Due giorni di riflessioni ed approfondimenti tematici per superare, insieme, le discrasie di un modello di gestione nazionale che appare inefficace in termini di sostenibilità ed ambiente.
Si sono conclusi ad Ischia(NA), presso l’albergo della Regina Isabella, i lavori del V Forum Internazionale PolieCo sull’Economia dei Rifiuti. Tema centrale della due giorni di incontri e dibatti questo anno è il ruolo dei consorzi nella gestione delle plastiche. Al tavolo dei relatori ed in platea un parterre d’eccezione che associa rappresentanti del Parlamento italiano, della Commissione e del Parlamento Europeo, della magistratura, della stampa nazionale, delle associazioni di categoria, oltre ad una nutrita delegazione di imprese del riciclo nazionali ed estere.
Dopo gli interventi tenuti nella giornata di ieri dal Sottosegretario di Stato al Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare, On. Marco Flavio Cirillo, dall’On. Sonia Alfano, presidente della Commissione Europea Antimafia, dal Presidente di PolieCo Enrico Bobbio, dal presidente di Eurispes Gian Maria Fara, della dottoressa Pia Buccella direttrice della Direzione Generale Ambiente, Agricoltura e Foreste della Commissione Europea e di esponenti del mondo dell’imprenditoria impegnata nel riciclo delle materie plastiche, oggi la sessione si è incentrata sul ruolo dei consorzi nel saper coniugare economia e legalità.
Sull’argomento ha preso la parola il Sostituto Procuratore Roberto Pennisi, della Direzione Nazionale Antimafia: “i consorzi obbligatori previsti nella parte IV del T.U.A. Possono e devono svolgere un ruolo fondamentale nell’instaurazione di una prassi virtuosa delle imprese, facendo intendere come la tutela dell’ambiente non sia secondaria rispetto alla logica del profitto e possa diventarne complementare. E ciò potrà anche segnare una linea di discrimine tra i consorzi stessi, proprio in funzione del livello di rispetto che essi manterranno verso i criteri ispiratori dello svolgimento del pubblico servizio loro demandato dalla legge. Nonostante gli impegni profusi fino ad oggi, ancora si riscontrano forti resistenze nel comprendere i vantaggi enormi che possono derivare dall’operare in un contesto di legalità congiunta al fare economia nel rispetto e nella tutela dell’ambiente. La criminalità opera come una vera e propria anti-anti-mafia e ha interesse a depotenziare il ruolo dell’antimafia per continuare a fare business. Per questa ragione occorre non abbassare mai la guardia ribadendo l’importanza dell’applicazione delle leggi e stando al fianco di quanti agiscono nel pieno rispetto delle normative vigenti”.
L’On.Francesco Paolo Sisto, presidente della I Commissione Affari Costituzionali della Presidenza del Consiglio e Interni ha quindi preso la parola per chiarire i profili costituzionali dell’attività parlamentare nazionale in materia di rifiuti: “La Corte Costituzionale, con la sentenza n. 85 del 2013, lo ha detto: ambiente e impresa vanno tutelati anche al di fuori del procedimento penale, respingendoil ricorso del Giudice di Taranto avverso il provvedimentolegislativo che garantiva la prosecuzione delle attività dell’Ilva nonostante il sequestro. Se con il nuovo, annunciato accordo fra Procura di Taranto e Ministero si intende ignorare tale fondamentale pilastro e trasformare il processo penale in uno strumento di controllo dell’economia e il giudice penale in un imprenditore, c’e’ da essere molto preoccupati. I confini tracciati dai diritti costituzionalmente protetti, a partire dal libero esercizio dell’impresa fino allapresunzione di non colpevolezza non possono essere travolti da un’esigenza estemporanea derivante dalle indagini penali. Gli strumenti devono essere altri, di tipoeconomico-politico, in linea con lo spirito delle precedentiscelte legislative. Se la mera contestazione di un fatto di reato (ambientale o non), diventasse il presupposto o il pretesto per ‘ statalizzare’ la gestione di un’ impresa, sarebbero traditi i principi liberali che, dal 1948, hanno guidato la crescita democratica del Paese”
E’ stato poi il turno dell’On. Paolo Russo che si è soffermato sul traffico transfrontaliero dei rifiuti: “chi opera nell’illegalità determina di fatto una concorrenza sleale che inginocchia le imprese che operano nei Paesi più attenti alla tutela e alla sicurezza della comunità e dei lavoratori. Il rapporto Eurispes mette in luce l’insidia presente nella mancata emersione dei fenomeni illegali ed è quindi necessario accendere i riflettori su un fenomeno che oggi insidia il made in Italy, offrendo nel contempo soluzioni e proposte. Bisogna passare dall’omertà ad una fase di denuncia nei confronti di chi anche all’estero opera nell’illegalità, premiando in sede nazionale e comunitaria le iniziative di quegli imprenditori che, anche in chiave di tutela della concorrenzialità, intraprendano iniziative di cooperazione con le imprese di altri Paesi, quali ad esempio la Cina, finalizzate ad estendere il know-how imprenditoriale rispetto dell’ambiente”.
Una linea condivisa anche dalla d.ssa Claudia Salvestrini, direttrice di PolieCo, che ha ribadito “la necessità di fare rete tra imprese aderenti ai consorzi ed istituzioni affinché si rilanci il mercato italiano del riciclo delle materie plastiche, tutelando e favorendo con adeguate iniziative politiche chi ha a cuore la crescita economica del nostro Paese e la tutela dell’ambiente”.