Africa del Nord, per fermare l’avanzata del Califfato che è arrivato a 350 chilometri dalle nostre coste”.
A prescindere dalla discordanza delle dichiarazioni vale il buonsenso degli espatriati in Libia, tanto più che la situazione del paese è comunque catastrofica. Vi regnano infatti due governi rivali, uno insediato da una coalizione di milizie, Fajr Libya, che si è impadronito della capitale l’estate scorsa e l’altro riconosciuto dalla comunità internazionale e che ha dovuto esiliarsi all’Est del paese.
L’IS è già molto attivo in almeno sette città e l’espansione jihadista non promette nulla di buono.
Resta da trovare la giusta strategia ed il più rapidamente possibile. Se non si trova una mediazione tra i belligeranti l’Italia si dice pronta ad un’operazione congiunta con le forze ONU come avvenne in Libano. Una soluzione di peacekeeping, di mantenimento della pace, è possibile solo in caso di accordo.
La soluzione è talmente tesa e delicata che non c’è spazio per le divergenze né le incomprensioni anche a livello di dichiarazioni. Agli italiani in Libia non resta che evacuare, se solo temporaneamente si vedrà in seguito.
Luisa Pace