Mi imbatto in storie per le quali “il signore degli anelli” potrebbe essere tranquillamente la saga di un vecchio rincoglionito che ha le visioni. La realtà credo superi Stephen King. La Protezione Civile è conscia del fatto che alle pendici del Vesuvio ci sia un pericolo. Il vulcano morto non è. Sonnecchia e potrebbe benissimo risvegliarsi. L’allarme è stato lanciato più volte.
Tempo fa la Repubblica, ha fatto una inchiesta in merito. Venendo a scoprire che il pericolo è concreto, ma che la questione non è stata ancora debitamente esaminata. Traduzione, se succede non sanno che fare. Non ci sono fondi per approntare un piano e ciò che rende tutto più difficile è la concentrazione della popolazione. Stando alle cifre sessantamila abitanti in 4,5 km quadrati. Poco meno di Hong Kong.
Il sublime arriva quando si esaminano le contromisure prese. È stata fatta una sola esercitazione di sgombero, dove Bertolaso è anche arrivato in ritardo. Il piano di evacuazione esiste però. Tenetevi forte. Non prevede l’uso di elicotteri, autobus, automobili e, udite udite, catamarani, dato il pericolo rappresentato dall’eventuale eruzione. Ammessi quindi solo tricicli e risciò, credo.
La progettazione ha poi, una fase di evacuazione a fasce orarie. Non è un piano per fare la cacca a orari prestabiliti, più semplicemente lo sgombero ordinato delle abitazioni di ora in ora, partendo dalla zona più pericolosa a quella meno esposta.
Il tutto non tiene conto di un lievissimo fattore che potrebbe, dico potrebbe, manifestarsi. Il panico. Credo prenderebbe anche l’abitante della nazione più compassata, qualora avesse i lapilli che gli friccicano dietro il culo. In più c’è un fattore fortemente destabilizzante. La meridionalità. Io non so le leggende metropolitane che ci sono sui Napoletani, Alessandro Siani spesso ne fa un ritratto esilarante e prima di lui Troisi, però so le realtà cittadine di noi Palermitani. Siamo capaci di fare una coda disordinata, urlante e disperata, che si accalca, anche se la fila è composta da un solo essere umano. Talento innato di noi sudici (se i nordici sono gli abitanti del nord, per conseguenza al sud siamo sudici, o no?). Ovviamente i geni che hanno pensato il piano non tengono nemmeno conto del terremoto che potrebbe conseguire da un boato del genere.
Tolta l’ironia, resta una profonda amarezza. Quella di non sentirsi protetti, di una situazione a metà tra chi non vuole andare via da quei luoghi per radici e appartenenza e chi non pensa come proteggerli. Unita alla vaga sensazione di un freddo alla schiena che ci accompagna da quando siamo al mondo. Continuiamo a fare gli scongiuri. O a pregare sotto un cielo di stelle, tutto sommato, bellissime.