Nello sceneggiato “Peppino Girella”, scritto ed interpretato da Eduardo De Filippo, è incastonato un monologo straordinario, che forse molto più dell’inflazionato “Tutto deve cambiare perché nulla cambi”, dipinge con crudeltà quella che è la condizione del Meridione e dei meridionali.
Eduardo – Andrea Girella -, parlando con la moglie Jolanda, interpretata da Luisa Conte, sbotta dopo che la consorte, per l’ennesima volta, nel commentare quanto accade intorno a loro dichiara fatalista:”E vabbè, che c’è vuò fa.. E’ cosa e’niente”.
Una frase che è frutto di un atteggiamento di autoimpotenza, di rassegnazione brutale che permea la nostra cultura al punto da sopportare ogni colpo che ci viene inferto ridimensionandolo, rendendolo appunto “Cosa e’ niente”, quasi che così il dolore venga anestetizzato. E in fondo noi siamo così: stringiamo le spalle, nicchiamo, tiriamo a campare.
Con questa piccola rubrica (E’ cosa e’niente”) che Gian Morici ha deciso di riservarmi su La Valle dei Templi vogliamo provare a scrollarci un po’ di dosso l’immobilismo e questo atteggiamento masochistico che consente a chi ci governa di continuare a far spesso i propri interessi, a chi comanda di sfruttare il silenzio del popolo.
Così che, almeno ogni tanto, possiamo trasformare il “E’ cosa e’ niente” in un sano atteggiamento d’indignazione ed evitare che a forza di dire “E’ cosa e’ niente”, diventiamo anche noi “cose e niente”.
Emergenza rifiuti, si gioca allo “schiaffo del soldato”
Il re è nudo! Zambuto, commentando l’arrivo dei commissari straordinari per “rastrellare” i fondi necessari a pagare il servizio di raccolta dei rifiuti ha ammesso sostanzialmente che “tanto il Comune non ha soldi”. Ah, ok.. E noi che ci eravamo preoccupati perché non sapevamo proprio dove andare ad infilare tutti i “frutti” che avremmo dovuto raccogliere!
Bisogna che sulla questione dei rifiuti si arrivi ad un momento di chiarezza e onestà collettiva. L’impressione è che al momento si stia giocando allo schiaffo del soldato: uno sotto e tutti a mollare schiaffi, facendo ovviamente gli indifferenti quando la “vittima” si volta.
Partiamo dalle responsabilità dei cittadini: ad oggi l’Ato Gesa incassa ad Agrigento solo il 40 per cento di quanto è dovuto dagli agrigentini. Significa che su 100 persone che protestano, si lamentano, gridano al rischio per la salute pubblica, sessanta lo fanno da evasori. Si, la colpa è anche di chi non porta avanti delle precise azioni di recupero, ma bisogna che tutti si assumano le loro responsabilità. I Comuni, infatti, pagano quanto non viene incassato. E loro dovrebbero almeno prevedere quelle somme in bilancio. A Zambuto, che dice di non dovere nulla al momento all’Ato, rispondiamo che, veramente, nero su bianco vi è una lettera del commissario Teresa Restivo che parla di qualcosa come 10 milioncini di euro di debiti dell’Ente. Agli altri sindaci va rimproverato che, in sede di bilancio, devono necessariamente prevedere delle somme che servono a compensare il non incassato.
Non solo: si parla tanto di assunzioni volute dalla politica. E a dirlo è la politica, che parla di sè in terza persona come il mago Othelma e non ritiene mai di assumersi delle responsabilità.
Poi ci sono le ditte, che continuano a gestire un servizio in proroga, e ogni volta che si provava a fare una nuova gara d’appalto succedeva qualcosa che lo impediva (ad esempio scioperi) e il personale, che delle proteste ha ormai fatto un modus operandi. E’ il momento anche in tal senso di essere chiari e superare questo atteggiamento di finta compassione.
Fermo restando che è inumano far lavorare degli operai senza alcuna retribuzione (eppure a nessuno sembra fregare nulla se a restare senza soldi sono ad esempio i giornalisti), vorrei capire a chi giovano questi scioperi. Perché a ben vedere, alla fin fine, sembra quasi – ma sottolineo quasi – che i netturbini facciano il lavoro sporco per consentire ad altri di avere i soldi. Poi bisognerebbe aprire una grande parentesi sulla gestione degli straordinari. Dopo ogni protesta per diversi giorni si lavora con doppi, tripli turni, per riportare la situazione alla normalità. Poi ci sono i costi aggiuntivi per la bonifica, la rimozione di spazzatura bruciata – che ha un altro costo-, la sostituzione dei cassonetti. Più ovviamente gli interessi sulle somme erogate in ritardo alle ditte.
Tutto sulle spalle del 40 per cento dei cittadini. Gli Ato sono dei carrozzoni in Sicilia. E lo sono perché sono stati gestiti da gente che era interessata solo a fare incetta di soldi pubblici e a trovare posti di lavoro ad elettori senza spendere un euro.
Allora possiamo continuare a giocare allo schiaffo del soldato, oppure pensare ad assumerci tutti le nostre responsabilità. Ma credo che alla fine la vena ludica sarà quella più apprezzata.
Gioacchino Schicchi
Gioacchino Schicchi
Tagliente come pochi! Grandioso…
G R A N D I O S O ! ! ! !
Complimenti a Schicchi e Morici. Un bel giornale che si arricchisce di una rubrica che ad Agrigent sicuramente farà molto parlare.
Continuate così e in bocca al lupo
dal bilancio approvato (solo qualche settimana fa) si evice che l’ATO avanza dai comuni consorziati la bella cifra di 40 milioni di euro, di cui solo 26 a carico del comune di Agrigento……….evidentemente il sindaco zambuto, che non ha avuto il coraggio di partecipare alla riunione ma ha mandato il suo assessore Pilato, non è informato di questo disastro………..ridicolo!!
…e se chiedi al giurgintano medio di manifestare contro questo abbandono,ti sentirai rispondere:A MIA CHI MI NI FUTTI,TANTU UN CANGIA NENTI!
CITTA’ SENZA SPERANZA!
Bravo Gioacchino per la precisa e puntuale analisi. Un grazie anche a Gian Joseph Morici per lo spazio che ha messo a disposizione a Gioacchino, penna che senza fronzoli va dritta ai problemi della nostra città. Buon lavoro
Xche nn anche rubrica “Delle 2 Sicilie” ?! 🙂