La Corte d’Appello di Palermo sezione terza penale, (presieduta dal Dott. Lo Forti), accogliendo le tesi esposte dal difensore di fiducia, l’avvocato Arnaldo Faro, ha assolto dall’accusa di diffamazione aggravata a mezzo stampa Orazio Guarraci, 52 anni, noto esponente politico del PD, già sindaco di Porto Empedocle e consigliere provinciale della disciolta Provincia regionale di Agrigento. Il Procuratore Generale aveva chiesto invece la riduzione della pena (con conferma di ogni altra statuizione) che era stata inflitta al Guarraci dal Tribunale di Agrigento (giudice monocratico Graziella Luparello), che lo aveva condannato alla pena di 8 mesi di reclusione, alle spese processuali, al risarcimento del danno ed al pagamento di una provvisionale immediatamente esecutiva di 2.000 euro, in favore dello stesso Firetto, che si era costituito parte civile con la difesa dell’avvocato Angelo Farruggia. La vicenda risale al luglio del 2006, allorquando Orazio Guarraci, uscito sconfitto, per qualche centinaio di voti, dalla campagna elettorale per la elezione a sindaco della città di Porto Empedocle, aveva appreso dal suo entourage politico, che nel corso della compagna elettorale vi era stata una presunta attività illecita di voto di scambio, della quale lo stesso Guarraci, informava prontamente l’autorità giudiziaria, con un esposto del 26.6.2006, presentato ai carabinieri di Porto Empedocle, cui allegava le dichiarazione di coloro i quali asseritamente vi avevano assistito. A seguito di ciò veniva iniziato un procedimento penale a carico del Firetto, che però è stato archiviato con ordinanza del Gip del Tribunale di Agrigento del 25.2.2011. Inoltre, lo stesso Guarraci, nel corso di una trasmissione televisiva autogestita, della durata di circa 45 minuti,dopo essersi lamentato di avere perso l’elezione, per il tradimento dei suoi alleati, – i quali inopinatamente a suo giudizio, avevano votato per Firetto – e per la campagna diffamatoria che era stato costretto a subire ad iniziativa di un noto personaggio politico agrigentino, denunziava anche che la ragione della sua sconfitta era pure da imputarsi ad una compravendita di voti che aveva inquinato il risultato elettorale; più specificatamente, secondo l’accusa e la sentenza del Tribunale – ora travolta – accusavano Guarraci di aver proferito all’indirizzo del Firetto la seguente frase: “Caro Lillo non puoi andare avanti così, ci sono altre cose gravi, compravendita di voti, sono state presentate querele ai carabinieri” “un fatto increscioso e scandaloso che poi determina l’elezione a sindaco ……noi non abbiamo utilizzato questi metodi altri lo hanno fatto”. Ritenendola gravemente offensiva del proprio onore e della propria reputazione, il Firetto sporse querela nei confronti del Guarraci, per il delitto di diffamazione a mezzo stampa, da cui si è originato il processo penale. E successivamente una denunzia per calunnia, che non ha avuto seguito. L’avvocato Faro ha sostenuto dinanzi alla Corte che le frasi pronunziate dal Guarraci erano state esplicitate nell’ambito del diritto di critica politica, garantito dagli articoli 21 e 51 della Costituzione, che tutela la libera manifestazione del proprio pensiero e delle proprie idee e che in ogni caso le stesse espressioni avevano contenuto del tutto impersonale e non erano affatto riferite ad personam all’onorevole Firetto e che ciò emergeva dall’intero contesto della trasmissione televisiva e perciò ha invitato la Corte a visionare attentamente il filmato, per trarne le corrette conseguenze ed assolvere il Guarraci. Da qui la sentenza di assoluzione per insussistenza del fatto di reato.
Orazio Guarraci, considerato che, la frase che è stata posta come capo d’imputazione, è risultata non rispondente alla verità, ma è stata, volutamente, manipolata e ricostruita, sta valutando la possibilità di querelare Firetto per il reato di calunnia.