LA CAMPAGNA DI SENSIBILIZZAZIONE DI SALVALARTE
SUI MONUMENTI A RISCHIO IN SICILIA
LA QUINTA BLACK LIST
Riparte la campagna di sensibilizzazione SOS Heritage, la bella Sicilia che sta scomparendo, che vede protagonisti i cittadini con le loro indicazioni. Le segnalazioni sono ormai arrivate a 46, e stiamo raccogliendo ancora altre denunce. “La lista – dichiara Gianfranco Zanna, direttore regionale di Legambiente Sicilia – è arrivata a quota 46 siti che rischiano di essere cancellati. E’ arrivato il momento di fare qualcosa. Non si può più stare immobili ad aspettare e poi recriminare su possibili crolli. Sarebbero solo lacrime di coccodrillo. Perché non si da seguito alle indicazioni della Carta del Rischio, elaborata dal Centro regionale del Restauro? Perché si continua a tenerla nel cassetto? Lì ci sono precise indicazioni su come intervenire. In questi giorni si parla tanto dei fondi europei, si utilizzino per interventi di manutenzione e consolidamento.
Il nostro obiettivo è quello di cancellare dalla black list il maggior numero possibile di siti, e per questo motivo saremo instancabili nel sollecitare le istituzioni preposte ad attivarsi per la salvaguardia dei beni”.
Per segnalare i monumenti basta scattare una foto al bene ed inviarlo, con un breve testo di 8 righe, all’indirizzo salvalartesicilia@libero.it. Le foto saranno, quindi, pubblicate sul sito www.salvalartesicilia.it, dove si trova l’elenco completo.
La quinta black list
SOS HERITAGE
LA BELLA SICILIA CHE STA SCOMPARENDO
41. Borgo della Cunziria (Vizzini, CT)
Si tratta di un villaggio ottocentesco, vero e proprio esempio d’archeologia industriale, costituito da un congruo numero di case, alcune a più piani, dall’aspetto semplice ma pittoresco.
Non si conosce con certezza l’epoca di insediamento delle concerie, ma si ritiene di poterne riportare le origini all’antica Bidi.
Il sito ha un interesse letterario ed è inserita nei percorsi verghiani, collegata al duello fra compare Turiddu e compare Alfio, svoltosi lì, fra i fichidindia nella “Cavalleria Rustivana”.
Da alcuni anni è di proprietà della Provincia di Catania, che ne dovrebbe curare il restauro ai fini della valorizzazione storico-letteraria. Invece è in abbandono e in profondo stato di degrado con diffusi crolli.
42. Villa Pennisi (Messina)
E’ corretto pensare che la villa esistesse già nell’Ottocento; probabilmente è rimasta ‘in vita’ fino al 1935, poco prima della guerra. Il terreno era coltivato, vi erano la cappella privata, palmenti per la lavorazione di uva e grano, con alloggi per i braccianti alle dipendenza della famiglia (“mitateri”).
La Villa si erge su due piani (palmenti e corte con ingresso per le carrozze a piano terra, più piano padronale), sulla sommità una terrazza panoramica. Antistante lo scenografico ingresso, uno spazio delimitato da pilastrini e attrezzato con sedili e tavoli in pietra, per la vita en plain air.
La Villa, di proprietà privata, è vincolata, ma si trova in totale e triste abbandono.
43. Chiesa di Sant’Ignazio (Mazara del Vallo, TP)
Capolavoro di arte barocca fatto realizzare da Gesuiti nel 1700 da uno dei loro più geniali pittori-architetti, Andrea Pozzo.
Dopo un rovinoso crollo del 1933, restano la facciata, il peristilio, con sedici colonne, già collegate a coppie con arcate “a serliana”, e l’esedra dell’altare maggiore, che evocano ancora chiaramente la grandezza e la magnificenza del complesso architettonico.
Un progetto, per il suo consolidamento e per la fruizione di ciò che rimane del tempio, è fermo da molto tempo in attesa di finanziamento.
44. Chiesa della Badia (Canicattì, AG)
La Chiesa, intitolata ai Santi Filippo e Giacomo, meglio nota come Badia, è un pregevole esempio di barocco siciliano del 1663.
All’interno si conservano pregevoli stucchi di scuola serpottiana, che versano in cattivo stato di conservazione a causa dell’incuria in cui si trova la struttura ormai da diversi decenni.
Il manufatto richiede urgentissimi interventi di restauro al fine di impedire un rovinoso crollo.
45. Ruderi Castello (Monforte San Giorgio, ME)
Il Castello, sorto quando si manifestò il pericolo di un’invasione della Sicilia da parte degli Arabi, ebbe un ruolo di prim’ordine nell’età sveva e in quella angioina. Ebbe modo di dimostrare la sua importanza strategica fino alla rivolta spagnola di Messina (1674-1678). Oggi è in uno stato desolante e quanto ci rimane di esso non è né tutelato, né valorizzato.
9 febbraio 2012